“Summertime”, opera del 1943 di Edward Hopper

Il dipinto “Summertime” del 1943, dello statunitense Edward Hopper, massimo esponente del realismo americano del IX secolo, sintetizza e rappresenta questo momento di ripartenza. L’opera, attualmente conservata al Delawear Art Museum di Wilmington, documenta la ripresa ed il riavvio della vita economica del post guerra degli States.

Nel dipinto è ritratta una giovane donna che indossa un abito leggero e trasparente suggerendo una “nuova estate” con un’outfit curato e “innovato” simbolo di una nuova sperata prosperità in grado di superare le difficoltà, pur in un’apparente immobilismo. La donna infatti sosta come pensosa prima di procedere come si trovasse in uno stato d’animo di anticipazione. Sia in questo dipinto di Hopper, come in altri, i colori sono brillanti ma non tramandano, volutamente, particolare vivacità. Gli spazi, realistici, hanno qualcosa di metafisico trasferendo allo spettatore un senso d’inquietudine. La scena appare deserta, come immersa in un silenzio “parlato”, sospeso.

Il movimento è offerto dalla tendina mossa dal vento alle spalle della protagonista, come l’aver superato “il momento”. Spesso nei dipinti di Hopper vi è la presenza di una sola figura umana, ma anche in quelli in cui ci sono diverse persone, affiora l’incomunicabilità tra soggetti. 

Edward Hopper fin da piccolo mostrò una propensione per il disegno con discreti apprezzamenti. Formatosi alla New York School of Art, fu influenzato da Robert Henri, fautore del realismo, nonché suo insegante. Importante per la sua formazione anche il suo primo viaggio a Parigi dove restò affascinato dagli impressionisti. Edward Hopper non incontrò subito il favore della critica e si dovette sostentare facendo l’illustratore pubblicitario per la C. C. Phillips & Company, esperienza che lo spinse a ricercare l’essenziale in pochi dettagli rivelatori che ritriveremo nelle atmosfere malinconiche quasi “sospese” dei suoi dipinti che sveleranno il senso della scena da un particolare. 

Ristabilitosi definitivamente in America dopo il 1913 restò sul filone francofilo per diverso tempo, ma non ottenne subito l’apprezzamento della critica. Per un periodo si specializzò anche su acque forti, puntesecche ed incisioni, ricevendo diversi premi e tralasciando per un periodo la pittura, per riprenderla, abbandonate le nostalgie europee, con un nuovo stile che rappresentava spaccati di vita quotidiana americana con scene di New York e spiagge del New England. Il suo stile rinnovato ricalcava la scuola impressionista con l’impronta cineasta e la tecnica fotografica delle lastre dell’Autochrome dei fratelli Lumière. Finalmente incontrò il favore del grande pubblico e della critica con l’esposizione alla galleria Frank Rehn di Glocester, del 1924, che diede la svolta decisiva alla sua carriera artistica decretandolo caposcuola del realismo americano.