Le polemiche, le giurie, gli inciampi, ma il carrozzone a dispetto di tutto va avanti da se!
Quelli della Rai, tra i più fortunati fra giornalisti accreditati e dirigenti a vario corso potranno utilizzare lo “special one”, il Frecciarossa con livrea dedicata che senza fermate intermedie dalla stazioncina di Sanremo li porterà in 4 ore e mezza a Roma Termini. Gli altri come il sottoscritto potranno “scegliere” tra una corsa ordinaria con cambio a Genova Brignole o in alternativa sei, sette ore di auto, trattori permettendo!
Calato quindi il sipario sulla 74a edizione del Festival della canzone italiana, il quinto diretto da Amadeus in tandem con l’asso piglia tutto Fiorello . Udite le canzoni e visti i risultati c’è da chiedersi se fra le polemiche sulle quali sono stati versati fiumi d’inchiostro e gran parte del palinsesto televisivo sul discusso Qua, qua, qua di Travolta che ha mandato in crisi isterica milioni di telespettatori o se preferite gli interrogativi sul ruolo del pubblico in sala con relativa fuga nei confronti di Geolier, nella serata cover di venerdì che ha visto trionfare il rapper napoletano accanto a Guè, Luchè e Gigi D’Alessio con il medley di Brivido, ’O primmo ammore e Chiagne. C’e da chiedersi appunto, salutando la brava Angelina Mango regina di questa edizione con la canzone Noia, se Amadeus alla fine di questo lungo quinquennio al comando del Festival, premiato dall’auditel con risultati monstre, sia riuscito nell’impresa di imprimere una svolta generazionale alla musica nell’epoca dei social e degli influencer. Certo qualcosa nel meccanismo del voto della sala stampa e delle radio andrà rivisto, visto il completo ribaltamento del televoto che aveva decretato una schiacciante superiorità del giovane artista di Secondigliano con la sua I p’ me, tu p’ te.
Intanto, a livello strettamente personale esprimo a Diodato, il premio bravura che non esiste, ma a giudicare dalle richieste in rete Ti muovi farà record in ogni dove.
La musica è finita, gli amici se ne vanno cantava Franco Califano e anche fra gli addetti ai lavori si è sottolineato l’addio di Amadeus a caccia di nuove sfide televisive in una serata finale che ha visto l’étoile Roberto Bolle direttamente dal Covent Garden di Londra, conquistare ancora i una volta l’applauso del pubblico dell’Ariston, con una coreografia di Maurice Bejart sulle note del Bolero di Ravel.
Di sicuro è partita da oggi un’altra gara, quella degli streaming e dei passaggi radiofonici ma anche la corsa ad accaparrarsi i biglietti per i concerti di Geolier e Mahmood che hanno già superato i 2 milioni di ascolti al giorno.
Intanto i colleghi della sala stampa hanno assegnato il premio Mia Martini a quella magnifica “pazza” di Loredana Bertè, un riconoscimento simbolico nello svolazzante Festival dominato dalle esternazioni urlate dei fan e dal rumore di scarpe a favore di sponsor e balletti insulsi.
Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti e tu sei piccolina, e tu sei piccolina… cantava Nilla Pizzi nel 1951, uno dei primi tormentoni sanremesi versione radiofonica (la televisione arriverà solo qualche anno dopo) a raccontarci un mondo che visto con gli occhi di oggi ci fa tanta tenerezza e forse anche un po di “nostalgia canaglia”, come cantavano Albano e Romina Power nel 1987 a Sanremo. Per concludere come per ogni fine Festival che si rispetti, che gusto c’e se anche noi popolo di santi, navigatori e commissari tecnici quando gioca la nazionale, non ci dilettiamo nell’esilarante esercizio del toto conduttore per l’edizione 2025? Ne va soprattutto della tranquillità dell’Italia canterina dove già si fanno i nomi dei prossimi timonieri: da Bonolis a Carlo Conti da Laura Pausini a Gerry Scotti. E chi vivrà, vedrà, parole profetiche di Rino Gaetano con il suo Gianna, naturalmente a Sanremo. Correva l’anno 1978!