Sulle rovinose conseguenze del “buon costume”

All’ArenAniene il giallo storico di Thea Sharrock e le sue misteriose ripercussioni sulla psiche

Una coltre d’ombra cade sulla piccola cittadina di Littlehampton, avvolta subitamente dal malessere e dal bisbiglio quando, nell’anno 1922, il proliferare di laide missive, la renderà teatro di un cortocircuito.

Olivia Colman

E’ meglio che facciate qualcosa prima che succeda un putiferio! – presentato per la prima volta in occasione del Toronto International Film Festival 2023, Cattiverie a domicilio ( Wicked Little Letters) è il giallo storico diretto da Thea Sharrock e protagonista – lo scorso 7 agosto- della rassegna ArenAniene 2024 in programma al Parco di Ponte Nomentano di Roma fino al 18 agosto.

Sulle orme del mutamento sociale

La connotazione di giallo storico, data dall’organica confluenza dei caratteri del giallo classico e dalla capacità di abitare e dunque, di essere permeato dal contesto sociale di riferimento, trova il suo principale detonatore nel diretto riferimento a un fatto realmente accaduto nell’Inghilterra del sud all’inizio degli anni venti.

Se nel 1918 il Representation of the People Act -meglio conosciuto come la «Legge sulla rappresentanza del popolo- aveva offerto l’occasione per un primo scossone nel sistema elettorale inglese, gli anni immediatamente successivi si erano per certi versi configurati come fase di disequilibrio e di assestamento di fronte ad una trasfigurazione vista ora come speranza, ora come minaccia.

E’ tautologico affermare come la concessione di un suffragio universale non conduca all’immediata metamorfosi del pensiero che, nella piccola cittadina dell’Inghilterra meridionale appare ancora attraversato dal giudizio, dagli usi, dalle ottenebranti consuetudini proprie del vecchio sistema di riferimento.

E’ a partire da ciò che l’accurata restituzione delle personalità proprie di Edith Swan ( Olivia Colman) e di Rose (Jessie Buckley) va ad accentuare nelle sue declinazioni e sfumature, la persistenza di un dualismo sapientemente espresso come motore pulsante nello svolgimento della storia ma anche, e soprattutto, nel suo carattere di polarità e di attrazione reciproca.

Caratteri di polarità espressiva

Il topos della missiva anonima, non insueto nella storia del giallo – basti pensare a “L’ora del becchino” di Margery Allingham o a “Il terrore viene per posta” di Agatha Christie – assume nell’opera di Sharrock un tratto ancor più risuonante per la sua natura triviale, e per questo insolita nel contesto in cui va ad essere collocata.

Volutamente tratteggiati sul nodo di una trasversale complementarietà, i ritratti di Edith e Rose vanno a porsi come espressioni dirompenti di due diametrali approcci all’esistenza, resi ancor più vividi dalla scelta cromatica delle scene che le vedono protagoniste. Se, si nota, le azioni di Rose sembrano relegate all’ambito domestico e – più in generale- accentuate dalla persistente e ottenebrante assenza di luce; la vitalità di Edith agisce al contrario in una spazialità aperta, dinamica e luminosa. Laddove la prima si esprime sussurrando, come fosse dominata dal timore d’essere udita, la comunicazione di Edith è esplosiva, districata, scevra da ogni forma di timore nei confronti dell’esterno.

Nell’economia della storia, dove dominante appare la discriminante tra verità e deformazione, tra sentito dire e parola espressa, il binomio identitario che emerge va a rappresentare il fondale portante delle dinamiche narrative, così come la sapiente capacità da parte della regista di condizionare la ricezione del pubblico.

Altrettanto degna di nota è l’incursione di un terzo personaggio, l’agente Moss (Anjana Vasan) la cui presenza, dispiegandosi in medias res, richiama ad un valore simbolico di primo piano e si configura forse come ancor più elaborato esempio di dinamismo psicologico. Portando avanti una contro-indagine volta a sfatare le conclusioni semplicistiche del pensar comune, Gladys Moss incarna a pieno la ricerca della verità, tanto quella del caso quanto quella relativa all’identità personale, liberata dagli automatismi del pregiudizio dell’epoca.

Oltre il movimento di macchina

Significante non trascurabile del corso dello svolgimento, l’occhio della macchina da presa è mezzo ed espressione di una peculiare scelta stilistica da parte della regista che ad esso ricorre per evidenziare un ulteriore fil rouge persistente nello sviluppo della storia.

La decisione di inquadrare la risposta, di costringere l’occhio dello spettatore a non soffermarsi solo su chi parla, ma sulla reazione che l’altro ha, la replica mimico-visiva di fronte ad un’affermazione che il più delle volte rappresenta un universo distante; ha il preciso scopo di sottolineare il divario che domina la storia.

Cattiverie a domicilio, guarda l'inizio dell'irriverente commedia di Thea  Sharrock - MYmovies.it
Olivia Colman e Jessie Buckley

Ricorrendo raramente al piano lungo nel contesto dei dialoghi tra le due protagoniste, e prediligendo l’uso di primissimi piani che meglio riescano a captare i turbamenti, le compressioni, gli sbigottimenti della psiche, Sharrock rivela una chiara fascinazione al mistero, che sia esso lo strano accadimento di una cittadina, o l’enigma più crudo e imperscrutabile che vivifica l’animo umano.

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Cattiverie a domicilio – Un film di Thea Sharrock – Sceneggiatura: Jonny Sweet – Con: Olivia Colman (Edith Swan), Jessie Buckley (Rose Gooding), Anjana Vasan (Gladys Moss), Timothy Spall (Edward Swan), Joanna Scanlan (Ann), Gemma Jones (Victoria Swan), Malachi Kirby (Bill), Lolly Adefope (Kate), Eileen Atkins (Mabel) – Musiche: Isobel Waller-Bridge – Fotografia: Ben Davis – Nelle sale da Aprile 2024