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The Queen Comedy: l’arte dell’istante perfetto, dove la libertà scenica diventa spettacolo

L’improvvisazione di AST Company intreccia human comedy e ritmo cinematografico a Teatro Porta Portese

Sabato 29 novembre, la scena romana si è illuminata grazie al debutto di The Queen Comedy, messo in scena dalla AST Company e da Assetto Teatro, al Teatro Porta Portese. Un esperimento unico nel panorama italiano del teatro di improvvisazione: una commedia “scritta” al momento, ogni sera diversa, ma con la struttura, il ritmo e la caratterizzazione tipici di una comedy americana “classica”. E ieri sera lo spettacolo ha dimostrato di meritare appieno questa ambizione.

The Queen Comedy – AST Company

Da subito il pubblico ha partecipato: non seduto ad attendere che qualche cosa avvenisse sul palco, ma protagonista attivo, invitato a suggerire alla compagnia il titolo della rappresentazione: un approccio che ha trasmesso chiaramente la natura collettiva e dialettica di The Queen Comedy. Il calore, il coinvolgimento, la complicità tra palco e platea hanno segnato un inizio che già annunciava qualcosa di speciale. E non è rimasto solo un buon augurio: la sala era piena, il Teatro Porta Portese affollato di persone, segno evidente che l’idea di una commedia improvvisata ed “ogni sera diversa” ha incuriosito e attirato.

Lo spettacolo guidato dalla “non regia” di Marco Simeoli e sotto la supervisione artistica di Giorgia Giuntoli  è stato una scommessa vinta. Gli interpreti – Patrizio Cossa, Cristiana De Maio, Daniele Romeo, Umberto Cesaro, Maurizio Ortu, Antonella Marino, Maria Caterina Catroppa, Carlo Coculo – si sono mossi nel “qui e ora”, dando vita a personaggi, situazioni e dialoghi sul momento, senza copione, ma sempre con un’intenzione chiara. E non con improvvisazione disordinata: piuttosto, con eleganza, ritmo, evidenti riferimenti alla tradizione della commedia cinematografica americana, ma filtrata attraverso la libertà e l’energia dell’improvvisazione teatrale. Il risultato? Una commedia che ha fatto ridere, riflettere, sorprendere.

Il pubblico si è divertito tantissimo. Alla fine, i calorosissimi applausi sono stati un tributo sincero, quasi un “grazie” corale. E non era un applauso di cortesia: era la riconoscenza per un’esperienza teatrale viva, unica, impredicibile, in cui ognuno – spettatore come attore – ha contribuito al miracolo della creazione dal nulla.

È importante sottolineare la valenza di un lavoro come The Queen Comedy nella nostra attualità. In un contesto sociale e culturale dove il linguaggio quotidiano è spesso condito da frasi gergali a volte offensive, la proposta della AST Company emerge come un atto di eleganza e leggerezza teatrale: satire, comicità, ironia, relazioni umane ma tutto filtrato da una sensibilità che evita la volgarità gratuita. Non c’è mai una caduta di stile; c’è, invece, una riscoperta della commedia come meccanismo raffinato, come gioco di rapporti e caratteri, come danza tra parole e situazioni. In questo senso, lo spettacolo conferma la sua ragion d’essere: un atto d’amore verso la commedia, verso la sua struttura perfetta, ma vissuta sul terreno vivo e imprevedibile dell’improvvisazione.

La cornice in cui la pièce è andata in scena: il Teatro Porta Portese merita una menzione speciale. Sala raccolta e ben allestita, un’atmosfera intima e familiare. Il foyer, con i suoi libri a disposizione e quell’invito a perdersi tra letture, crea un’anticipazione ideale dello spettacolo: un luogo di cultura, di scambio, di attesa. In un panorama di teatri romani spesso “monumentali” o “ufficiali”, il Porta Portese si distingue come una delle perle dei teatri indipendenti, capace di ospitare un esperimento come questo e di farlo sentire a casa.

Se vogliamo leggere The Queen Comedy nel quadro più ampio del teatro d’improvvisazione, dandogli un peso culturale e storico,  è utile ricordare che l’improvvisazione teatrale non è affatto una scorciatoia o un ripiego. Al contrario: è una forma d’arte che richiede preparazione, ascolto, disciplina, intesa tra gli attori. In questo genere, non c’è copione, ma c’è tecnica, abitudine alla collaborazione, capacità di reagire all’imprevisto, di “accettare” le proposte altrui, di costruire insieme.

La storia dell’improvvisazione teatrale affonda le sue radici antiche ed alcuni studiosi la fanno risalire a forme ancestrali già presenti nel teatro classico, attraverso la spontaneità della recitazione. Ma fu con la Commedia dell’Arte che l’improvvisazione assunse una forma riconoscibile: attori che, pur con uno schema di massima (canovaccio) e con l’uso delle maschere, inventavano ogni sera — o quasi — scene nuove, reinventando situazioni e personaggi. Nel Novecento, con il progressivo affermarsi dell’autore e del testo scritto, l’improvvisazione rischiò di essere relegata a margine. Ma grazie a figure importanti del teatro novecentesco, l’improvvisazione ha conosciuto una rinascita come forma autonoma di teatro non più “ripiego” o “allenamento”, ma linguaggio a sé, con codici, pedagogia, format strutturati.

La peculiarità più caratteristica rimane la creazione dal vivo: ogni replica è una “prima assoluta”, ogni spettacolo irripetibile.

Ma non è un teatro facile. Le difficoltà sono molte: serve grandissima attenzione, atteggiamento di ascolto continuo, flessibilità, disponibilità al “sì e…”, capacità di accogliere e far evolvere le proposte, anche le più inaspettate, senza far collassare la scena. Bisogna fidarsi degli altri attori, essere pronti a reagire, a sostenere la narrazione, costruire un equilibrio tra creatività e coerenza, ritmo e verosimiglianza.

D’altra parte, i benefici di un teatro come questo sono enormi. Non solo per gli attori, che affinano ascolto, spontaneità, creatività, reattività, lavoro di squadra, ma anche per il pubblico, che diventa parte attiva della creazione. In un mondo sempre più strutturato e prevedibile, il teatro improvvisato restituisce l’ebbrezza dell’imprevedibile, la bellezza dell’istante condiviso, la magia del “qui e ora”.

In questo senso The Queen Comedy  e il coraggio della AST Company / Assetto Teatro,  si inserisce in una tradizione antica, ma la rilancia con consapevolezza contemporanea. Non è un pastiche nostalgico, ma un esercizio di vitalità teatrale, un’espressione di fiducia nella creatività collettiva, un atto di umanità: attori e spettatori insieme, senza barriere, costruendo commedia in diretta, con ritmo, eleganza, ironia.

The Queen Comedy – Cristiana De Maio, Patrizio Cossa

Se il teatro è uno specchio della società, allora The Queen Comedy lo riflette con leggerezza e intelligenza: senza banalità, senza volgarità fine a se stessa, ma con sincerità, verosimiglianza, humour. In un tempo in cui la comunicazione spesso si affida alla volgarità per essere “realistica”, la AST Company ricorda che si può far ridere  e far riflettere con delicatezza e gusto. E dunque, ieri sera, il pubblico non è stato semplice spettatore: è stato protagonista, co-autore. Il Teatro Porta Portese non è stato solo la location, ma il luogo ideale per un’esperienza di questo tipo: raccolta, intima, accogliente, viva. The Queen Comedy è  più che uno spettacolo: è una promessa per il teatro che, se mantenuta, potrebbe rilanciare l’improvvisazione come forma teatrale vera e propria: libera, coraggiosa, attuale e profondamente condivisa.

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The Queen Comedy “non regia” Marco Simeoli, supervisione artistica Giorgia Giuntoli con Patrizio Cossa, Cristiana De Maio, Daniele Romeo, Umberto Cesaro, Maurizio Ortu, Antonella Marino, Maria Caterina Catroppa, Carlo Coculo, produzione AST Company in collaborazione con Assetto Teatro, maestra musicista Sabrina “Britney” Rotondi Teatro Porta Portese 29 novembre 2025

Foto ©Grazia Menna

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