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Sinfonia cosmica: “Lazarus”, il Testamento del Duca Bianco

Manuel Agnelli e Valter Malosti raccolgono l’eredità di Bowie con i suoi chiaroscuri e le meteore di un sogno di morte e di rinascita

Un limbo di schermi e fantasmi che infestano una stanza abitata dal soffio della desolazione e dal respiro di una nostalgia lacerante che incatena a una poltrona di ricordi e visioni, un carcere di spettri e incubi. Manuel Agnelli e Valter Malosti portano in scena al Teatro Argentina fino al 15 giugno Lazarus di David Bowie, l’opera rock scritta dal Duca Bianco e andata per la prima volta in scena a New York nel 2015.

Lazarus è la prosecuzione immaginata e musicata da Bowie  del romanzo L’uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis, nel cui omonimo adattamento cinematografico Nicolas Roeg scelse come protagonista proprio David Bowie.  

Se nella versione originale di questo musical, sceneggiato da Bowie e dal drammaturgo Enda Walsh, Newton aveva il volto e la voce di Michael C. Hall, famoso come interprete di Dexter, che vantava un timbro vocale molto simile a quello del Duca e una capacità espressiva davvero lodevole, in questo adattamento italiano ad assumere le vesti del protagonista è proprio Manuel Agnelli, personaggio di spicco della musica cantautoriale italiana e frontman degli Afterhours. 

Voce diversa ma potente e interessante, presenza scenica riconoscibile e d’impatto.

È un moderno Dracula che con il suo look gotico e la cupa malinconia vampiresca ricerca la sua Mina tra i meandri di un tempo onirico, scorgendone le tracce nei capelli blu di donne forse immaginate, che rimandano per numero e sensuale gestualità alle tre spose di Dracula.

Quest’opera rock dalle tinte estremamente dark inquadra l’esistenza solitaria e sofferta dell’alieno Newton, bloccato ancora dopo svariati anni sulla Terra e condannato a un’immortalità indesiderata. Isolato nel suo appartamento, in fuga da un mondo che lo conosceva per la sua ricchezza e fama, annega nella dipendenza da alcool  e in visioni al limite tra allucinazioni e inquietanti profezie. Fantasmi, ricordi, proiezioni, segnali dal passato e dal futuro. Tutto si mescola senza chiarezza in un labirinto di sensazioni e melodie. 

Quasi due ore senza intervallo, una continuità funzionale a mantenere intatte la sacralità e l’energia del momento. Una piattaforma girevole evoca la confusione mentale del protagonista, il movimento circolare è quello dell’ubriachezza e della mancanza di certezze. 

Ci si inabissa grazie alla regia intensa di Malosti nel campo delle suggestioni visive e concettuali della frammentazione dell’Io nell’era dell’immagine e della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte.

Gli schermi diventano specchio dell’interiorità ma anche di una società malata e deragliante.

Un’alienazione che sa di vodka e amarezza, dipendenza e vuoto. 

Il crollo del sogno americano, tramutatosi in inferno e in distopia con This Is Not AmericaIt’s No Game e The Man Who Sold the World.

La nostalgia di un amore che si riverbera nelle pieghe dell’immaginario e nell’iconografia glamour dell’attualità.

Lazarus è soprattutto un’esperienza che ha il sapore di un viaggio mistico ed esoterico nelle trame della vita umana, nelle increspature della mortalità. Un flusso di coscienza tenebroso tra innocenza e peccato che ammalia per l’inquietudine disarmante e la bellezza delle musiche di David Bowie. Un vortice di sensazioni e immagini, virtuali e non. Una sinfonia dionisiaca su cui aleggia il ricordo di una divinità della musica e del cinema.  

Un incantesimo alchemico sembra consumarsi nella stupenda cornice del Teatro Argentina: un portale magico tra presente e passato, mondo dei vivi e aldilà, reale e immaginario. Così canzoni come Life On Mars? sembrano congiungere il regno del visibile a quello dell’invisibile, grazie anche alla delicata voce di Casadilego, la giovane talentuosa vincitrice della quattordicesima edizione di X Factor. Interpreta la Ragazza misteriosa con grazia e sensibilità fanciullesca e una dolcezza angelica. Leggermente scolastico il suo approccio interpretativo ma comunque toccante e suggestivo. Con Heroes, in cui la giovane duetta con Agnelli, il viaggio giunge al termine ma la fine, come sembra evocare il titolo stesso del musical, è forse solo un primo passo verso un nuovo inizio. La morte come incognita e terreno di rinascita. Newton è alla ricerca di un’evasione verso un nuovo sogno, un nuovo pianeta. Che siano proprio le ceneri della mortalità a contenere il seme dell’immortalità? Se una fenice è pronta a spiccare il volo è anche vero che non può che farlo che passando per un cielo di tormento e agonia. Il male ha due volti: la depressione, la malattia e la mancanza di speranza, la stasi e la segregazione autoindotta; la presenza luciferina che si propaga malefica nel mondo e miete vittime. Valentine, interpretato da Dario Battaglia, è il folle villain psicopatico e disinibito che con il suo look audace ed eccentrico e il fare provocatorio e sfrenato ricorda un altro grande estimatore di Bowie, Morgan. Poi abbiamo Elly (Camilla Nigro) sensuale e sfacciata, la cameriera bugiarda che per manipolare gli altri finisce per dimenticare chi è davvero. Una miscela femminile di energia e fragilità. 

Ad Agnelli il compito più difficile: prendersi in carico il personaggio testamentario di Bowie, il suo alter ego artistico. Decide di evitare ogni inutile forma di imitazione e rimanere fedele alla propria personalità. È un Newton distaccato e al contempo sensibile, profondo ma glaciale, molto lontano dalla voluta intensità interpretativa di Michael C. Hall. Autoritario e cupo, ricorda un po’ Dracula, un po’ Severus Piton di Harry Potter.

La scenografia di Nicolas Bovey mette in risalto un quadro scenico con sopraelevato al centro un gigantesco occhio – tv che si impone tra diversi schermi minoritari. Su questo vasto schermo semitrasparente sono proiettati anche video ma l’uso più interessante che ne viene fatto è quello di posizionare attori e ballerini dietro di esso come su un secondo palco per creare un effetto di contemporaneità di dimensioni spazio-temporali differenti. Sotto abbiamo il palco principale caratterizzato dalla pedana girevole e di lato l’orchestra con i suoi sette musicisti. 

In questo calderone di bellezza c’è qualcosa anche delle atmosfere surreali e oscure di Twin Peaks e della cinematografia di Lynch: il malefico perturbante che irrompe nella quotidianità, la veggenza e la visione di una dimensione altra, l’inserimento di momenti più spensierati o perfino grunge. 

Dunque, per concludere, la musica di David Bowie fa da protagonista, anche laddove vi sono elementi di discontinuità nell’approccio interpretativo e vocale. I concetti e le melodie che questa stella della musica ci ha lasciato prendono il volo verso un universo di immortalità e incanto e questa messa in scena ci permette di respirare in Italia la magia del sortilegio di un’anima ribelle dal talento inestimabile.

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Lazarus di David Bowie e Enda Walsh, ispirato a The Man Who Fell to Earth (L’uomo che cadde sulla terra) di Walter Tevis – uno spettacolo di Valter Malosti con Manuel Agnelli, Casadilego, Dario Battaglia, Camilla Nigro e Maurizio Camilli/ Mauro Bernardi, Andrea De Luca, Noemi Grasso, Maria Lombardo,  Giulia Mazzarino, Isacco Venturini, Carla Vukmirovic – La band (in o.a.): Laura Agnusdei, sassofoni – Jacopo Battaglia, batteria – Francesco Bucci, tromboni – Andrea Cauduro, tastiere addizionali – Davide Fasulo, piano e tastiere – Stefano Pilia, chitarra – Giacomo Rossetti, basso – Paolo Spaccamonti,chitarra Versione italiana del testo di Valter Malosti – orchestrazioni e arrangiamenti originali Henry Hey – progetto sonoro GUP Alcaro – scene Nicolas Bovey – costumi Gianluca Sbicca – luci Cesare Accetta – video Luca Brinchi e Daniele Spanò – cura del movimento Marco Angelilli – coreografie Michela Lucenti – cori e pratiche della voce Bruno De Franceschi – Teatro Argentina di Roma dal 5 al 15 giugno 2025

Playlist: Lazarus / It’s No Game / This Is Not America / The Man Who Sold the World / No Plan / Love Is Lost / Changes / Where Are We Now? / Absolute Beginners / Dirty Boys / Killing a Little Time / Life on Mars? / All the Young Dudes / Always Crashing in the Same Car / Valentine’s Day / When I Met You / Heroes.

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