Sacro Amor Profano scritto da Lodovica San Guedoro raccoglie una serie di racconti dove il protagonista centrale e ricorrente è l’amore, nelle sue tante, poetiche ed elevate sfumature.
Che cosa sia davvero resta, forse, uno dei misteri dell’esistenza, di sicuro i tentativi di spiegarlo, di cantarlo, di narrarlo e soprattutto di viverlo non si arresteranno mai: è l’amore, questo segreto insondabile, e uno dei libri, che rientra in questi audaci e incessanti sforzi, ha un titolo emblematico e contiene un modo particolare di raccontarlo. Sacro Amor Profano di Lodovica San Guedoro, edito da Les Flâneurs Edizioni, è un romanzo fatto da diversi racconti con al centro l’amore, declinato in tante forme e versioni particolari. Dal sottile, l’implicito allo struggente, nostalgico. L’amore terreno, profano, umano assume questa connotazione preziosa e sacra, che lo fa essere imperscrutabile, lontano, a volte passeggero, di tutt’altre dimensioni e appartenenze, eppure fisico, così vicino e voluto.
Il desiderio accompagna la novità e la scoperta, una conoscenza di sé e, parallelamente, uno smarrimento e una perdita senza ritorni. Lodovica San Guedoro fa dell’amore un concetto, uno stato d’animo, un’azione attraverso una serie di storie e di personaggi particolari, a volte disorientanti e non immediati, presentati e sviluppati con un’analisi introspettiva attenta, con descrizioni che a tratti lasciano un’aria sognante, d’altri tempi.
I racconti di Sacro Amor Profano risentono, infatti, di uno stile elegante tutt’altro che scontato e puramente romantico: la scrittura è ricca di emozioni, di rimandi letterari suggestivi, colti, naviga con lentezza narrativa che lascia il tempo di osservare quell’immagine, quella percezione e di fissarla nella mente e nell’immaginazione. Tutto finisce per assumere una dimensione dilatata, allungata, un’a-temporalità dove i personaggi si susseguono, avvicendano i loro sentimenti e scompaiono senza una fine precisa.
Non c’è, perciò, una consequenzialità ordinaria, ma c’è questo grande tema, l’amore, che si inserisce e detta l’andamento e lo sviluppo di ciascuno. Leggere Sacro Amor Profano è come assistere, da spettatori, ad un ballo in un salone enorme, tra pareti affrescate e alti lampadari a goccia: i personaggi, a turno, avanzano al centro, guidano e si lasciano guidare e coinvolgere da questo sentimento, vengono mossi da movimenti inaspettati, non previsti. Il vortice creato, di corpi e di emozioni, sorprende e trasporta verso situazioni complesse, contradditorie, con esiti sospesi, a volte sconosciuti.
In questa danza, vivono la nostalgia e la malinconia, la ricerca, gli interrogativi, l’abbandono, la riscoperta: una miriade di sfumature che compongono un disegno mai uguale a chi l’osserva, tra riferimenti ricercati, ispirazione lontane, tra il romanticismo e il disincanto.
Alcuni passaggi che vedono questi protagonisti al centro hanno quell’aria da poesia, tutta da respirare e trattenere dentro: “Niente era più malinconico e struggente di quello scenario incantevole che si velava, di quelle forme e di quei colori diafani che evaporavano in un pulviscolo acqueo, niente era più atto a incarnare l’idea della morte e della fine della materia di quell’estrema bellezza che impallidiva e si dissolveva”.
E ancora “Per un’associazione improvvisa e naturale, le ritornarono in mente gli occhi del cameriere: anche quelli erano suggellati dalla tristezza. Da una tristezza languida e dolcissima, che racchiudeva riflessi di quella prodigiosa armonia della Natura e, contemporaneamente, il rimpianto di non arrivare a goderne abbastanza, del trascorrere troppo rapido del tempo…”.
Sono esempi, tra i tanti presenti, di una bellezza sfuggente che risente e ricalca i sentimenti raccontati, sono ciò che l’autrice ha voluto “mettere dentro” al cuore dei suoi personaggi. Per non parlare della storia di Giulia Berri-Orff, non immediata ma strabordante di sentimenti, di sconvolgimento, di disorientamento, di un amore che la lascia così confusa, quasi alla deriva. Tra le pagine, verrebbe voglia di prenderla per mano e tenerla stretta. Oppure il brano Dolore, scritto in prima persona, ardente di amore per Kasim, questo sentimento affondato, doloroso, tra il passato e un presente affannoso, difficile. Leggerlo dà quasi l’idea di intravedere i resti di un relitto naufragato al largo del mare: pezzi e testimonianze galleggianti che hanno avuto una vita che non esiste più.
E poi c’è lei, l’autrice Lodovica San Guedoro, fissa in Germania e che esce in Italia con questo testo, presentato e suggerito da Franco Cardini al Premio Strega 2023. La scrittrice è presente nelle sue stesse righe: quella sorta di lontananza, l’espatrio che non dimentica, la celata tristezza sono uniti a grande sensibilità e a un’attenzione emotiva personale. Essi si ritrovano in diversi punti, nelle descrizioni che sembrano esattamente parlare di se. Anche i contesti hanno un loro preciso senso, si va dal Sud Italia alle atmosfere tedesche, dalla modernità alla semplicità quasi fiabesca. Tocco in più, anche il finale, con la scena di Venere e Amore come fosse un testo teatrale, con tanto di battute e di scambi molto attuali.
Sacro Amor Profano, allora, nella sua poesia e nelle sue vene espressive assume i colori di un dipinto (è un caso, forse, che lo stesso titolo richiami, in forma scissa, uno dei quadri di Tiziano Vecellio?): evocazione, percezione scritta che arrivano dritte all’immaginazione, parole che si elevano e che raccontano questo amore, mai pienamente definito. Un quadro che può arrivare in maniera diversa a ciascuno perché chiama in causa il proprio di amore, vissuto e vivente.
Da Platone al Cantico dei Cantici, dalla grande letteratura di ogni secolo alle canzoni di oggi: l’amore non smette di ispirare e di interrogare, di smuovere e di inventare. Lodovica San Guedoro aggiunge questo suo contributo, fatto di delicatezza e di poesia. Un tassello che arricchisce, anche che non esaurisce il tema e non lo risolve, fortunatamente.
Una penna, la sua, raffinata e trasparente che porta alla luce personaggi, luoghi, sentimenti sicuramente profani ma, allo stesso tempo, sacri. Un amore che è povertà e ricchezza, umanità ed elevazione, fatto dei contrasti che costituiscono e alimentano la vita stessa.
“Sacro Amor Profano” – Lodovica San Guedoro
Foto in evidenza di Les Flâneurs Edizioni