A Roma la grande esposizione che riassume la produzione del grande pittore spagnolo
Di Elisa De Ros
È aperta al pubblico, fino al 27 luglio 2025, la mostra dedicata a Salvador Dalì presso il Museo Storico della Fanteria di Roma. Tra Arte e Mito è stata organizzata da Navigare e realizzata grazie ad una collaborazione tra Regione Lazio, Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e Oficina Cultural de la Embajada de España. A cura di Vincenzo Sanfo il progetto è il risultato di una cooperazione internazionale che espone al pubblico circa 80 opere provenienti da collezioni private in Italia e in Belgio. Il percorso espositivo pensato con un senso antologico inizia con una serie di litografie segnate dall’incontro tra Dalì con il poeta Garcia Lorca.
I due si conobbero all’inizio del 1923 a Madrid dove entrambi frequentavano l’accademia di San Fernando. Questo luogo sancisce anche l’incontro tra Dalì e il regista del surrealismo Luis Buñuel, la cui amicizia è mostrata nello spazio della mostra tramite video e spezzoni di film. Il mondo giovanile di cui faceva parte il poeta Garcia Lorca viene mostrato nel lungo corridoio iniziale tramite con una serie di litografie. Dopo aver superato gli anni 20, forti di uno sguardo giovanile, si passa al cuore pulsante della mostra: la serie di acquerelli che Dalì realizzò negli anni ‘50 per illustrare la Divina Commedia. Verso la fine degli anni ‘40, il pittore ormai uscito dal gruppo dei surrealisti, si riavvicina alla fede cattolica ed entra in un periodo “classicista”. In occasione del 700° anniversario dalla nascita dell’illustre poeta il Governo italiano commissionò all’artista spagnolo l’incarico di illustrare il poema. In seguito a una serie di polemiche che riguardavano le origini dell’artista, egli fu destituito dall’incarico e la serie degli acquerelli venne poi pubblicata dall’editore parigino Joseph Foret nel 1960.
Tramite questo progetto si sancisce uno straordinario connubio tra arte e letteratura all’interno di un sogno. Il mondo onirico che domina l’atmosfera del poema dantesco viene reinterpretato dall’artista con uno sguardo psicoanalitico. Nelle illustrazioni dell’Inferno e del Purgatorio la dimensione sacra e mitologica dei versi danteschi subisce un processo profanatorio dove i personaggi, soli protagonisti delle scene illustrate, si mostrano nella loro verità ironica e stravagante. Altro trattamento è invece destinato ai personaggi del Paradiso dove la visione sacra viene ripresa e i protagonisti della vicenda sono investiti di un’aurea celeste e divinatoria. Il confronto tra il Surrealismo e i canoni medievali di interpretazione del mito, della bellezza e del sacro esemplifica la tensione che anima l’avanguardia surrealista: un conflitto tra la confessione spirituale, legata alla tradizione ecclesiastica, e la confessione psicanalitica, che indaga i territori dell’inconscio.
Conclusa la sezione dedicata alla Divina Commedia, il percorso espositivo si concentra sul rapporto tra Dalí e il marketing. Al centro della sala, una teca custodisce le iconiche bottiglie di Rosso Antico. Negli anni ‘70, la distilleria Buton commissionò a Dalí la creazione di tre diverse versioni della bottiglia del celebre liquore. Gli stampi originali vennero distrutti nel 1972, rendendo queste bottiglie dei rari oggetti da collezione. Accanto alle bottiglie, trova spazio un altro esempio del genio di Dalí applicato al marketing: il logo dei Chupa Chups, da lui ideato nel 1969.
Il trasferimento di Dalí in America segnò un’apertura verso l’estensione della sua creatività al mondo dell’industria, spinto anche da ragioni economiche. Questa tendenza, era già avviata nell’Ottocento e era stata resa nota dal Futurismo, con la celebre bottiglia del Campari disegnata da Depero. La mostra espone ulteriori esempi della fertile collaborazione tra Dalì e l’industria, tra cui i profumi realizzati in partnership con Jean-Pierre Grivory, fondatore di Cofinluxe.
L’ultima sezione del percorso dedicato esclusivamente alla produzione artistica di Dalí, presenta opere di diversa natura e tecnica, dall’installazione Immortalité, concepita per il libro “Dix Recettes d’Immortalité”, all’arazzo tratto da Il grande masturbatore.
La conclusione del percorso espositivo appartiene al movimento surrealista e ai suoi protagonisti. Una selezione di artisti, tra cui Mirò, Lepri, Fini, Colombotto Rosso e Man Ray, chi meno e chi più noto, è stata qui chiamata a rappresentare il movimento internazionale del surrealismo. L’ultima parte della mostra è infatti dedicata al carattere trasversale e internazionale di questa corrente delle avanguardie storiche. Il Surrealismo nasce nel 1924 grazie alla pubblicazione del Manifesto del Surrealismo di Andrè Breton, il quale chiarisce subito l’intento di rappresentare tutto ciò che in maniera incontrollata la nostra mente ci offre. Il carattere irrazionale, astorico e amorale di questo movimento lo rende adatto ad una lettura e una diffusione imparziale e indiscriminata.
Questo ha permesso agli artisti, come ben possiamo notare in questa ultima sezione, di sviluppare stili, tecniche e linguaggi molto differenti gli uni dagli altri. Il percorso attraverso l’arte di Dalì e degli artisti del surreale ci lascia con una riflessione su ciò che siamo abituati a mostrare di noi stessi. Quando un pensiero o un’immagine si formano nella nostra mente sta a noi formulare un giudizio su di essi prima di mostrarli. Gli artisti surrealisti sono stati in grado di oltrepassare la barriera del giudizio, offrendosi nella loro essenza più autentica e lasciando al pubblico la responsabilità dell’interpretazione.
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Salvador Dalì. Tra arte e mito a cura di Vincenzo Sanfo – Museo storico della Fanteria di Roma dal 25 gennaio al 27 luglio 2025
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