Songs for Three: incontri a due voci

Il 16 aprile al Teatro Ivelise Valeria Rinaldi e Fabio Poli, accompagnati al pianoforte da Andrea Pagani, interpretano i duetti più emblematici dell’era d’oro del Jazz.

Un pianoforte e due cantanti, quanto basta per evocare gli anni d’oro dello Swing, dei grandi musical e – con qualche nostalgia – l’età più fulgida e prolifica delle grandi orchestre moderne.

Il repertorio proposto si è concentrato in particolar modo sui più noti incontri vocali del jazz: come quello tra Ella Fitzgerald e Louis Armstrong o Fred Astaire e Ginger Rogers.

Fabio Poli – Ph. Fabio Spagnoletto

I due interpreti vocali che ci hanno accompagnato in questo viaggio musicale sono stati Valeria Rinaldi e Fabio Poli: la coppia artistica è molto affiatata e ben armonizzata non solo nel cantare insieme ma anche – e soprattutto – nel saper accompagnare il pubblico in un repertorio che non è conosciuto ai molti.

La formula e il tema del concerto ricordano lo spettacolo della Jumpin Jive Orchestra che abbiamo visto a Gennaio all’Auditorium parco della musica. Ma qui, al Teatro Ivelise, ci si è soffermati sul repertorio americano e si è tralasciato quanto, negli stessi anni, è stato fatto in Italia.

Ma c’è da dire che nell’ampio ventaglio del jazz proposto si è voluto includere anche il sud America con il ritmo bossa nova. Il Teatro Ivelise è molto piccolo, la sala era piana, ma, nonostante lo spazio limitato, veniva voglia ballare. Perché il Jazz che si è proposto in questo concerto è quello “ritmico”, pieno di “swing” dei Musical.

Un Jazz figlio di quello delle origini che venne portato a teatro per accompagnare i grandi spettacoli e i grandi film musicali. Quel Jazz, per intenderci, della cosiddetta swing-era. Ed era proprio lo swing il motore ritmico dello spettacolo.

Lo spettacolo Songs for Three ha avuto il pregio di calarci in un contesto storico – quello del jazz (di questo jazz) – dove il ballo la faceva da padrone. Si è riusciti a trasmettere al pubblico la passione e la libertà che solo questa musica è in grado di dare.

Non ci sono stati intellettualismi o sterili improvvisazioni dimostrative di una tecnica: il canto scat – e la risposta strumentale del pianoforte – avevano l’unico e nobile scopo di aspirare al ritmo. In questa sinfonia il pubblico è stato fin da subito coinvolto… chiedendo in fine a gran voce il bis.

In questa festa jazz Valeria Rinaldi ha voluto ricordare Adriano Urso e, in chi l’ha conosciuto, sono venuti in menti i concerti estivi in cui l’artista si esibiva a Villa Celimontana.

Andrea Pagani, Valeria Rinaldi, Fabio Poli – Ph Fabio Spagnoletto

Il Jazz – questo jazz – in fin de conti, ha sempre un’anima crepuscolare. Racconta di una giovinezza ormai lontana, di un tempo che non ci è appartenuto, non ci appartiene e non ci apparterrà. Il suo linguaggio può comunque, in una qualche misura, risultare attuale perché istintivo nella sua struttura ritmico-musicale.

Ma i grandi concerti, le grandi orchestre, i grandi musical – purtroppo – si possono vedere solo in bianco e nero; e così ci troviamo a Roma, a due passi dal Colosseo, al Teatro Ivelise: due voci e un pianoforte, vicini, stretti stetti, a battere le mani e cantare del ritmo e della vita.