Rosy D’Altavilla- L’amore oltre il tempo: intervista a Paolo Vanacore

Torna sul palco del Teatro Vittoria di Roma dall’8 al 13 febbraio, “Rosy D’Altavilla- L’amore oltre il tempo” scritto e diretto da Paolo Vanacore. Intervistato da Quarta Parete, è lo stesso autore e regista a prendere la parola raccontando la nascita, la vita e i retroscena dello spettacolo.

Da dove nasce la fascinazione per questo personaggio?

Nasce dai miei studi sul periodo del “Café chantant” del “varietà”. Dopo essermi laureato in Storia del teatro con una tesi sul grande attore e cantante dell’ epoca, Gennaro Pasquariello, sono infatti entrato in contatto con quelle atmosfere di inizio Novecento. Rispetto al Café chantant il varietà era una forma più strutturata di teatro in cui dal cafè, l’esibizione si spostava nei teatri. In questo contesto, oltre alla figura del grande Pasquariello, c’erano quelle di molte chanteuse.

Si trattava di donne autodidatte che, iniziando con esibizioni nei cafè, erano poi diventate famosissime in tutta Europa. Erano tutte italiane ma avevano talvolta l’abitudine di francesizzare i propri nomi. Rosy D’Altavilla è un personaggio che non esiste ma che rappresenta la summa di tutte queste donne nonché il ritorno a un periodo che in qualche modo, essendo io napoletano, mi è rimasto dentro.

Come si origina e come si caratterizza la collaborazione con Alessandro Panatteri, autore delle musiche originali dello spettacolo?

Alessandro è uno dei più grandi compositori di musica per il teatro e non solo. Sono quindi onorato che lui scriva musica per me. La nostra collaborazione inizia già da prima del 2010. Noi siamo una coppia assodata nel mondo del teatro così come nella vita dunque ho la fortuna di avere Alessandro come mio compagno e come compositore di tutte le musiche degli spettacoli che scrivo e dirigo. Al di là di questo lui ha anche una luminosa vita propria, fatta di collaborazioni con grandi artisti come il compianto Morricone, Piovani, Scaparro, Proietti e tanti altri.

Trasversale nella sua scrittura, è il ricorso alla favola. È favola Rosy D’Altavilla, sono favole “Mi batte forte il cuore” (2014) e “Il canto degli alberi” (2018). Qual è la potenza di questa forma di scrittura rispetto alle altre?

La potenza di questa forma di scrittura è il sogno. Le fiabe ci fanno sognare, ci danno il permesso di far accadere cose che nella vita ordinaria non accadrebbero. Così come la bella addormentata incontra il principe azzurro e si risveglia, Rosetta ha incontrato un amore nella sua vita precedente che ha perso dopo essere arrivata agli apici del successo. Nelle mie fiabe per bambini adotto lo stesso meccanismo: cerco di raccontare degli episodi che in qualche modo possano avere un’evoluzione positiva grazie alla capacità di realizzare quello che nella vita quotidiana sarebbe difficile.

Purtroppo lo faccio anche con un po’ di senso critico: nel caso di “Mi batte forte il cuore” si parla di omogenitorialità, tema ancora molto difficile da affrontare e purtroppo ancora non del tutto compreso e accettato all’interno della nostra società. Ne ” Il canto degli alberi ” invece, faccio parlare gli alberi che diventeranno dei violini Stradivari. Dunque il legno che racconta è anch’esso atto di sogno.

Nello spettacolo il ricordo torna in vita, nel lavoro che lo precede sono alcune particolari melodie ad essere riportate alla luce. In cosa consiste questo procedimento?

La musica è importantissima. Oltre alle musiche originali, Alessandro ha svolto un lavoro straordinario e inedito di rielaborazione e di rimessa in vita di alcune canzoni napoletane che erano state completamente dimenticate, che non avevano superato il muro del tempo. Si tratta di canzoni di cui non esisteva nessuna traccia se non uno spartito all’interno di alcune riviste, i cosiddetti Piedigrotta Gennarelli dei primi del Novecento. Questi venivano stampati proprio in occasione della festa di Piedigrotta a Napoli. Alessandro ha avuto queste riviste dal padre, che era un collezionista e, a partire dagli spartiti, ha ricostruito tutte le melodie, tutti gli arrangiamenti ridando vita a queste canzoni scritte dai più grandi cantanti dell’epoca: Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, e tanti altri.

Scrittori di grandi successi che ancora oggi ricordiamo, sono anche gli autori di queste canzoni “minori” che, seppur altrettanto belle, non sono riuscite ad arrivare fino ad oggi. Nello spettacolo si possono ascoltare queste tredici canzoni.
Rosetta è una donna che, in questa sua “vita successiva”, fa la bidella ma ama ancora cantare. Non riesce a capire come mai, per uno strano meccanismo mentale, riesca a ricordare ogni istante della sua vita precedente in cui invece, era una famosissima cantante del Cafè chantant. Il denominatore comune tra le due vite è la musica. Cosi come la protagonista cantava nella sua vita precedente, ancora oggi canta, purtroppo non con la stessa cultura.

Dunque musica come metafora del legame tra passato e presente?

Assolutamente si. La musica è un atto istintivo che nasce da dentro.
La musica– afferma l’attrice Carmen Di Marzo nel monologo- è una cosa che ti sale dallo stomaco, ti arriva al cuore e poi esce dalla bocca come un fiore profumato. È un atto istintivo, a volte come mangiare, come parlare. Ed è per questo che diviene legame tra due vite. Forse Rosetta ricorda tutto proprio perché canta.

Come nasce la collaborazione con l’attrice Carmen Di Marzo?

Il rapporto con Carmen è iniziato nel 2016 in maniera rocambolesca. Lei non si presentò ad un provino che io feci, perché impegnata in una tournée. Abbiamo però continuato a frequentarci, a seguirci e a conoscerci. Così, da un mancato spettacolo, è nata una collaborazione molto fervida, continua è forte tanto dal punto di vista professionale, quanto da quello umano. È lei, alla quale sono molto legato, che sta dando voce in maniera straordinaria ai miei personaggi. È la mia musa. Vorrei inoltre aggiungere che siamo in un grande teatro, il Teatro Vittoria, che ha creduto in noi e che ha voluto fortemente questo spettacolo. Ringrazio dunque il direttore artistico Viviana Toniolo, e tutta la compagnia attori e tecnici. Sono contento di aver regalato a Rosy, a Rosetta, un palco prestigioso dentro a questo importante teatro. Sia la bidella, sia la diva del Cafè chantant, saranno assolutamente felici di tutto ciò.