Con la guida di Andrea Colamedici, una serata di testimonianze, rabbia e consapevolezza. Roma risponde, e adesso tocca a noi
C’è una parola che Francesca Albanese ha lanciato come un sasso in mezzo alla folla: ammuina. In dialetto campano, significa fare rumore, confusione, caos. Ma nel giardino del Monk di Roma, dove oltre 1.500 persone si sono radunate per ascoltarla nella serata dello scorso 29 luglio – molte stipate fuori in via Mirri, altre ancora arrivate già dalle 18.00 per un talk che sarebbe iniziato solo alle 21:00. – quella parola è diventata una chiamata collettiva. A svegliarsi. A smettere di essere spettatori. A fare qualcosa. Il Monk, storico spazio dell’underground politico e culturale della Capitale, ha accolto non una presentazione, ma un grido. Quello di una donna sola — perché così l’hanno voluta — ma sostenuta da una massa crescente che non è più disposta a voltarsi dall’altra parte.

Il talk è stato introdotto e accompagnato da Andrea Colamedici, che con poche, essenziali domande ha acceso il motore della serata, nata per presentare l’ultimo lavoro editoriale della Albanese: Quando il mondo dorme. Una serata che non è stata una conferenza, ma un rito civile durato quasi due ore: vibrante, intensa, densa. Il calore del pubblico non era passivo, ma coinvolto fino al midollo. Le reazioni, i silenzi, gli applausi, i respiri trattenuti: tutto partecipava. E poi lei, Francesca Albanese. Il suo corpo parlava quanto le sue parole. I gesti, la postura, gli occhi. Una presenza incarnata, che trasmetteva non solo consapevolezza ma urgenza morale. Chi l’ha guardata, chi ha sentito la vibrazione della sua voce, ha percepito qualcosa che le parole da sole non dicono: l’ha vista sentire davvero ciò che raccontava. Perché lei ha visto ciò che non doveva essere visto. Ha raccolto testimonianze dolorose, storie che l’hanno segnata e che ora chiede al mondo di non ignorare. La sua passione è diventata una lama, ma anche un abbraccio.
Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati, è oggi una delle pochissime voci che chiamano col proprio nome quello che sta accadendo: genocidio. E lo fa mentre le viene chiesto di tacere, mentre gli Stati Uniti le impongono sanzioni senza precedenti per un funzionario ONU, mentre dal prossimo 8 agosto le sarà vietato l’accesso ai social, come si fa con chi è pericoloso. Perché la verità, oggi, è pericolosa.
Quando il mondo dorme è il titolo del suo libro, edito da Rizzoli. Ma al Monk, quel mondo si è svegliato. Il libro è solo lo spunto per parlare della realtà che Albanese ha vissuto sul campo e studiato nel dettaglio. Anni a documentare crimini, raccogliere prove, sfidare il linguaggio diplomatico. E oggi, finalmente, le sue parole non sono più isolate: anche storici israeliani, intellettuali e giuristi internazionali parlano di genocidio. Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è un “conflitto”, non è “legittima difesa”: è una strategia precisa, sistematica, volta a cancellare un intero popolo dalla propria terra. E chi lo nega, è complice. Francesca lo ripete con calma, con una voce che non cerca lo scalpore ma la verità. E chi la ascolta, lo capisce.
Le domande dal pubblico – tantissime, puntuali, mature – non sono quelle di chi cerca conforto, ma strumenti. Cosa possiamo fare? Come possiamo colpire davvero l’economia della guerra? Quali aziende evitare, quali parole usare, quali alleanze costruire? Chi era lì non vuole più indignarsi e basta: vuole agire. E Francesca lo sa, e indica la via. Boicottare, fare pressione, rompere la normalità. Anche il turismo è un’arma: Airbnb e Booking affittano case costruite su terre espropriate, con l’acqua rubata ai palestinesi. Anche i colossi dell’innovazione alimentano la sorveglianza e l’occupazione. Anche banche e fondi pensione investono nei titoli di guerra. Ogni scelta economica è una scelta politica. E ogni silenzio, un’arma nelle mani dell’oppressore.
In mattinate, Albanese aveva parlato anche a Montecitorio, presentando il suo nuovo report: Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio. Un dossier in cui si denuncia un intero sistema: un mercato che prospera sulla morte, sulle macerie, sui campi profughi e sugli sfollamenti. Israele, dice Albanese, ha trasformato la crisi del 2023 in un’occasione. La borsa di Tel Aviv è cresciuta del 200%, 220 miliardi di dollari macinati mentre piovevano bombe. Le banche l’hanno aiutata. I fondi speculativi l’hanno protetta. L’industria delle armi ci ha lucrato. Tutto questo mentre a Gaza mancava l’acqua, la corrente, il pane, mentre la fame veniva usata come strumento di punizione collettiva.
Non è una questione lontana. L’Italia stessa, denuncia il direttore di Altreconomia Duccio Facchini, esporta armi verso Israele e perfino nelle colonie. In alberghi illegali in Cisgiordania, ci sono shop che vendono pistole Beretta ai coloni. Ci sono foto di bambini di 12 anni armati. Non è un dettaglio, è un crimine. E noi ci siamo dentro.

Francesca Albanese non si ferma. Nonostante le minacce, nonostante la censura, nonostante la pressione. E ricorda a tutti che riconoscere lo Stato palestinese è importante, ma non basta. Perché il punto non è un trattato, un voto, una bandiera. Il punto è che oggi, mentre leggiamo, ascoltiamo, scriviamo, sta morendo un popolo. E se non facciamo tutto il possibile per fermare questo sterminio, allora siamo complici.
Non c’è neutralità davanti al genocidio.
Non c’è terzietà davanti all’annientamento.
Chi era al Monk lo ha capito. Non è stato uno spettacolo, ma una sveglia. E non possiamo più permetterci di dormire.
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Quando il mondo dorme – Talk di presentazione del libro di Francesca Albanese, coordina Andrea Colamedici– Monk 29 luglio 2025
Foto di ©Grazia Menna – Foto di copertina : Francesca Albanese