La voce dell’infanzia come mezzo per osservare senza sovrastrutture il parossismo della contemporaneità
Esiste una genuinità preziosissima, malauguratamente tendente a corrompersi con gli anni, che ancora vive nel linguaggio schietto dei bambini, nella loro autenticità, nel candore della loro irriverenza.

È da questo nodo cruciale, talvolta sottovalutato che si plasma la materia de La futura classe dirigente scritto e diretto da Caterina Marino e debuttato in Prima Nazionale lo scorso 21 ottobre al Mattatoio (ex Macro Testaccio) di Roma nell’ambito del Roma Europa Festival 2025.
A costituire dunque il tessuto drammaturgico sono prevalentemente le voci di ragazzi tra i sei e i tredici anni, interpellati sul futuro e sulle sue controversie, invitati ad immaginare scenari possibili di fronte a una realtà mutante, irreversibile nel suo rovinoso cambiamento .
Mi metto su una navicella spaziale e mi tolgo dal mondo
Non si tratta di fantasticheria; gli immaginari dei bambini, di gran lunga più sollecitabili, risentono forse più di altri dei paradossi che attanagliano il reale ma non si arrovellano nel cercare il modo più adeguato per dirlo, lo dicono e basta.
Mi metto su una navicella spaziale e mi tolgo dal mondo– replica un bambino interpellato sul cambiamento climatico, e un altro, ancora: visto che i ghiacciai si stanno sciogliendo io vado lì, mi faccio il bagno e torno.
Strutturato sulle parole dei bambini, esattamente cinquemila duecentottanta lessemi nel testo scenico, La futura classe dirigente ne riporta le argomentazioni senza alterarle. Così i corpi degli attori, spogliandosi della loro maturità organica, si fanno strumenti in grado di restituire voce a quella che, futuro esistendo, dovrebbe essere la generazione dell’avvenire, incarnare il cambiamento che forse noi non riusciremo a vedere.
E dunque, ventilatori giganti sulle finestre del Colosseo, tuffi in piscina, fughe su pianeti lontanissimi, futuri possibili, ma anche consapevolezze spiazzanti, come se nel tessuto dell’infanzia – tessuto senza dubbio in divenire – si fossero trasferiti e poi massivamente radicati, il turbamento e l’irragionevolezza che permeano l’umano nell’atto di abitare questa terra. Sono loro a ripeterlo: non esiste un pianeta B
Dall’essere attualità all’essere storia
In un discorso sempre più fluviale, tutte le declinazioni del collasso legato all’attualità si fanno parola e, laddove pronunciate, sembrano svuotarsi di tutte le sovrastrutture, di tutti i mascheramenti.
Poste di fronte al fattuale perpetrarsi del razzismo, alle conseguenze efferate di una società che verbalizza la parità di genere ma si ostina a non attuarla, alla guerra come estrema atroce conseguenza della banalità del male, le reazioni dell’infanzia – irriducibilmente schiette- sembrano sottolinearne l’inconsistenza, il non senso.
Apparirà forse una visione semplicistica, o parziale, estranea a talune delle implicazioni inevitabilmente interconnesse a macro-problematiche di certo più stratificate; eppure ci si chiede se davvero non sarebbe opportuno ripartire da lì, da questa immediatezza così spiazzante, per offrire una nuova prospettiva di interpretazione per ciò che di fatto appare oggi insanabile.
La grande questione è riprodotta con inchiostro arancione su di una lavagna collocata sul fondale: quando passa dall’essere attualità all’essere storia? Dove si colloca la linea sottile che distingue un passato ormai inalterabile da ciò che di contro ancora può essere soggetto a variazione, da ciò che ancora si pone nella labile dimensione della speranza?

Ma un’altra stridente domanda si accavalla alla prima, completandola o forse aprendo su di essa nuove lacune di mistero: quando smette di riguardarci il futuro?
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La futura classe dirigente, un progetto di Caterina Marino – drammaturgia e regia Caterina Marino – con Federico Brugnone, Sara Mafodda, Caterina Marino, Daniele Paoloni – costumi Accademia italiana – aiuto regia Marco Fasciana – produzione 369gradi, Cranpi, La Corte Ospitale con il contributo di MiC Ministero della Cultura – residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t, Humus artistə nel terriorio/IAC Centro Arti Integrate, Teatro Biblioteca Quarticciolo – Mattatoio Roma 21 e 22 ottobre 2025





