Se vuoi la pace prepara la consapevolezza

Al Teatro Camploy di Verona lo spettacolo “Henry The Fifth- se vuoi la pace prepara la guerra?” che porta sul palco guerra e contraddizioni.

Un palco vuoto, essenziale, a lato un tavolino su cui poggia un vecchio registratore, di spalle un soldato seduto, la luce è calda e soffusa. Un soldato ( Solimano Pontarollo ) di cui non conosciamo nome,  guarda il pubblico : “ Io sono quello che vi renderà conto di tutto, perché io ci sono, io esisto, invece altri non ci sono più”.

Parallela e di sottofondo alla storia di questo milite senza nome la trama del Henry V di William Shakespeare, dramma storico narrante le vicende eroiche della figura di Enrico V ( 1387- 1422), sovrano della storia inglese nell’arco della guerra dei cent’anni ( 1337-1453 ). Una importante figura storica che ,con soli nove anni di regno, ha rappresentato un sovrano eroico: ricordato per le sue vittorie  in terra francese, tra cui la battaglia di Azincourt del 1415, e per aver ottenuto il titolo di  erede al trono di Francia nel 1420.

Shakespeare riprende e celebra con il suo Henry V  i successi di questo re, celebrandoli in un testo altamente patriottico e nazionalista, pur non perdendo, a parere di alcuni, una forte ed implicita critica sociale al concetto di guerra   e tutte le sue implicazioni. Il testo di cinque atti segue le vicende di questo giovane re e il suo esercito, dalla decisione di invadere la Francia alla vittoria nella celebre battaglia di Azincourt fino all’ottenimento del desiderato titolo di erede al trono francese.

Il poeta mette in risalto un sovrano abile e capace ma al contempo mostra una certa ambiguità sulla sua correttezza morale creando sicuramente un personaggio di gran lunga più umano ed interessante. Ed è proprio su questo insito dubbio che questo spettacolo prende vita, dove il testo, riadattato dalla scrittura di Andrea De Manincor, tiene fede all’originario dramma storico riportando in scena estratti del testo originale ma al contempo “giocando” con tutti i dubbi e le implicazioni del caso, “esiste una guerra che possa dirsi giusta?”, questa la primaria incognita.

La radio, accesa dal soldato, prende il posto della voce shakespeariana narrante “Pensate, se vi parliam di cavalli, di vederli voi stessi cavalcare i lor fieri zoccoli nella terra amica; è alla vostra mente che spetta ora equipaggiare i sovrani e condurli per ogni dove, bruciando i tempi condensando gli eventi di molti anni”. Il prologo lascia poi spazio all’amarezza, quella del milite senza nome, protagonista di un autentico dramma, quello reale della propria esistenza, contento di essere ancora vivo ma al contempo “mi sento strappato” dice con lo sguardo diretto al pubblico. Un uomo fiero e distrutto, “lo rifaresti?”, si domanda, “si, l’esaltazione è tutto” si risponde, “il mio dovere era essere là, io ci sono stato, io ci ho creduto” anche se quello che vediamo è un uomo che non ci crede più.

Di sottofondo si fa strada una terza parte, quella del testo originale inglese recitato dall’interprete, il testo, tradotto in italiano, appare con i sottotitoli di sfondo al palco, eco di uno Shakespeare patriottico che il militare recita con a tratti fierezza ed altri ambiguità, l’ambiguità di chi non è più sicuro di ciò in cui crede. “Poiché Dio solo sa, quanti verseranno il proprio sangue a sostegno delle vostre decisioni” afferma recitando il verso shakespeariano.

E si susseguono così, i versi del Bardo, versi che insieme alla narrazione della radio raccontano la trama e le vicende dell’ Henry V in un susseguirsi di scene ed azioni dense di eroismo e patriottismo. “Se potremo passare, passeremo, se saremo ostacolati, coloreremo col vostro sangue la vostra terra” recita un verso.

Il soldato, abile e fiero servitore,  non si pone domande e con fierezza esegue, agita forte la bandiera in virtù di una guerra non sua, di cui crede di sapere il motivo pur non credendoci davvero. Ad un tratto, lampi di verità: “ Ridersela della morte per fare l’amore con la guerra” dice con lo sguardo perso nel vuoto. Cita le violenze  nei confronti di innocenti, gli stupri, perché “dopo tanta morte vuoi vita, un corpo giovane, vuoi quel corpo!”

La voce narrante si fa strada, siamo alla notte prima della battaglia, notte di dubbi ed incertezze, da parte dello stesso  sovrano, a tratti quasi invidioso del suo suddito che a “ventre pieno e mente vuota va a riposare sazio di sudato pane”. In richiamo a quel suddito che non pone domande, nato per eseguire e per questo privo di ogni turbamento.

D’un tratto la battaglia, la musica si fa strada come l’eccitazione per una vittoria come quella di Azincourt. Ma il soldato non è felice, “Basta, adesso parlo io!” urla alla voce narrante, una consapevolezza si fa strada, quella forse sempre avuta. L’esaltazione crolla, lasciando spazio al pensiero, alla pace, al dialogo, “Sosterrò solo chi alzerà bandiera bianca per la pace e non per vane glorie” dice l’uomo che inizia ad essere protagonista della propria vita.

Solimano Pontarollo, unico interprete dello spettacolo,  dona grinta, violenza e al contempo tenerezza al suo personaggio, della sua trama ne percepiamo l’esaltazione tradita e stanca per una guerra che non ha niente di glorioso.

La scenografia è spoglia e funzionale facendo muovere  il soldato nello spazio, utilizzando i vari oggetti di scena per l’azione. Ecco che una sedia acquisisce maggiore significato rispetto a quella che è la sua normale funzione come la bandiera, qui arma e al contempo protezione. La musica e il fumo in scena accompagnano le azioni più bellicose, la maschera antigas indossata dal protagonista è quasi metafora del suo non voler vedere le brutalità che lo circondano.

Con il suo costante contrasto tra esaltazione ed odio della guerra, Henry The Fifth, se vuoi la pace prepara la guerra dice esattamente il contrario, ragiona su come decisioni non prese da noi intercedano sulla nostra vita e come dialogo, consapevolezza e risveglio personale siano unica salvezza.

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Henry The Fifth, se vuoi la pace prepara la guerra?. Rassegna teatrale Abbiamo rapito William Shakespeare Lingua: italiano ed inglese sottotitolato. Regia di Solimano Pontarollo. Da Henry V di William Shakespeare; riadattamento di Andrea de Manincor. Con Solimano Pontarollo. Aiuto regia di Beatrice Zuin; disegno luci di Francesco Bertolini; video proiezioni di Francesco Corso, costumi di Sycamore T Company. Oggetti di scena della famiglia De Manincor; oggetti militari di Mario Vittorio Quattrina – Teatro Camploy di Verona 17 gennaio 2025

Foto e copertina: Casa Shakespeare