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Shinhanga: Sguardi su un’epoca in bilico

Riprendendo la tradizione, hanno ritratto le contraddizioni del loro tempo, unendo la quiete del passato al dinamismo della modernità.

Dal 13 marzo al 7 settembre 2025 i Musei di San Salvatore in Lauro ospitano una mostra dedicata all’arte degli shinhanga, con oltre 100 opere originali degli artisti più famosi tra cui Itō Shinsui, Kawase Hasui e Hashiguchi Goyō. Gli Shinhanga. Una rivoluzione nelle stampe Giapponesi a cura di Paola Scrolavezza mostra, attraverso opere inedite al pubblico della capitale, il viaggio percorso dal Giappone verso la modernità.

Itō Shinsui 1960

Un atto di conservazione, di valorizzazione e di incontro con i gusti e le mode ormai trasformati dall’influenza occidentale. Tutto questo e molto altro si potrebbe considerare la base del movimento shinhanga. Verso la seconda metà dell’Ottocento, il panorama artistico giapponese subisce un cambiamento lento e inarrestabile: l’arte Ukiyo-e, che aveva rappresentato il periodo Meiji, subisce un lento declino dovuto alla diffusione di nuove tecniche di stampa, nuovi temi e nuove influenze artistiche occidentali. Se in Giappone l’Ukiyo-e rappresentava un passato ormai superato, la fascinazione che esercitava sul mercato dell’arte europeo portò a una riconsiderazione delle tecniche di stampa considerate obsolete. Verso la prima metà del ‘900, il divario tra tradizione e innovazione in Giappone si acuì sempre di più. Il ritorno alla xilografia, la tecnica di stampa usata dall’Ukiyo-e, sebbene incoraggiato dal gusto occidentale, era ostacolato invece dal governo giapponese, che vi intravedeva un ostacolo alla modernità.

Gli shinhanga si posero come mediatori in questo conflitto per la ricerca di un’autonomia artistica che guardasse al presente, ridando nuova luce alle tecniche di stampa del passato. Questo nuovo movimento riprende le tecniche tradizionali della xilografia per segnare una sorta di rinascita della tradizione artistica giapponese. Allo stesso tempo, mostra i luoghi, le tradizioni e i paesaggi rimasti incontaminati dal processo di globalizzazione, e gli scorci di modernità e innovazione che interessano sia le persone che i luoghi.

L’ordine tematico dell’esposizione trasporta lo spettatore attraverso i temi e gli aspetti più significativi della produzione artistica shinhanga, che hanno impresso nella loro anima gli evidenti aspetti di contraddizione tra passato e presente che cercavano di conciliare.

Emblematiche in questo senso sono le stampe che mostrano una Tokyo ricostruita in seguito al terremoto del 1923, in cui due visioni di tradizione e innovazione coincidono in vedute che riescono a mostrare il contrasto tra la vivacità delle nuove aree metropolitane e la quiete degli scorci tradizionali.

Mode, tradizioni e progresso si intrecciano tra le opere del percorso espositivo, mostrando uno dei periodi storici più controversi del Giappone. È proprio sul “mostrare” che si deve porre l’accento per comprendere più a fondo la missione di questo movimento artistico, nato grazie a un mercato internazionale che aveva dato grande risalto e interesse alla stampa tradizionale giapponese. Partendo da un interesse commerciale, gli shinhanga hanno compiuto contemporaneamente un’opera di conservazione e di modernità, mostrando i luoghi e le tradizioni incontaminate dal progresso della globalizzazione e, allo stesso tempo, la vivacità e i simboli del cambiamento.

Un soggetto particolarmente attraente per questi artisti fu il ritratto della figura femminile nei suoi gesti di emancipazione. Le opere mostrano i tagli alla moda delle ragazze che durante il periodo Taisho (1912-1926) accolgono nel decidere la propria acconciatura un gesto di emancipazione e di sfida nei confronti di una tradizione più conservatrice.

In quest’epoca di cambiamento, seguita ad anni di isolamento forzato, l’individuo si ritrova in qualche modo smarrito di fronte al veloce avanzare del mondo moderno con forti influenze occidentali. Gli shinhanga hanno cercato di rappresentare questo senso di smarrimento che attanaglia l’uomo moderno, posto di fronte a un cambiamento di cui non è pienamente partecipe e consapevole. Il loro sguardo sull’individuo, che costituisce una rarità per questi artisti prevalentemente concentrati su soggetti privi di presenza umana, mostra una persona divisa, scissa tra passato e futuro.

Accanto al cambiamento della condizione umana, emerge come tema ricorrente la mutabilità della natura, l’alternarsi delle stagioni di cui si intende catturare il momento di passaggio, di confine. I simboli che accompagnano la stagionalità si risolvono in un messaggio che unisce la tradizione dei simboli associati alla natura e un nuovo mondo di simboli e visioni.

Tōshi Yoshida 1941

Dalla neve, passando per le gheishe, il teatro kabuki e i paesaggi urbani, il percorso espositivo rintraccia l’anima innovativa di un movimento che, sebbene nato da un intento commerciale, ha saputo catturare l’emblematicità di un periodo storico in cui il conflitto tra tradizione e progresso investiva ogni ambito della vita pubblica e privata. Gli shinhanga hanno saputo trovare una via per la conciliazione, mostrando un presente non come un campo di battaglia, ma come un ponte tra passato e futuro.

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Gli Shinhanga – Ideata e realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Il Cigno, con NipPop e con la Japanese Gallery Kensignton di Londra, la mostra si avvale del patrocinio del Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka, della Fondazione Italia Giappone e del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, a cura di Paola Scrovalezza – Museo di San Salvatore in Lauro dal 13 marzo al 7 settembre 2025

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