Una stagione segnata dal cambiamento nella proposta artistica. Con queste parole il nuovo direttore del Teatro Chiabrera di Savona accoglie il pubblico raccolto in sala per la prima rappresentazione del calendario teatrale di quest’anno, La Tempesta di William Shakespear con la regia di Alessandro Serra. Una scelta non scontata che vuole provare agli spettatori la volontà di attirare nella provincia ligure grandi nomi di richiamo e artisti contemporanei di rilievo.
Il lavoro di Serra arriva qui dopo mesi dalla prima ma, nonostante ciò, può rappresentare una sfida per una platea come quella savonese, che sembra più interessata al testo del poeta inglese che alle soluzioni sceniche del regista italiano. Eppure, iniziata la performance, l’attenzione si concentra solo sul palco.
Il filo tessuto da Shakespeare tra risata e tensione, sogno e incubo, realtà e finzione viene amplificato dalle scelte del regista, che cura traduzione, adattamento, luci, costumi e suoni. La forte presenza scenica degli attori Fabio Barone, Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Paolo Madonna, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Bruno Stori rende la rappresentazione viva e vibrante. Il fumo vortica illuminato da tagli netti di luce nell’ombra che vanno lentamente a schiarirsi per poi tornare ad infittirsi, in una scenografia totalmente creata dai riflettori. Gli attori utilizzano, sul piano rialzato al centro del palcoscenico, pochi semplici oggetti, perlopiù di legno, ed indossano abiti che risaltano nella nudità circostante della scena. Scena che accentua, anche, la pelle nuda. Spesso, sembra di poter toccare con mano la frenesia e la convulsione della follia che i personaggi sono costretti a subire ad opera di Prospero, in una visione a tratti allucinata.
Non tutti i partecipanti apprezzano ma il lavoro di Serra e della sua compagnia non solo funziona perfettamente in sé stesso ma sottolinea altrettanto bene le parole del Bardo dell’Avon, che in questa sua opera ci ricorda quanto l’Arte del fare Teatro sia nell’essenza basata su immagini fugaci e passeggere. In sostanza, fumo, luci e ombre, a cui eseguono, forse, gli applausi.