“Speravo de morí prima”: La recensione

Il regista Luca Ribuoli, propone a SKY, la miniserie “Speravo de morì prima”, con protagonista Pietro Castellitto e un cast… da serie A

Se si potesse scrivere un articolo con 785 complimenti e lusinghe, il numero presenze in campo di Francesco Totti, si sarebbe già fatto per descrivere la serie targata Sky di Luca Ribuoli, “Speravo de morì prima”. Lo spettatore giallorosso, ma non solo, assapora con divertimento e leggerezza un esatto romanzo calcistico che esalta i suoi personaggi, spesso con esagerazioni sorprendenti e ironiche inaspettate. Ad esempio Antonio Cassano, interpretato da Gabriel Montesi, è il grillo parlante di Francesco Totti, Alessandro Del Piero e Andrea Pirlo (quelli veri) si burlano alle spalle del protagonista perché tormentato dal ritiro imminente.

Come già visto nel film “Mi chiamo Francesco Totti”, ad accompagnare le puntate è la voce narrante del Capitano, qui interpretato in maniera perfetta da Pietro Castellitto (buon sangue non mente) che, insieme al pubblico, vive salti temporali all’indietro, ripercorrendo anche alcuni momenti cardine della sua carriera: immagini di repertorio reali, in cui si vedono i primi calci ad un pallone, il rapporto divertente e affettuoso con i suoi genitori, Monica Guerritore e Giorgio Colangeli, fino alla fine della sua storia d’amore con quella maglia capitolina indossata nel 1989 e mai sfilata. Poi i divertenti siparietti con i compagni di calcio del clube della Nazionale dei mondiali del 2006.

Sicuramente un viaggio di 6 puntate pregno di nostalgia per tutti i lupacchiotti e per tutti i veri appassionati di calcio che dinanzi a un campione non hanno bandiera. In questa serie Pietro interpreta fedelmente Tottidando particolare rilievo all’amore del calciatore per la sua città e alla lealtà, passione e dedizione verso il club da cui tanto ha ricevuto e al quale tanto ha dato.

A rendere la serie interessante anche per un pubblico che non ama particolarmente il mondo calcistico, Luca Ribuli offre anche quelle vicende trasversali al solito cruccio di Francesco: la cronaca rosa, i flirt e i rapporti con un volto noto della televisione, la sua Ilary, interpretata dall’altrettanto bella Greta Scarano. La trama centrale di “Speravo de morì prima” si concentra sugli ultimi due anni della carriera da campione in campo, andando contro quel tempo, “maledetto tempo”, che si palesa con acciacchi fisici tipici di un giocatore che ha dato tutto sé stesso per 28 anni e per il quale ora, a 40 anni, è giunto il momento di “diventare grande” fuori dal campo.

Non poteva mancare la croce e delizia di Francesco, ovvero il rapporto con il mister Luciano Spalletti, ruolo interpretato dal camaleontico Ginmarco Tognazzi, che quando è tornato a guidare la squadra giallorossa nel 2016, vuole dimostrare che la Roma ha bisogno di un cambio di passo e che Totti ora non è più all’altezza. Il comportamento del commissario tecnico toscano viene raccontato con una critica leggera e ironica (anche se da ironizzare c’era ben poco) e si è prestata molta attenzione nel raccontare il dramma umano di un campione che ha provato con denti e unghie a mostrarsi sempre all’altezza, sentendo il peso del fratino al triplice fischio.

È esattamente questo aspetto psichico del Capitano che il regista riesce a catturare in maniera nostalgica, fondendo la storia d’amore tra un uomo e quel pallone, tra il Francesco tifoso e la sua maglia giallorossa, riuscendo nell’ottimo risultato di un vero romanzo calcistico. La serie è brillante, ricca di gag realistiche, per quanto esagerate, e di citazioni di grandi film come i western di Sergio Leone. Come se il regista volesse omaggiare il protagonista ma anche tutto il pubblico ormai fan della serie, nei minuti finali la voce narrante di Castellitto viene magicamente sostituita da quella del vero Francesco Totti, lasciando spiazzato il pubblico ma colpendolo al cuore quando dal pullman della squadra scende il vero Pupone.

Il pubblico, commosso ed entusiasta, ringrazia per questa nuovissima e originale serie targata SKY

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