Sulla contaminazione dei codici espressivi

Un affondo tematico sul Gruppo Settanta, neoavanguardia costituitasi nel 1963, in seguito al convegno Arte e Comunicazione e oggetto della mostra in corso alla Galleria D’Arte Moderna di Roma.

Scaturisce dal radicale ribaltamento del binomio prassi-teoria, l’azione operata dal Gruppo Settanta, rivoluzionario flusso di ricerca verbo-visuale introdotto da Lamberto Pignotti ed Eugenio Miccini alla fine degli anni Sessanta e destinato ad incrociare la traiettoria di artisti come Luciano Ori, Ketty La Rocca, Roberto Malquori e Michele Perfetti.

Sic stantibus rebus di Eugenio Miccini

Tesa a demolire la torre d’avorio ove la poesia sembrava ormai da tempo relegata, l’idea di poesia in azione introdotta e divulgata dalla neo-avanguardia, ne ridiscute gli strumenti espressivi proponendosi di giungere ad una sempre maggiore democratizzazione dell’arte, ad una sua progressiva invasione degli spazi pubblici.

Se nell’ambito di un movimento di matrice internazionale come quello della Poesia Visiva, il Gruppo Settanta rappresenta la più diretta declinazione sul piano italiano, alla restituzione delle sue dinamiche rotte espressive contribuisce massivamente La poesia ti guarda. Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023) esposizione curata da Daniela Vasta e allestita presso la Galleria D’Arte Moderna di Roma in collaborazione con l’Archivio Carlo Palli, l’Archivio Lamberto Pignotti e La Fondazione Bonotto.

Del collage come strumento per un sinergismo simbolico

Ampio spazio all’interno del percorso espositivo è assegnato alla pratica del collage che diviene mezzo d’espressione per una nuova forma di linguaggio originatasi dalla contaminazione tra codici fino ad allora distanti: elemento testuale ed elemento visivo si pongono in una rinnovata commistione artistica dove il mirato accostamento tra immagine e testo tipografico appare strumento eletto alla formulazione di nuovi significati in grado di restituire ad entrambi i mezzi una rafforzata quanto dichiarata immediatezza espressiva.

Ne rappresentano un diretto esempio “Sic stantibus rebus” di Eugenio Miccini composizione verbo-visiva del 1965 sviluppatasi nella forma del rebus e confluita assieme ad altre tavole dello stesso tipo nell’opera “Poesie visive 1962-1970. Gioco di società” del 1967; e ancora “Il filo della bellezza” (1963) di Luciano Ori e “Che c’è per cena tesoro?” (1968) di Lamberto Pignotti, che ricorre all’utilizzo del fumetto in sovrapposizione all’immagine da rotocalco.

Decontestualizzando ciascun significante e strappandolo al contesto di appartenenza, va a crearsi lo spazio necessario per l’elaborazione di una nuova codificazione formale che pone al centro l’interrogativo sul mezzo in quanto tale, un mezzo poetico-comunicativo che assume rinnovata potenza sul piano semiologico.

Appendice di una supplica, Ketty La Rocca, 1971

Ketty La Rocca, o la decontestualizzazione del segno

Tra le molteplici declinazioni formali cui condusse la spinta neo-avanguardistica della “Poesia Visiva”, l’opera di Ketty La Rocca va a connotarsi per una radicale estremizzazione simbolica della parola, privata del significato consueto e poi isolata, ingigantita fino a saturare il suo stesso supporto.

Oggetto esso stesso di sperimentazione, il supporto non è mai lo stesso: dalla tela emulsionata di “Appendice di una supplica” (1971) al video omonimo, dalla fotografia di “Due punti”(1967), alla scrittura su faesite di “Il punto” (1970).

Nell’ottica di una continua trasmissione e trasmutazione tra codice iconografico e segno linguistico, decisive appaiono “Senza titolo” (1974) e “Discobolo a riposo” (1974) dove si verifica un passaggio graduale dell’immagine fotografica al calligramma, dal calligramma alla sagoma in un processo di progressiva riduzione.

Per una poesia tecnologica

Spazio nella traiettoria espositiva alle opere, come necessarie manifestazioni utili alla comprensione di un peculiare e variegato fermento culturale, ma anche agli articoli e ai manifesti, redatti dai pionieri del Gruppo Settanta e tesi ad una capillare riflessione intorno a tematiche cui la neo-avanguardia era apparsa fin da subito sensibile. All’origine del movimento nell’anno 1963, vi era stato infatti il convegno Arte e comunicazione promosso da Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Sergio Salvi e Silvio Ramat.

Riflessione sulla bellezza di Luciano Ori

Se da un lato La poesia tecnologica di Pignotti preannunciava una poesia finalmente in grado di ricorrere al linguaggio della comunicazione di massa, era invece legato al topos dell’intermedialità lo spettacolo performativo Poesie e no andato in scena il 4 aprile 1964 al Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux. 

Ormai allontanata dall’eremo ove sembrava destinata a perdurare, la poesia ricorre dunque al medium popolare per scendere nelle piazze, acquisendo la capacità di contaminare e contaminarsi, ribaltando la teoria in azione, uscendo da uno status meramente contemplativo per tramutarsi in gesto, guerriglia, atto politico.

_______________________________________

“La poesia ti guarda”. Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023) – La mostra, a cura di Daniela Vasta, è realizzata in collaborazione con Achivio Carlo Palli, Archivio Lamberto Pignotti e Fondazione Bonotto. Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 01 dicembre 2023 al 02 febbraio 2025

Le interviste impossibili
Tonino Pinto

Marcello? Come here!

L’intervista impossibile a Mastroianni, alter ego di Fellini, unico vero divo del cinema italiano A Marcello Mastroianni in occasione del

Leggi Tutto »