In scena al Satiro OFF di Verona, la rilettura di un grande classico parlando di umanità, fallimento e famiglia.
Come sarebbe stato se Willy Loman ( Antonio Toma ) celebre protagonista del classico moderno Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller avesse avuto una coscienza? O meglio se questa l’avesse avuta dopo il suo tragico epilogo?
Una coscienza ultraterrena, una custode del tempo in questo caso ( Alessia Bartolomucci ) che mette di fronte a Willy la sua passata vita. Una elaborazione graduale lungo gli ottanta minuti di questo spettacolo, dove il protagonista viene portato ad elaborare la sua realtà e quella della propria famiglia: una realtà fatta di affetti, paure ed umanità…
Ed è proprio su questo spirito di graduale e ritrovata consapevolezza che parla The Loman’s Tragedy, spettacolo della compagnia Teatro segreto Roma, scritto, diretto ed interpretato da Sarah Biacchi ed ospite della rassegna Unlocked 2024 di Casa Shakespeare al Teatro Satiro OFF di Verona.
“Ragioniamo sul perché è qui? ” chiede la custode del tempo ad un Willy Loman di spalle al pubblico, un colloquio di aiuto per il protagonista nell’elaborazione di quello che gli è successo e lo ha portato a compiere il gesto estremo del suicidio.
Willy qui è silenzioso e a malapena risponde, un protagonista sofferente, ma ancora convinto di aver fatto la cosa giusta. La custode del tempo è paziente e a tratti brutale, lo sprona dal principio a ricordare, a mettersi di fronte agli spettri del rapporto con se stesso e con i proprio familiari. In questo processo la famiglia di Willy Loman c’è tutta: dalla moglie Linda ( Sarah Biacchi ) ai figli Happy ( Angelo De Damiani ) e Biff ( Simone Gallico ).
Primo fra tutti il rapporto contrastato con Biff, il figlio che avrebbe dovuto essere il primo in tutto: dal prodigio nello sport al mondo degli affari. Il figlio che improvvisamente ha smesso di credere nel proprio futuro, vagabondando senza meta tra un lavoro e un altro in uno stato di costante precarietà.
Un rapporto estremamente difficile quello tra Willy e Biff, prima idilliaco e poi contrastato che non ha fatto che condizionare per anni l’intero equilibrio della stessa famiglia. A pagarne le conseguenze Happy, paciere tra i due e figlio segnato dal destino del non preferito che ha fatto in modo di compiacere, con discreto ma mai riconosciuto successo, il padre seguendone le orme professionali.
Infine Linda, moglie e madre da sempre dedita al marito e ai figli. La donna che non ha mai fatto sentire sbagliato Willy, neanche nei proprio fallimenti e che ha sempre cercato di mantenere in equilibrio una situazione familiare lentamente più disgregata.
La donna che Willy teneramente chiama “mia amorosa” ma verso la quale il nostro protagonista non ha il vanto di aver sempre avuto rispetto. Riecheggia infatti nella mente di Willy e dalla voce della stessa custode il senso di colpa, quello per una donna ( Paola Betteghella ) dalla risata frivola che si fa spazio a lato del palco…
La custode del tempo permette a Willy di prendere sempre più coscienza riguardo i propri rapporti creando lei stessa un ponte temporale fatto di flashback fedeli alla stessa opera originaria. Di Morte di un commesso viaggiatore riviviamo i dialoghi ed episodi sereni del passato di Willy, momenti di gioia con la sua famiglia e della sua soddisfazione lavorativa; quando fare il commesso viaggiatore e la realizzazione del sogno americano sembravano una opzione ben raggiungibile ed ottimista.
L’inseguimento di un sogno che si rivela più nocivo di quello che è, trascinando sempre di più il protagonista nell’oblio di una carriera mai raggiunta. Willy Loman segue con la custode del tempo i passaggi che lo hanno portato sempre di più verso il degrado, dal proprio desiderio di essere il migliore a quello di averlo preteso dai suoi figli, Biff in primo luogo.
“Da dove nasce questa corsa? ” chiede la custode, domanda a cui lei da risposta con una ferita nell’anima del protagonista, la ferita dell’abbandono. Una lotta, quella di Willy, interiore e contro se stesso, radici profonde di un dolore che solo la convinzione di essere il migliore poteva placare. Essere il migliore per poter essere amato.
“Perché lei è stato un uomo sempre amato” gli dice la custode quasi intuendone il pensiero, ricordandogli che quell’ amore c’è sempre stato; anche quando a lavoro era tutto tranne che il migliore, quando i suoi profitti hanno iniziato a calare e i debiti ad aumentare, quando il sogno era ben lontano e il fallimento dietro l’angolo.
Perché la verità è che Willy Loman è sempre stato amato, anche quando feriva se stesso e le persone intorno a lui, pure nel momento in cui tutta la sua vita era una autentica bugia. “ E forse l’unico che diceva la verità era proprio Biff ” dice la custode del tempo, l’unico che abbia voluto metterlo di fronte alla verità in quella casa e l’unico che, più di tutti, ne ha pagato il prezzo.
La verità, nuda e cruda, quella del fallimento di più generazioni nella lotta per un agognato ed improbabile successo. Una aspirazione che spesso impedisce di vivere a pieno tutto il bello e semplice che già ci circonda: da una risata con i propri figli all’incoraggiamento di una moglie, fino al semplice piacere di un momento di tenerezza.
The Loman’s Tragedy offre una rilettura di un grande classico per parlare al pubblico di famiglie, affetti e relativi equilibri; ma fa scaturire anche un dialogo sul nostro presente, un presente sempre più sfuggente ed offuscato da logiche forzate di successo anche a scapito della propria salute.
Antonio Toma regge perfettamente il ruolo donando carisma e tenerezza al suo Willy Loman; Sarah Biacchi crea un’interpretazione sentita di Linda, con il temperamento di un personaggio forte nella sua fragilità. I cambi di abito risultano funzionali aiutando il pubblico nella distinzione tra un flashback temporale ed un altro.
Le luci sono essenziali, cambiando colore nei momenti più significativi, dove queste fanno assumere un tono quasi cristologico al dolore del protagonista. La scenografia appare pulita, costituita da un tavolo e due materassi laterali, divisione ideale per la rappresentazione di un’atmosfera domestica e, al tempo opportuno, di una dimensione ultraterrena.
In una società dove l’aspirazione di carriera e successo si trasforma in pura frustrazione e perdita del proprio presente, Willy Loman torna con tenerezza disarmante a rielaborare la propria vita terrena e i suoi errori. Un tentativo, forse, per ricordarci che il nostro presente è oggi ed è questo il vero viaggio a cui dobbiamo aspirare.
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The Loman’s Tragedy. Tratto da Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Spettacolo scritto, e diretto da: Sarah Biacchi; aiuto regia di Isabella Saladino. Con Sarah Biacchi, Antonio Toma, Paola Betteghella, Angelo De Damiani, Simone Gallico e Alessia Bartolomucci. Costumi e mobili SYB produzioni teatrali. Produzione Teatro Segreto Roma – Satiro Off 7 novembre 2024