“Roma in pittrice”, tripudio del femminile

Prorogata fino al 4 maggio 2025, la mostra omaggia le numerose artiste lasciate a lungo in ombra.

Spesso quando si parla di grandi nomi del mondo dell’arte, si tende a citare figure maschili. Eppure, nel corso della storia, numerose artiste hanno lasciato un segno significativo, contribuendo alla scena artistica con opere di grande valore. La mostra Roma in pittrice, allestita presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi, nasce proprio con l’intento di portare alla luce il ruolo delle donne nella pittura tra il XVI e XIX secolo, mettendo in evidenza il loro percorso formativo e la loro produzione artistica. In un’epoca in cui le scuole pittoriche italiane rivendicavano la propria autonomia rispetto all’egemonia fiorentina, molte artiste – spesso relegate ai margini della storia dell’arte – trovano in Roma non solo un centro di studio e affermazione, ma anche un luogo di riconoscimento della propria identità artistica e femminile.

Lavinia Fontana, Primo autoritratto alla spinetta (1575)

Ancora in fase di sviluppo, la mostra si propone di ricostruire non solo le biografie, ma anche i percorsi professionali di queste artiste, restituendo loro il posto che meritano nel panorama artistico. Il percorso espositivo si apre con il ritratto di una pittrice ignota, quasi a sottolineare il destino condiviso da molte artiste dell’epoca, la cui memoria è stata spesso oscurata o silenziata. Tuttavia, proprio attraverso questa presenza discreta, esse hanno saputo lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.

Proseguendo lungo il percorso, si entra nel cuore della produzione artistica delle pittrici attive tra il Cinquecento e il Seicento. Qui spiccano opere inedite di Lavinia Fontana, tra cui un autoritratto presentato sia nel suo prototipo su rame che nella successiva trasposizione su tela. A catturare l’attenzione è anche l’unico ritratto di un gentiluomo presente nella selezione, così come l’Allegoria della Poesia e della Musica, l’unica opera pervenuta di Giustiniana Guidotti Borghesi, caratterizzata da intense suggestioni caravaggesche. Seguono le opere di Artemisia Gentileschi – in cui emergono plasticità, drammaticità corporea e pose di ispirazione classica, esaltate dall’uso magistrale del chiaroscuro e l’autoritratto di Giovanna Garzoni, in cui l’artista si raffigura nelle vesti di Apollo, con un’evidente influenza raffaellesca.

Restando nel Seicento, la sala successiva è dedicata alla natura morta, un genere particolarmente praticato dalle pittrici dell’epoca. Qui troviamo la Ghirlanda floreale di Anna Stanchi e le due nature morte di Laura Bernasconi, una rappresentata nel pieno della sua fioritura; l’altra in un iniziale stato di decomposizione; entrambe caratterizzate da un vivido cromatismo. La sezione dedicata al XVI e XVII secolo si conclude con due sale riservate al ritratto, un genere particolarmente apprezzato dalle artiste, tra cui spicca l’unico ritratto di Claudia Del Bufalo.

Il percorso espositivo prosegue ancora con un focus sul tardo Settecento romano dominato dalla figura di  Angelika Kauffmann, artista di fama internazionale, il cui tratto neoclassico emerge con chiarezza tanto nei ritratti tradizionali (come quello di Onorato Caetani) quanto in quelli di ispirazione epica (come il Ritratto di giovinetta in veste di baccante). Il Settecento segna un periodo di crescente affermazione per le artiste, favorito dall’espansione del fenomeno del Grand Tour, che permetteva loro di far circuitare le proprie opere e di esplorare nuovi generi, tra cui la miniatura, apprezzata per la sua facilità di trasporto. In questo contesto si distinguono pittrici come Caterina Cherubini e Maria Felice Tebaldi, accanto a paesaggiste come Maria Luisa Raggie Laura Piranesi, nota per le sue raffinate stampe.

Avvicinandosi alla conclusione, il percorso si apre al XIX secolo, un’epoca in cui le pittrici raggiungono una piena affermazione artistica. In questi anni, la pratica del ritratto in atelier si diffonde rapidamente, diventando un potente strumento di espressione e di riconoscimento sociale. La sala dedicata a questo fenomeno si rivela così un vero e proprio tributo alla ritrattistica femminile, sia per la varietà delle autrici che per la ricchezza dei soggetti raffigurati. Un piccolo, ma significativo focus è riservato poi a Emma Gaggiotti, il cui stile purista e raffaellesco emerge con un’eleganza inconfondibile. A chiudere l’esposizione, una selezione di dipinti che anticipano il sentimentalismo romantico con soggetti di grande carattere, scene storiche e paesaggi di ispirazione arcadico-letteraria.

Artemisia Gentileschi, Aurora (1625-1627)

Uscendo da questo viaggio attraverso secoli di arte al femminile, resta un senso di entusiasmo e di rivelazione nel riconoscere, opera dopo opera, quanto profonde e significative siano state le tracce lasciate da queste artiste nel tempo. Roma in pittrice non è quindi solo una mostra, ma un’importante mappatura dell’influenza femminile nella storia dell’arte, che finalmente restituisce voce e spazio a chi per troppo tempo è rimasta nell’ombra.

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Roma in pittrice. Artiste al lavoro tra XIV e XIX secolo. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. A cura di Ilaria Miarelli Mariani (direttrice della Direzione Musei Civici Sovrintendenza capitolina) e Raffaella Morselli (Sapienza, Università di Roma). Con la collaborazione di Ilaria Arcangeli (Ph.D Università di Chieti Gabriele D’Annunzio). Organizzazione, Zètema Progetto Cultura. Museo di Roma – Palazzo Braschi, dal 25 ottobre 2024 al 04 maggio 2025.

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