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“Shakespeare by Night”: il tempo sospeso della Fortezza

Un viaggio notturno nell’anima di Shakespeare, tra sogno, memoria e pietra viva alla Fortezza del Priamar

C’è un momento, poco dopo aver varcato i cancelli della Fortezza del Priamar, in cui il tempo rallenta. Le luci della città si dissolvono alle nostre spalle, e davanti a noi si apre un sentiero di pietra, ombre e parole. Fino a domenica 1° giugno, il Teatro della Tosse firma con la regia di Emanuele Conte un omaggio visionario a William Shakespeare, il Bardo di Avon, immergendoci in una drammaturgia itinerante, immersiva, profondamente sensoriale. Un rito collettivo. Un sogno a occhi aperti. 

È Puck, uno spiritello giovane, malinconico e luminoso, interpretato da Matteo Traverso, ad accoglierci all’inizio, tra bastioni silenziosi e cortili sospesi. Come un Virgilio elfico, sorridendo con malizia, ci invita a seguirlo, ma in realtà è lui a inseguire noi, mentre ci perdiamo, uno per uno, nei meandri del nostro stesso immaginario. Il pubblico, suddiviso in piccoli gruppi, viene guidato lungo un percorso a stazioni, come pellegrini teatrali. Nessun gruppo vede lo stesso spettacolo: ognuno vive un’esperienza unica, un viaggio personalissimo nel cuore vivo delle parole di Shakespeare.

Lungo il cammino incontriamo i personaggi shakespeariani: Fantasmi dell’umanità che ci parlano, e a tratti ci sussurrano, da un altrove che sembra uscito da un sogno febbrile. Tra questi incontri, il becchino di Amleto, interpretato da Alessandro Bergallo, emerge come una delle figure più emblematiche del tono sottile dello spettacolo: ironico ma mai leggero, beffardo ma mai distante. Nelle sue mani, la morte diventa materia quotidiana, concreta. Ed è proprio lui, con una gravità tenera, a pronunciare una delle frasi più celebri di tutta l’opera shakespeariana – e forse dell’intero teatro occidentale: “Morire, per dormire”. Un frammento dell’iconico monologo di Amleto “Essere o non essere” che persino i più profani avranno riconosciuto. Ma nel contesto di Shakespeare by Night, quella frase perde ogni patina scolastica, e torna viva, respirata, urgente. Dormire, dunque, come atto finale, ma anche come desiderio di tregua, come bisogno di pace nel tumulto della coscienza. Il becchino ce la offre come una riflessione teneramente brutale: se la morte è un sonno, allora forse la vita è solo il sogno che lo precede. In questo viaggio si incontra anche Re Claudio (Roberto Serpi), figura tormentata, lancia una preghiera fragile: “C’è ancora una speranza”, ma la sua voce si frantuma nell’aria come una promessa stonata. Nel bosco le streghe di Macbeth (Susanna Gozzetti, Sarah Pesca e Ludovica Baiardi), contorte e ipnotiche, danzano parole oscure tra rovi e vento. Calibano (Raffaele Barca), feroce e commovente, ci racconta un’isola che vive di suoni e di illusioni. Il matto di Re Lear (Matteo Taddei) ci affonda, tra uno scherno e l’altro in una verità cruda: «Il mondo è governato da matti». In un cortile buio, Riccardo III (Marco Rivolta) grida il suo «Il mio regno per un cavallo» con una disperazione che supera il tempo. Ogni parola classica si fa viva, porosa, scivolosa, come un sospiro.

Tra una stazione e l’altra, il Priamar si trasforma in un organismo vivo: le sue pietre parlano, i suoi angoli bui svelano frammenti di bellezza o di paura, la notte stessa sembra parte della messa in scena. La regia di Emanuele Conte si muove in punta di piedi ma lascia impronte profonde: non guida lo spettatore, lo abbandona al dubbio e all’incanto.

E poi si arriva alla fine, tutti i gruppi si ritrovano lì dove tutto è cominciato, e il cerchio si chiude dolcemente. Puck ricompare, questa volta con qualche ruga in più, interpretato da un intenso Enrico Campanati. Puck sorride, con la stanchezza di chi ha attraversato secoli, immerso in una penombra accesa solo da lumi di candela. Nel tremolio del fuoco una voce, umana e antica, dice: “Che grande teatro è il mondo”. E nessuno, in quel momento, osa contraddirlo. Il tempo, per un attimo, si è davvero fermato. E forse è proprio questo il senso più profondo dello spettacolo: regalarci una pausa, per riflettere sul tempo, la cosa più preziosa che possediamo, e su tutto ciò che di umano contiene.

«Si pensa sempre alla morte come un qualcosa che sta davanti», ci sussurra Puck alla fine, “invece spesso è già alle spalle”. Da qui la consapevolezza del pubblico di aver percepito qualcosa di raro: lo spettacolo non è finito. È entrato in noi. Come un seme che cresce nel silenzio.

Shakespeare by Night non si può raccontare davvero. Abbiamo respirato Shakespeare. Si può solo tentare di custodirne l’eco. 

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Shakespeare by Night – di Emanuele Conte – da William Shakespeare – collaborazione ai testi Amedeo Romeo Con Ludovica Baiardi, Susanna Gozzetti, Sarah Pesca  (Le Streghe), Raffaele Barca (Calibano), Alessandro Bergallo (Becchino), Enrico Campanati (Puck), Marco Rivolta (Riccardo III), Roberto Serpi  (Re Claudio), Marco Taddei (Il Matto), Matteo Traverso (Puck giovane) – Assistente alla regia Alessio Aronne – Direttore di scena Roberto D’Aversa – costumi di Daniela De Blasio – luci Matteo Selis e Davide Bellavia – Attrezzista Renza Tarantino – Fonico Massimo Calcagno Macchinisti Fabrizio Camba – Elettricisti Davide Bellavia – Assistente ai costumi Viviana Bartolini – Sartoria Rocio Orihuela – Produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse – Fortezza del Priamar(SV) dal 29 maggio al 1 giugno 2025

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