Strega o Santa. Scene ordinarie di pubblica indecenza (maschile) sul palcoscenico e dintorni

Intervista a Caroline Pagani da domani sera protagonista di Mobbing Dick al Teatro Lo Spazio di Roma

Signore e Signori, invece che tornare a casa dopo una giornata di lavoro estenuante e accoccolarvi con la copertina a guardare il mondo virtuale della Tv, del PC o del Iphon, siate esseri umani e venite a Teatro!

Qui si accendono i cuori e la verità si fa luce da dietro al sipario! Perché come affermava Anton Čechov «La vita è teatro, ma non sono ammesse le prove».

Caroline Pagani

Eppure ci sono occasioni per riflettere proprio su quanto realmente avviene nella vita reale e i grandi del Teatro sono abili a farci immergere in queste scene, vere, reali, comiche, che ci svelano quello che nella vita non riusciamo a vedere, come se stessimo facendo una prova magistrale del nostro copione di vita.

E l’occasione la offre un’artista, una donna, che ci vuole far provare a guardare dal vivo come funziona la nostra coazione a ripetere!

Al Teatro Lo Spazio, Caroline Pagani, il 9 e il 10 ottobre alle ore 21,00, con lo spettacolo da lei ideato e interpretato, Mobbing Dick, ci mostra situazioni tragicomiche che ci riguardano tutte, come donne, ma che riguardano anche gli uomini quando recitano la loro parte senza rendersi conto che esiste un altro interlocutore che magari vorrebbe poter esprimere la sua propria volontà o opinione.

Ma chi meglio dell’autrice-attrice ci può spiegare meglio di che cosa si tratta?  

Caroline, la sua è una denuncia alla condizione femminile in teatro o anche nel teatro della vita?

Soprattutto nell’ambiente di lavoro, dello spettacolo in particolare. Certo, noi donne non ce la passiamo bene, siamo pagate sempre meno dei maschi, sono poche le donne alla direzione di istituzioni, di teatri, ci sono ma sono sempre poche, da poco, e sempre meno della metà… Riguarda anche un atteggiamento che è diventato sistemico, in Italia forse ancor più che altrove (escludendo i Paesi dove la donna non ha nemmeno diritto di studiare, di lavorare e di mostrare la propria bellezza) e soprattutto nel nostro mondo.

Perché ha utilizzato il teatro Shakesperiano per mettere in evidenza il disagio della donna?

Perché in Shakespeare c’è tutto, e l’ho studiato tanto, sono una studiosa di Shakespeare, stavo per intraprendere la carriera universitaria, presso la cattedra di storia del Teatro Inglese all’Università di Milano, volevo essere pagata per poter studiare sempre e scrivere libri, poi per fortuna sono rinsavita, non faccio più solo il topo di biblioteca, e ho deciso di vivere, scenicamente quello che scrivo, e anziché solo sui libri, un po’ di più, anche nella vita. In Misura per Misura, in modo particolare, si esplora la dinamica di potere fra uomo e donna, rimasta uguale dal 600 ad oggi, perché è connaturata all’essere umano.

Come ha effettuato la scelta delle eroine Shakespeariane che hai messo in scena?  

Ho scelto eroine tratte dai quei drammi di Shakespeare in cui il tema dell’eros, del desiderio amoroso e passionale, è più forte e vivo, e quelli in cui il rapporto fra eros e potere è più pervasivo, oltre a quelle che mi sembravano più interessanti da interpretare da un punto di vista attoriale, per la loro complessità e mutevolezza oltre che per la bellezza e ricchezza immaginifica del linguaggio in cui Shakespeare le fa esprimere.

Quale l’ha coinvolta maggiormente dal punto di vista emotivo?

Due personaggi che sono agli antipodi: la monaca Isabella di Misura per Misura e Cleopatra, la vocazione al martirio, una seduttività inconsapevole, nella prima e un tripudio di vitalità, sensualità molto consapevole e teatralità nella seconda. Sono due personaggi assoluti, totali, non stanno nel mezzo, nel compromesso, vivono di scelte, di passioni assolute e totalizzanti.

Quale ritiene sia stata la più scaltra?

Cleopatra, ha avuto tutti gli uomini che desiderava ed è riuscita a cambiare le sorti del mondo, poi si è suicidata, per non tornare a Roma da sconfitta, ma è morta innamorata e ricambiata, dopo aver vissuto almeno un amore grande e aver avuto una vita piena, oltre ad aver lasciato un’eredità che ha influenzato la nostra storia.

Come ha potuto coniugare la drammaticità di queste eroine con la tua visione comica, ironica, surreale?

In Shakespeare c’è un rimescolamento di alto e basso, spesso il confine fra due registri è labile. E c’è una sinergia di registri diversi, versi e prosa, fonti storiche e novellistica, racconti di viaggi e drammi storici. In Shakespeare oltre al tragico c’è molta comicità e c’è anche senso dell’umorismo. Spesso il comico non è considerato di serie a, invece il comico è alto, altissimo, fa vedere le cose con un certo distacco, con una ironia, con comprensione profonda, quindi con intelligenza critica.

Ci spiega la scelta del titolo dello spettacolo?

Qui la balena bianca, un pò come in Moby Dick, è l’attrice perseguitata e cacciata, Il capitano Achab, in questo caso il potenziale datore di lavoro, il regista, ha in realtà una profonda sete di vendetta, nei confronti delle donne che lo hanno rifiutato, che non hanno ceduto al potere. ‘Mobbing’ è un’espressione inglese che si riferisce a comportamenti aggressivi e persecutori, con l’intento di colpire ed emarginare: abusi, soprusi, ricatti, discriminazioni, calunnie, terra bruciata, e la seconda parte del titolo, in inglese, è l’organo sessuale maschile… 

Lei è la sorella giovane di un grande cantautore Herbert Avraham Haggiag Pagani che ci ha lasciato troppo presto, oggi sepolto nel cimitero di Tel Aviv Kyriat Shaul. Quale insegnamento hai appreso da lui dal punto di vista musicale?

Quello che ho appreso da lui dal punto di vista musicale l’ho imparato ascoltando tutte le sue canzoni, in italiano e in francese, studiandole, cantandole sempre, quasi tutti i giorni.

Nel suo spettacolo reciti e canti, in quale dimensione ti senti più a tuo agio?

Cantare mi piace moltissimo, mi rende particolarmente felice, almeno per il tempo delle canzoni, soprattutto quando canto le canzoni di Herbert, me le porto dentro da una vita… Anche recitare, certo, ma forse il canto mi trasporta in un’altra dimensione, pare che quando cantiamo, dipingiamo, suoniamo, facciamo qualcosa di creativo, che ci piace molto, come quando amiamo e facciamo l’amore, le onde del nostro cervello siano in Teta, la frequenza della creatività e del benessere, della beatitudine, i bambini sono sempre in Teta.

Pensa che la discriminazione a Teatro sia solo femminile oppure riguarda tutte le persone talentuose e colte che non rispecchiano le richiese del mondo globale e contemporaneo?

Riguarda tutti, uomini, donne, di qualunque estrazione sociale e culturale, in tutti gli ambienti di lavoro, nel nostro, nell’ambiente dello spettacolo è sicuramente più evidente perché si lavora col corpo e gli attori sono spesso in una condizione di bisogno, di fragilità, per non parlare delle attrici. Certo ne sono vittime anche i maschi, attori o ballerini, se suscitano, consapevolmente o meno, un interesse desiderante che magari non hanno voglia di ricambiare e che comunque dovrebbe rimanere distinto dall’ambito professionale. E’ purtroppo anche vero che, spesso, stupidamente, le persone intelligenti, talentuose e libere, uomini o donne che siano, sono viste come ‘pericolose’.

Dopo che la sua famiglia ha dovuto lasciare Tripoli perché gli ebrei sono stati espulsi dalla Libia, avete e hai subito altre discriminazioni? 

Mio padre che per differenza generazionale poteva essere un nonno per me, ha subito anche le leggi razziali, oltre che la confisca di tutti i beni in Libia, anche tutte le tele di Herbert sono state sequestrate, io non c’ero ma so che Tripoli era una città molto bella, civile, con una qualità della vita alta, creativa, in cui si viveva bene, ora, nonostante sia ricca di bellezze naturali, è tornata ad essere un anonimo paese arabo violento, profondamente misogino e maschilista. 

Cosa direbbe a uno spettatore per suscitare interesse in questo spettacolo?

Che nonostante il tema poco simpatico, lo spettacolo invece è simpatico, divertente e fa anche ridere, facendo riflettere, con una certa profondità, e che ci riguarda tutti, oltre a farsi un viaggio in alcune pillole di drammi shakespeariani.

Caroline Pagani

Cosa ha in serbo per il futuro?

La versione francese dello spettacolo concerto su mio fratello Herbert, un testo sulle cattive in Shakespeare, uno su Otello dal punto di vista di Desdemona, un testo teatrale su Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, un libro, su Shakespeare, e, spero, altri dischi, prima devo fare in modo che questo doppio album, che esce il 29 novembre, a cui ho lavorato assiduamente per almeno due anni, (ma in realtà da una vita) non rimanga in tasca e viva, perché è un lavoro poderoso, davvero bello, è molto godibile, più lo ascolti e più hai voglia di ascoltarlo, almeno come si mi e’ stato detto da più ascoltatori, vergini e navigati.