di Miriam Bocchino
Dal 4 al 12 luglio si sta svolgendo online sulla piattaforma Mymovies.it la XXI edizione dello ShorTS International Film Festival, solitamente tenutosi nella città di Trieste.
Il festival cinematografico è divenuto, negli anni, un evento che si è contraddistinto per una forte connotazione culturale, evolvendosi, anche, con l’inserimento di nuove sezioni competitive, come lo ShorTS Virtual Reality. Questo lo ha reso il secondo festival in Italia, dopo la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ad aver organizzato una sezione competitiva internazionale riservata ai cortometraggi realizzati con la tecnica VR.
L’evento si propone da sempre come obiettivo la valorizzazione del cinema giovane italiano e internazionale con un vasto programma di contenuti, sia filmici (cortometraggi, lungometraggi e documentari) che culturali (24H ShorTS Comics Marathon, incontri con autori di libri).
Il festival è suddiviso in tre sezioni competitive: Maremetraggio, dedicata ai migliori film brevi degli ultimi anni, Nuove Impronte focalizzata sulla ricerca di talenti emergenti del cinema italiano e ShorterKids’n’Teens, destinata ad un pubblico più giovane, in particolar modo ai bambini e ai ragazzi in età scolare.
Quest’anno, nonostante il Covid – 19, il Festival continua a perseguire il suo scopo di valorizzazione e scoperta di un cinema di qualità, seppur online.
Nell’ambito della sezione ShorterKids’n’Teens ho assistito alla visione del cortometraggio #shootmenot, del regista greco Yorgos Ekonomou.
Un ragazzo cammina sul ciglio della strada, lo sguardo basso e la musica (Morasta) che accompagna lo scorrere del tempo. Oltrepassa l’inizio di un ponte, in cui una ragazza è impegnata a scattarsi dei selfie, si ferma al suo centro, pronto a scavarlo e a porre fine alla sua vita.
La ragazza, noncurante fino a quel momento della sua presenza, si avvicina a lui e gli chiede di scattarle una foto. Solo un momento dopo si accorge che il ragazzo sta per suicidarsi, gli domanda se l’impressione è vera e alla sua risposta affermativa decide di iniziare una diretta sui social, chiedendogli il perché del suo gesto ed accompagnandolo con i suoi 1300 followers, che stanno assistendo alla visione del video, all’atto finale.
L’osservazione di ciò che accade sullo schermo è agghiacciante e possibilmente veritiera.
Timmy (Holden McNeil), il ragazzo che sta per uccidersi, secondo Jilly da Praga (Monika Smiešková), la ragazza che lo riprende, con quel video diventerà famoso ma solo se alla fine deciderà realmente di suicidarsi.
Ciò a cui assistiamo in questo breve ma intenso cortometraggio è l’apoteosi dell’alienazione a cui la società, soprattutto quella composta dai più giovani, spesso conduce.
L’estremizzazione della noncuranza e della mancanza del senso di realtà non rende l’opera meno reale ma l’enfatizza, creando riflessione su ciò che potremmo diventare se lasciamo che il mondo virtuale ci “agguanti” totalmente.
Il pubblico che assiste al video in diretta sembra consapevole che Timmy si stia per suicidare ma gli pone delle domande “assurde”, come ad esempio qual è il suo segno zodiacale. La fine di una vita diviene banalità.
#shootmenot è un’opera attuale che riprende fatti di cui, purtroppo, la realtà è divenuta complice. Come non ricordare la ragazza malese di 16 anni che, nel 2019, fece un sondaggio su Instagram in cui chiese ai followers se dovesse suicidarsi o meno? Il 69% degli utenti votò sì e la ragazza si tolse la vita.
La mancanza di empatia è l’elemento “principe” del cortometraggio. Jilly è indifferente a ciò che realmente sta accadendo, il suo unico scopo è quello di creare la “spettacolarizzazione” e l’aumento smoderato di like.
È un’opera spaventosa ma riflessiva perché ci fa meditare su come, se il senso di realtà viene meno, viene meno anche l’empatia e quindi l’umanità.
“Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.” Questa la definizione di empatia sull’Enciclopedia Treccani.
#shootmenot, con un linguaggio rivolto ai giovani, una fotografia (Salam Kabboul, Greta Griniute) estremamente reale e una sceneggiatura (Yorgos Ekonomou) capace di trasmettere il suo “messaggio”, è un cortometraggio che racconta una società all’apparenza lontana da noi ma esistente e necessitante di una soluzione.