La circolazione materiale dell’euro moneta unica della nascente Comunità Europea avvenne il primo gennaio del 2002. L’’euro quindi diventava la moneta unica dei primi 12 stati della nuova unità europea, ma Sylvester Stallone non lo sapeva. In un momento come questo che stiamo vivendo in questi giorni, fatta salva qualunque forma di retorica, laddove noi tutti condannati da un virus assassino riflettiamo sullo stato delle cose e soprattutto sull’importanza o meno di essere parte integrante di questa nostra Europa unita, guardando anche con un pizzico nostalgia alla figura di Mario Draghi eccellente responsabile della Banca Centrale Europea, mi viene in mente un episodio legato alla nascente moneta unica un ricordo di quel periodo legato però a Sylvester Stallone e anche se permettete alla mia carriera di giornalista.
Infatti pochi giorni dopo l’evento monetario che di colpo ci portò via il valore della lira, della nostra vecchia lira, il TG2 della RAI per cui lavoravo come inviato del cinema mi mandò ad Hollywood ospite di un junket promozionale con Sylvester Stallone per l’uscita stagionale dell’ultimo Rambo o Rock.y non ricordo bene. Ricordo bene invece che prima di partire da Roma chiamai il grande compositore Bill Conti premio Oscar proprio per la colonna sonora del primo Rocky Balboa. Grande musicista conosciuto anni prima a Roma quando conquistò poco più che ventenne una borsa di studio presso l’Accademia di Santa Cecilia per un corso di composizione e direzione d’orchestra, mentre io ero da poco stato nominato capo ufficio stampa di due importanti società cinematografiche italiane. Con Bill diventammo amici allo “Scarabocchio” di piazza dei Ponziani, ancora c’è questo club. Un club tra jazz e pop di moda allora nella Roma trasteverina degli anni 70. Erano la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70. Lui per arrotondare la borsa di studio, sposato da poco e già papà, suonava magnificamente al piano con una a formazione di jazz.
Un’amicizia che ritrovammo e che dura e ancora oggi, quando lui diventò famoso in America dopo Santa Cecilia come arrangiatore prima a New York con Burt Bacharach e poi ad Hollywood con le colonne sonore dei film non solo di Stallone. Su tutte naturalmente il famoso tema del primo Rocky Balboa che introduceva le scene del film fino all’ultima sequenza di Stallone campione sul ring quando chiama la moglie “Adriana!”. Quel tema(Gonna Fly Now), gli valse una nomination all’Oscar e una decina di Grammy Award. Io invece debuttavo come giornalista è inviato per il Tg3 della RAI a Los Angeles anche per seguire la cerimonia degli Oscar dove Bill da oltre vent’anni direttore d’orchestra sempre per gli Oscar, mi consentiva con un permesso veramente speciale, perché c’era l’esclusiva della ABC News e a nessuna televisione straniera era consentito entrare, di entrare all’interno del mitico ex Kodak Theatre per riprendere i preparativi e intervistare lui e anche un certo Star System tra cui Antonio Banderas dove facevano le prove nei mitici studi della Capitol Records, la società di Sinatra dove hanno inciso i dischi i più grandi interpreti della musica del mondo.
Al telefono gli dissi che grazie alle 9 ore in meno del fuso orario, al mio arrivo fatto un salto in albergo avremmo potuto cenare insieme da Amedeo, il ristorante italiano più in voga all’epoca a Los Angeles, credo che lo sia ancora oggi. Infatti così fu. Grandi ricordi, grandi progetti, la televisione, gli Oscar, il film, la famiglia, gli amici di quella Roma, molti stabilmente ad Hollywood come Gianni Orlandi ex pilota della pattuglia acrobatica italiana che inaugurò negli anni 70, inizi anni 70 “Lo Scarabocchio” prima a Roma e poi invece con Bill Conti al piano inaugurò questo grandissimo Caffè Roma a Los Angeles che era frequentato da Mickey Rourke e da moltissimi altri attori. Insomma dissi a Bill che avrei incontrato quel giorno il suo amico Sly come lo chiamano in pochi Sylvester Stallone e se aveva dei suggerimenti da darmi per rendere l’incontro un po’ più interessante in 10 minuti di slot evitando la solita routine del “Ci dica perché ha fatto questo film e che cosa l’ha spinta a fare questo film”, insomma le solite cose.
Mi consigliò di stuzzicarlo su un vecchio progetto di girare un film in Italia, di quanto sia stato per lui importante lui italo-americano portare al successo un Rocky Balboa italo-americano anche lui e se magari dopo tanto successo oggi si sentiva più americano con l’ex Marine Rambo primo film che con il Cimino de “Il Cacciatore” metteva l’accento anche sui reduci di guerra. Bill condivise più o meno la scaletta delle domande poi mi disse concludendo di leggere soprattutto nel mio cuore dando fiducia alla mia fantasia e anche al mio istinto. Il giorno dopo alle 11 precise puntualmente ero al Beverly Hills hotel dove era ubicato il junket, cioè l’incontro. Cordiali strette di mano, le domande e le risposte filavano lisce come un incontro di Balboa sul ring mentre per abitudine o per l’inevitabile nervosismo tenevo la mano sinistra nella tasca laterale della mia giacca rimescolando quel primo biglietto da €10 nuovo di zecca che mi era rimasto da Roma. Allora mi venne l’idea, perché parlando con lui di eroi e di America, mi sentii forse anche un po’ orgoglioso toccando quei 10€, di essere cittadino degli Stati Uniti d’Europa e quindi approfittai dell’ultima domanda, gli dissi: “Volevo farle Stallone un piccolo omaggio, se vuole un pezzo da collezione. Questo è il primo biglietto da €10 della nuova Europa unita, si chiama euro. Lo prese stupito tra le mani, scopri dopo che l’operatore intelligentemente lo aveva inquadrato e aveva zoomato sul biglietto immortalando anche l’espressione di Stallone che disse: “Davvero? Really? Fantastico!” Avevo sentito, avevo letto sui giornali americani. Ma questo biglietto da 10€ quanto vale qui in America? “ “Un po’ più di 10 dollari al cambio in aeroporto gli risposi, con una pizzico di soffocata arroganza mista ad orgoglio”. Lui stese il biglietto da 10 € tenendolo con le dita davanti al viso e quindi a favore di telecamera ovviamente e disse: “Wow”.
Tornai in albergo soddisfatto, chiamai Bill per dirgli che era andato tutto bene dandogli appuntamento per gli Oscar e non gli dissi nulla dei 10€. A Roma invece montando poi intervista mi resi conto che, il giornale credo ci abbia fatto anche un titolo quando lanciò l’intervista, che Stallone aveva in fondo e inconsciamente anche io fatto uno spot a quella nuova moneta che avrebbe cambiato la nostra vita. La domanda è: “Ma ce l’ha cambiata davvero la nostra vita? “