Il testo di Antonio Tarantin, in scena all’Argot Studio di Roma dal 20 al 23 marzo 2025, adattato in lingua napoletana da Stella Savino e Fabrizia Sacchi.
Se il dolore di una madre è un tormento universale, lo Stabat Mater, preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi, che racconta il dolore di Maria ai piedi della Croce, diventa il simbolo delle angosce di tutte le madri, attraverso ogni epoca. Antonio Tarantino scrive un monologo potente, con un linguaggio crudo, tagliente e martellante, che sfiora la sguaiatezza senza perdere il suo impatto drammatico. A dargli voce è Fabrizia Sacchi, straordinaria nel ruolo di Maria Croce, una madre del sud Italia trapiantata a Torino negli anni ’90.

È una donna che cresce da sola il proprio figlio, lottando per dargli da mangiare e per garantirgli un futuro, mentre il mondo intorno la giudica e la condanna: “I figli vanno seguiti“, le dicono tutti. Ma Maria Croce è troppo impegnata a sopravvivere per preoccuparsi delle opinioni altrui. Il padre di suo figlio l’ha abbandonata senza riconoscere il bambino, eppure continua ad approfittarsi di lei. L’attrice offre un’interpretazione intensa, incarnando una madre che non si dà pace nel tentativo di garantire al figlio una vita dignitosa. Ma quando il ragazzo finisce in prigione, la sua lotta si trasforma in una disperata ricerca di soluzioni: un contatto con il giudice, con chiunque possa aiutarla a salvarlo. In questo, la sua storia riecheggia quella della tradizione cristiana: Maria e il suo figlio morto in croce perché giusto, in un mondo che non sa ascoltare i giusti. I personaggi che ruotano attorno a Maria Croce diventano simboli della Passione di Cristo: la signora Trabucco, funzionaria dei servizi sociali; Don Aldo, prete e al contempo uomo, con tutte le sue debolezze terrene, forse un richiamo agli apostoli; il dottor Ponzio (Ponzio Pilato), che firma l’arresto del ragazzo per poi lavarsene le mani; il dottor Caraffa (Caifa), che lo condanna senza appello. Sacchi dà voce a tutti loro con straordinaria abilità, passando in modo fluido da un dialetto all’altro, con un ritmo serratissimo e complesso, ma sostenuto con grande maestria. Accanto a lei, Emma Fasano accompagna la narrazione con discrezione e precisione. Poche battute introduttive all’inizio, nette e incisive, con una voce sicura e una dizione impeccabile. Nel corso della pièce, è lei a scandire i cambi scena con gesti essenziali, precisi, che donano alla rappresentazione ulteriore forza e struttura.
Maria Croce non è solo un personaggio, ma l’incarnazione di tutte le madri che combattono contro un destino avverso. La sua lotta è quella di chi non si arrende, di chi cerca disperatamente di proteggere un figlio anche quando il mondo intero sembra remarle contro. Il suo amore è feroce, viscerale, un nodo che stringe il petto e toglie il respiro. Nonostante il giudizio altrui, nonostante l’abbandono e la solitudine, Maria resiste. La sua sofferenza è quella di ogni madre che vede il proprio figlio andare incontro alla rovina e si sente impotente, costretta a guardarlo precipitare senza poterlo afferrare. Come Maria ai piedi della croce nell’originale preghiera dello Stabat Mater: “stava la madre”. Stare con il figlio, nonostante tutto e nell’impotenza di attutare un cambiamento: l’accettazione, come via d’uscita e di sopravvivenza.

Un’esperienza teatrale viva, intensa e profondamente coinvolgente. L’unico elemento che potrebbe aver creato qualche disagio è stato l’uso delle sigarette accese in scena, in uno spazio intimo come l’Argot Studio. Se da un lato il fumo era funzionale alla caratterizzazione del personaggio, amplificandone tensione e inquietudine, dall’altro ha reso l’atmosfera pesante per il pubblico. Forse, si potrebbe trovare un’alternativa scenica che conservi l’efficacia espressiva senza sacrificare il comfort degli spettatori.
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Stabat mater di Antonio tarantino – adattamento di Stella Savino e Fabrizia Sacchi – con Fabrizia Sacchi ed Emma Fasano – regia Luca Guadagnino con Stella Savino – una produzione Argot Produzioni, Infinito, Fondazione Sipario Toscana Onlus – La città del Teatro, Teatro delle Briciole – Solares Fondazione delle Arti – Teatro Argot 20/23 marzo 2025