Al Teatro Tor Bella Monaca di Roma, in prima nazionale, la commedia di Georges Feydeau diverte con ritmo, equivoci e una sottile lezione sul legame coniugale.
Una sera d’estate, un teatro romano, una commedia francese di fine Ottocento: Sarto per signora, scritta da Georges Feydeau nel 1886, è un classico del vaudeville, tra le opere più brillanti del maestro del teatro comico borghese. Al Teatro Tor Bella Monaca, la pièce ha regalato al pubblico risate e leggerezza, tra inganni, scambi d’identità e una danza di personaggi che si rincorrono tra le porte della scena.

Marco Belocchi e Giorgio Caprile
Il protagonista, il dottor Moulineaux interpretato da Max Pisu, è colto in flagrante infedeltà e costretto a destreggiarsi tra bugie e coperture sempre più complicate. In preda ai sensi di colpa e al desiderio di continuare l’avventura clandestina, affitta una stanza che un tempo era un atelier di sartoria, nel tentativo di trovare un po’ di privacy. Ma la situazione sfugge rapidamente al controllo: mariti sospettosi, mogli tradite, amanti e una suocera — una spassosa Chiara Salerno — si alternano sul palco in un susseguirsi di colpi di scena, malintesi e fughe precipitose.
La regia rispetta lo stile del teatro borghese ottocentesco, con una scenografia semplice ma funzionale: tre porte, un tavolino, un divanetto, pochi elementi che diventano protagonisti insieme agli attori. Il cambio scena — quando si passa all’appartamento dell’ex sartoria — è reso fluido da un intermezzo musicale ironico, mentre il maggiordomo e la sarta Cinzia Belcamino, vera costumista dello spettacolo — ridisegnano lo spazio con pochi gesti, mantenendo vivo il ritmo dello spettacolo.
Sul piano interpretativo, il cast ha mostrato una buona intesa corale e una solida padronanza dei tempi comici, fondamentali per sostenere la vivacità del vaudeville, tipo di commedia nata in Francia nel ’700 e ancora oggi molto diffusa, il cui scopo è solo quello di divertire.
La riuscita di una commedia come Sarto per signora richiede una precisione quasi meccanica: tempi serrati, scambi rapidi, movimenti calibrati. Il cast di questa messa in scena ha dimostrato padronanza, affiatamento e una chiara consapevolezza del genere brillante.
Max Pisu, nei panni del dottor Moulineaux, regge il centro della scena con grande equilibrio. La sua comicità, mai sopra le righe, costruisce un personaggio goffo, nervoso, ma sinceramente umano. Riesce a muoversi con agilità tra momenti farseschi e altri più sottili, rendendo credibile la fragilità di un uomo che tenta invano di ricucire il proprio errore con nuove bugie. Cristina Sarti, nel ruolo della moglie Yvonne, dà voce a una donna tradita che alterna sdegno e ingenuità con credibilità. In alcuni momenti, gestualità e sguardi risultavano meno definiti, come se mancasse un pizzico di precisione nel calibrare la tensione emotiva del personaggio. Si tratta tuttavia di sfumature che, data la sua esperienza e professionalità, potranno facilmente trovare compiutezza nel corso delle repliche.
Tania Lettieri è Suzanne amante di Molineaux, si distingue per la vivacità e il piglio deciso con cui tratteggia il suo personaggio. Con ritmo e freschezza, incarna la donna che, pur coinvolta in una situazione ambigua, non perde il controllo. Sa usare voce e corpo con misura, senza forzature, e contribuisce alla fluidità della narrazione. Nei panni del marito geloso di Suzanne Marco Belocchi, costruisce una figura ben caratterizzata, credibile nei suoi slanci e nei momenti di perplessità. La sua recitazione si fonda su un buon controllo fisico e vocale, e regala al pubblico un personaggio grottesco ma non caricaturale.
Giorgio Caprile dà vita a Bassinet, figura comica di disturbo, con una mimica efficace e un uso intelligente del tempo scenico. Ogni sua entrata è un piccolo scoppio d’effetto: sa gestire il suo ruolo di guastatore con ritmo e ironia, mantenendo sempre il personaggio dentro i confini del gusto. Valentina Maselli, nei panni della moglie di Bassinet, esprime con naturalezza la comicità tutta femminile di una donna che non si lascia ingannare del tutto. La sua energia è coerente con la partitura del testo, e si inserisce con precisione nelle dinamiche corali. E infine Luca Negroni dà voce e arte nel ruolo del maggiordomo Etienne, grazie a una interpretazione essenziale ma ben calibrata, capace di far emergere la figura decisiva dell’aiutante domestico. La sua presenza è misurata, funzionale alla narrazione e ben orchestrata anche nei momenti di cambio scena.
Infine, va sottolineata la presenza carismatica di Chiara Salerno nel ruolo della suocera, figura severa e perentoria. La sua esperienza teatrale e vocale si riflette in un’interpretazione impeccabile per ritmo, tono e gestualità. La sua sola entrata in scena basta a scuotere le dinamiche e restituire quel tocco di eleganza severa che solo le grandi attrici sanno portare.
Nel complesso, la compagnia dimostra professionalità, ascolto reciproco e una notevole attenzione al meccanismo corale. Una prova solida, che mostra quanto il teatro brillante, per quanto leggero, richieda tecnica, disciplina e sensibilità.

La Compagnia Genta Rosselli
Sarto per signora è una macchina teatrale ben oliata, che diverte senza forzature e, tra una bugia e un colpo di scena, mostra con leggerezza i compromessi della vita coniugale. Una regia fedele allo spirito originario, un ritmo calibrato e interpreti affiatati fanno di questa messinscena un omaggio garbato a Feydeau e al teatro brillante d’epoca, capace ancora oggi di intrattenere con delicatezza e intelligenza.
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Sarto per Signora di Georges Georges Feydeau – traduzione e adattamento Giorgio Caprile – regia Marco Belocchi – con Max Pisu, Chiara Salerno, Marco Belocchi, Giorgio Caprile, Cristina Sarti, Valentina Maselli, Tania Lettieri, Luca Negroni – scene e costumi Cinzia Belcamino – musiche originali Fabio Bianchini – aiuto regia Grazia Rita Visconti – luci e fonica Amerigo Anfossi – distribuzione Michela Russo
ufficio stampa Andrea Cavazzini – Teatro Tor Bella Monaca 28 giugno 2025
Foto di ©Maria Letizia Avato – In copertina: Chiara Salerno, Valentina Maselli, Giorgio Caprile e Max Pisu