Dall’ 1 al 6 Novembre 2022, al Teatro Biondo di Palermo, è andato in scena il “Sogno di una notte di mezza estate” messa in scena di Andrea Chiodi, adattamento e traduzione Angela Dematté, realizzata dal LAC di Lugano con gli ex allievi del Piccolo Teatro di Milano, prodotta dal LAC di Lugano insieme al Centro Teatrale Bresciano e al Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano di Milano.
La nuova produzione vede in scena un cast di quattordici attori, molti dei quali alla loro prima prova importante dopo il diploma. In scena Giuseppe Aceto, Alfonso De Vreese, Giulia Heathfield Di Renzi, Caterina Filograno, Igor Horvat, Jonathan Lazzini, Sebastian Luque Herrera, Alberto Marcello, Marco Mavaracchio, Cristiano Moioli, Alberto Pirazzini, Emilia Tiburzi, Anahì Traversi, Beatrice Verzotti.
“Il mio Sogno” spiega il regista “vuole partire da qui, dal gioco dei bambini, un gioco che diventa però molto serio perché capace di indagare sulla natura dell’uomo e di descrivere gli stadi di evoluzione di una vita umana, e Shakespeare lo fa, nel Sogno, facendoci fare un percorso nei vari stadi della vita: l’infanzia nel prologo, l’adolescenza nel bosco incantato e complesso e la maturità nel finale. Realtà e fantasia, Atene e la foresta incantata, Teseo e Oberon, tutto nell’opera ci racconta di razionalità e magia, di pensiero e rituale, sempre su un doppio binario”.
Un progetto che viaggia sul doppio binario realtà – fantasia, come suggerito dallo stesso Shakespeare, di tornare attraverso il gioco in contatto con l’irrazionale, con il sogno, con il bambino che ognuno ha dentro di sé. Il tema del doppio è ricorrente in questa commedia, una tra le più conosciute di Shakespeare, anche nel lessico. Reale e irreale coesistono nella stessa scena, mondo delle fate e mondo degli umani si sfiorano, il teatro entra nel teatro. Proprio nel “Sogno di una notte di mezza estate” assistiamo al anteprima di quella che sarà una tra le più famose scritture di Shakespeare “Romeo e Giulietta”, qui è rappresentata dalla compagnia di attori improvvisati con “Piramo e Tisbe”. Shakespeare passa dal lirico al grottesco, separa il mondo popolare degli attori, definendoli attraverso un linguaggio popolare e a tratti grottesco, da quello Lirico dei principi Ateniesi, della Regina e Re delle fate Oberon e Titania, con a seguito la corte, Teseo e Ippolita, rispettivamente Duca e Duchessa di Atene. La storia è ambientata tra la città di Atene e il bosco, e Shakespeare si prende gioco dei giuramenti d’amore e dei capricci di Cupido.
“Sogno di una notte di mezza estate” rappresentato al Teatro Biondo, di Palermo, un successo di pubblico, risulta essere ben voluto perchè è riuscito ad entusiasmare il pubblico in platea, con una lettura a tratti contemporanea del testo ma sempre fedele all’originale. Contemporaneo anche l’impianto scenico, scene e costumi, che comunque restano fedeli al tipo di teatro che si rappresentava in epoca elisabettiana. Totalmente coerente con la poetica del teatro inglese e del teatro di Shakespeare. Le scenografie suggeriscono e non caricano il palco di troppe descrizioni, lasciano molto all’immaginazione degli spettatori.
Proprio come dovrebbe essere concepito uno spettacolo shakespeariano, questa commedia riesce a coinvolgere il pubblico totalmente, rompendone la cosiddetta quarta parete, come da tradizione shakespeariana. Senza fare sentire minimamente il tempo che passa, lo spettacolo arriva al cuore di ognuno di noi, e anche allo stomaco. Si va a teatro per stare bene e questo spettacolo ha suscitato proprio questo effetto, riuscendone a aprire nuove riflessioni o magari suscitandone ricordi sopiti.
La compagnia di attori, sul palco, riesce a coinvolgere la platea in maniera magistrale, proprio come voleva in quel tempo il teatro elisabettiano. Riesce ad avvicinarsi al pubblico, a suggerire ed insegnare, lascia lo spettatore all’immaginazione, proprio come avrebbe fatto Shakespeare in quel tempo. Una rappresentazione tra le migliori rappresentazioni di “sogno di una notte di mezza estate” alla quale ho assistito, rispetta in ogni piccola parte Shakespeare, persino a tratti l’utilizzo di terminologie più contemporanee, riesce a restare coerente con il testo originale.