Supereroi, che diritto avete?

A Lucca Comics & Games 2024 una conversazione sul diritto nel mondo dei supereroi e la legalità delle loro azioni.

Il talk dal titolo Supereroi, che diritto avete? sulla rappresentazione della legge nel mondo del fumetto e i limiti entro cui si muovono i supereroi ha visto confrontarsi Giuseppe Martinico, professore ordinario di diritto pubblico comparato della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Jeph Loeb, celebre autore di fumetti e televisivo che ha dato vita a iconiche storie come Batman: The Long Halloween e Batman: Hush, contribuito al successo di serie TV di primissimo ordine come Lost, Smallville e Heroes e guidato la divisione Marvel Television per quasi un decennio. Hanno moderato l’incontro la giornalista ed esperta di cultura pop Jessica Tseang e Marta Perego, giornalista e conduttrice televisiva.

Giuseppe Martinico è stato co-autore del volume The Law in Graphic Narratives, nato dall’idea di portare nelle scuole medie e superiori il diritto attraverso i fumetti.

Il docente ha così organizzato un ciclo di seminari volti a raccontare una serie di temi cruciali del diritto come la tortura o la violenza sulle donne con immagini prese dalla cultura pop, in particolare tavole dei fumetti. A volte il racconto per immagini, spiega, rischia di deformare la concezione del diritto creando dei cliché, dunque l’obiettivo di questi seminari e del volume è stato quello di sfatarli.

Che rapporto c’è tra diritto e giustizia nelle storie a fumetti?

Secondo Martinico dipende dal personaggio e dalla storia e spiega questa relazione attraverso tre diverse tavole riguardanti Batman.

Nella Gotham distopica del seminale Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller, Superman, dietro ordine del presidente degli Stati Uniti, si trova costretto ad affrontare Batman, tornato a operare come vigilante con metodi poco ortodossi, e lo interroga sul perché si stia comportando come un criminale. Ma l’uomo pipistrello risponde prontamente che entrambi sono criminali (poiché in quanto supereroi operano al di fuori della legge), la sola differenza tra i due è che Superman ha un capo a cui rispondere.

Sempre nella stessa storia, una volta sconfitto il leader della banda di criminali che affligge la sua città e divenutone il capo a sua volta, Batman, determinato a riportare l’ordine a Gotham, afferma che per quella notte lui sarà legge. La valevolezza della sua affermazione risiede nel fatto che per quanto sia un fuorilegge a tutti gli effetti, egli agisce in un mondo in cui una legislazione esiste ma è evanescente, non vale più, dove la polizia è corrotta e la criminalità agisce indisturbata senza alcuna ripercussione sulle proprie azioni illegali.

Come terzo esempio viene portata l’immagine del commissario di polizia James Gordon e il procuratore distrettuale Harvey Dent che nella storia The Long Halloween rimangono sul tetto della centrale di polizia senza fare niente, in attesa che Batman si palesi. Per Martinico questo rappresenterebbe una legge inerte, che non agisce senza uno stimolo alla giustizia esterno, in questo caso rappresentato dal crociato mascherato.

Jeph Loeb sostiene di non essersi mai realmente posto il problema tra legge e giustizia scrivendo di supereroi perché per lui si tratta solo di storie inventate. Batman non esiste davvero, dunque come scrittore può fare tutto quello che vuole.

In fin dei conti non c’è modo per un uomo che ha giurato sulla tomba dei genitori di realizzare l’impossibile, cioè liberare per sempre Gotham City dalla criminalità, di trovare la legge che desidera. Quindi tutte le notti esce di casa e infrange quella dell’ordine costituito applicandola a suo modo, utilizzando una violenza brutalizzante contro i criminali. Qualcosa che negli Stati Uniti non dovrebbe accadere, ma che purtroppo continua a ripetersi.

Quando scrive le storie Loeb non prende in considerazione la validità della legge, poiché parte dal concetto che il personaggio di cui sta scrivendo è già un criminale. Se si preoccupasse della legalità delle sue azioni a quel punto tutta la sua esistenza si sgretolerebbe.

L’audience accetta le cose assurde del mondo dei fumetti fintanto che non diventano troppo esagerate. Oltre un certo limite smetterebbero di seguirti. Per Loeb è già abbastanza credere che Bruce Wayne dopo aver assistito all’omicidio dei genitori è partito in viaggio per il mondo e si addestrato in tutte le arti marziali esistenti, ha affinato la sua istruzione e le sue doti intellettive per diventare il più grande detective che esista e che alla fine, per mettere in pratica tutto quello che appreso, si è messo addosso un pigiama a forma di pipistrello che dovrebbe spaventare i criminali.

In definitiva, se ci si avvicina troppo al quesito se quello che i supereroi fanno sia legale o meno, si perde il desiderio di combattere l’ingiustizia. Quello che ci piace di loro è che fanno giustizia in modi che nella realtà non sarebbero permessi senza andare in galera. Vederlo fare in un fumetto soddisfa il nostro senso di giustizia senza che ci dobbiamo preoccupare delle implicazioni legali.

Ma perlomeno nel mondo dei supereroi, dice, c’è una linea che non viene mai (o quasi) oltrepassata: i supereroi non uccidono.

Per Batman sarebbe facile assassinare Joker e risolvere definitivamente il problema, ma in questo modo non sarebbe diverso dal criminale a cui dà la caccia. Dunque Loeb non concepisce la questione in termini di legalità, quanto in termini di etica.

Per Martinico è spesso il commissario Gordon il guardiano dell’anima e della morale di Batman, aiutandolo spesso a non superare la sottile linea rossa che lo separa dai criminali.

Quando nel racconto Hush un Batman fuori controllo, convinto che Joker abbia ucciso un suo amico d’infanzia, sta per uccidere il clown principe del crimine, Gordon interviene dicendogli che se lo fa, ai suoi occhi e a quelli della legge sarà un criminale e non godrà più del suo appoggio e della sua “protezione”. Ugualmente, anche in The Killing Joke lo convince a non uccidere Joker.

Secondo Jessica Tseung, nel mondo in cui viviamo oggi le persone si fanno sempre più un’opinione sul rapporto tra supereroi, criminali e diritto e questo si rispecchia nella crescita dell’interesse e la centralità di questi temi nei fumetti, i film e gli show televisivi contemporanei.

È interessante per esempio come nella serie animata Harley Quinn Bruce Wayne si trovi in galera per evasione fiscale. All’atto pratico, non sapendo come togliere di mezzo il vigilante, hanno messo fuori gioco l’uomo con un escamotage legale.

Significativamente, poi, nelle recenti serie televisive targate Marvel Daredevil e She-Hulk i protagonisti vengono mostrati per buona parte del tempo impegnati nella loro occupazione diurna di avvocato.

Nei fumetti della Justice League of America, divenuta ora soltanto Justice League, il gruppo di supereroi non agisce esclusivamente all’interno del proprio paese, ma si sposta per risolvere crisi e fermare minacce in tutto il mondo. Spesso però le forze governative protestano e si oppongono al loro intervento perché il gruppo sta agendo su un suolo al di fuori della loro giurisdizione, infrangendo così la legge.

Parlando di Civil War, epico evento fumettistico (arrivato in seguito anche nei cinema) che ha visto i supereroi Marvel schierarsi in due fazioni opposte e scontrarsi riguardo a un atto legislativo che li avrebbe costretti a registrarsi al governo degli Stati Uniti, rivelando le proprie identità e violando così la loro privacy, Loeb racconta di essere stato presente alle riunioni che hanno portato alla sua nascita.

Brian Michael Bendis ebbe l’idea di applicare una versione del Mutant Registration Act a tutti i supereroi del mondo Marvel, proponendo una storia che avrebbe visto il gruppo degli Avengers opporsi all’organizzazione governativa SHIELD. Allo stesso tempo Mark Millar era rimasto affascinato in quel periodo da un documentario sulla guerra civile americana e l’idea di fratelli che combattono fratelli.

Loeb propose allora, invece di avere il solito grande evento dove gli Avengers si scontrano con il gruppo di criminali di turno, di spaccare in due il mondo dei supereroi Marvel.

Due elementi erano alla base di questa idea: il divertimento di vedere Capitan America combattere Iron Man, e il concetto di prendere un problema che riguarda la gente comune, umano, e porlo a un livello superumano. Questo avrebbe risuonato con l’esperienza dei lettori, che sempre più spesso nella vita reale si trovano a interrogarsi se sia giusto o meno che il governo dica loro cosa fare e cosa no.

Significativamente, lo slogan pubblicitario elaborato per questo evento fumettistico era “Whose side are you on?” (da che parte stai?), un’interpellazione volta a coinvolgere immediatamente il pubblico.

Seconod Martinico il Superhuman Registration Act (o gli accordi di Sokovia nel film) è uno dei mezzi attraverso cui la legge cerca di controllare i supereroi, che con i loro poteri svolgono un grande servizio per la comunità, ma possono diventare anche un grande pericolo. Il problema è che queste leggi rischiano di andare oltre l’obiettivo iniziale di regolamentare i supereroi e di creare discriminazione, di cui vediamo un precoce esempio nella storia Giorni di un futuro passato, in cui il Mutant Registration Act porta addirittura alla creazione di campi di concentramento per mutanti.

Lucca Comics & Games è responsabile dell’organizzazione di un incontro di grande interesse e di una certa levatura grazie agli ospiti che vi hanno preso parte, situazione non sempre riscontrabile in convention dedicate al fumetto e al mondo dell’intrattenimento. Non l’unico nell’arco di queste giornate, l’aspettativa è che la frequenza e la densità di questo tipo di eventi continui a crescere nelle future edizioni.

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