“Sei personaggi in cerca d’autore”, il teatro dicotomico di Pirandello

Il regista Claudio Boccaccini inaugura la stagione teatrale 2024/2025 del Teatro Nino Manfredi con “Sei personaggi in cerca d’autore”, un cult ormai del suo repertorio.

È indubbio, per quanto “trita e ritrita”, che l’opera Pirandelliana Sei personaggi in cerca d’autore sia stata pioniera dell’espediente metateatrale. Tuttavia, questo aspetto spesso oscura il complesso e intricato sottotesto che ne caratterizza la struttura, definendo lo scarto tra narrazione e drammatizzazione, che si concretizza nell’incontro/scontro tra attori e personaggi; tra realtà e finzione; tra vita e rappresentazione. Da questa dicotomia nasce lo svelamento (o la scoperta) di un conflitto intimo e insanabile: lo scontro tra l’Io e l’esterno; tra la percezione di sé e come questa viene vista dagli altri. È qui che l’espediente metateatrale agisce, scardinando tutte le sovrastrutture e i veli protettivi che erigiamo tra noi e il mondo esterno; tra noi e il nostro Io più profondo. È nel metateatro, pertanto, che i riflettori si accendono su quel palcoscenico spoglio; crudo di quello spettacolo impreparato; di quel caos che – al di là di ogni forma di controllo – chiamiamo vita.  

©Marco Picistrelli

Con un ironico – quanto profondamente tragico – giuoco delle parti, Claudio Boccaccini torna in scena, inaugurando la corrente stagione del Teatro Nino Manfredi con la sua versione tragicomica di quest’opera miliare, dal cui plot – attraverso l’illusionismo teatrale – emerge il complesso tessuto drammaturgico.

Ma cosa accade quando l’illusione prevale sulla rappresentazione della realtà? Non diventa, questa, mera finzione perdendo così la sua credibilità? Di certo, le aspettative di fronte un’opera di tale calibro, sono inevitabilmente alte. E, sebbene la messinscena risulti godibile, ciò che manca è quella dirompente potenza che ci si aspetterebbe. L’assetto scenografico minimalista, definito da pochi elementi essenziali e accompagnato da un gioco di luci evocativo, caro al regista, contribuisce sicuramente a delineare il susseguirsi dei fatti. Tuttavia, una recitazione manieristica e una messinscena in alcuni momenti poco incisiva hanno privato la pièce di quel pathos necessario che vive e fa vivere il dramma.

©Marco Picistrelli

Siamo ormai abituati, forse inconsciamente, a raccontare la nostra vita piuttosto che a viverla pienamente. Questo stesso destino colpisce anche gli attori nel loro rapporto con l’auctor (l’altro sé) e con il pubblico (l’altro da sé). È una realtà che si manifesta quotidianamente; una routine stanca e inaridita, tanto che i personaggi sembrano essere più vivi degli attori stessi. In questo, il regista riesce a portare in scena con coerenza tale contrasto, rendendo evidente come la vita immutabile dei personaggi risulti più vera di quella degli esseri umani. Del resto, la vita dei personaggi è inalterabile; scolpita nel tempo e nello spazio e per questo appare indiscutibilmente più vera. Al contrario, la nostra vita umana è così mutevole che, come suggerisce Pirandello, possiamo essere Uno, nessuno, centomila in un solo istante.

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Sei personaggi in cerca d’autore. Di, Luigi Pirandello. Adattamento e Regia, Claudio Boccaccini. Con Felice della Corte e Claudio Boccaccini. E con, Silvia Brogi, Marina Benetti, Marco Lupi, Marco Pratesi, Jessica Agnoli, Gioele Rotini, Titti Cerrone, Andrea Meloni, Fabio Orlandi, Fabio Crisafulli, Asia Maria Iannilli. Costumi, Lucia Mirabile. Scene, Eleonora Scarponi. Assistenti alla regia, Andrea Goracci, Andrea Meloni. Foto, Marco Picistrelli. Teatro Nino Manfredi, dal 11 al 13 ottobre 2024