SUL LAGO DORATO di Ernest Thompson al Ciak di Roma

In scena al Teatro Ciak fino all’8 gennaio Sul lago dorato, una pièce rappresentata per centinaia di volte, dal debutto di Broadway nel 1978 e da cui è stato tratto qualche anno dopo un famoso film con Katharine Hepburn, Henry e Jane Fonda.

Siamo nella residenza estiva di Norman e Ethel Thayer, una coppia decisamente nella terza età, sulle rive di un lago che sembra metaforicamente imporsi con i suoi riflessi dorati come luogo di sintesi di ogni strascico di conflitti e malesseri che tutti ci portiamo inevitabilmente dietro. Nella specie si vanno ispezionando con leggerezza, i conflitti che misurano le distanze tra un genitore anziano, prossimo agli ottanta anni, l’ispido Norman (interpretato alla perfezione con tutte le idiosincrasie tipiche del personaggio da Mariano Rigillo) e la figlia Chelsea (ne veste i panni Silvia Siravo), quarantenne inquieta in visita ai genitori, cresciuta all’ombra di un irrisolto problema di accettazione con il padre.

I temi del conflitto sembrano apparentemente superficiali, ma attengono tutti al corredo identitario dei personaggi e questo fatalmente non fa che arredare il centro della narrazione, anche quando le oppositività non sono agìte, ma sempre sottotraccia. Il conflitto è continuamente, ma con discrezione, mediato da Ethel, la moglie di Norman (eccellente e misurata l’interpretazione che ne fa Anna Teresa Rossini) che si immola nel tentativo di ammorbidire le punte caratteriali del cinico marito. Ma si tratta di una contesa immanente e sempre in salita, che riesce a trovare il suo punto di valico soltanto nella improvvisa comparsa del giovane Billy (per la prima volta in scena Michele Fasanelli).

Il ragazzo è il figlio del nuovo compagno di Chelsea (nei suoi panni Fabrizio Bordignon), non è quindi il nipote della coppia di anziani, ma la sua verve insolente e provocatoria, riesce ugualmente a spostare il cuore pulsante delle giornate di convivenza, sparigliando tutta la materia conflittuale all’interno di quella famiglia e proponendo come diversivo di confronto quello con il burbero Norman, del quale conquisterà cuore e attenzione.

Il testo è stato adattato da Mario Scaletta, mentre discreta e mai ingombrante la regia di Anna Masullo, che si limita semplicemente a organizzare i fattori sul palcoscenico, grazie alla fastosa presenza di un comparto attoriale di prim’ordine e all’efficace allestimento scenico firmato da Daniele Cupini.