Cala il sipario sull’ultima edizione del Roma Fringe Festival, che vede la vittoria come miglior spettacolo de “Le nostre folli capriole nel sole”.
Una nuova edizione del Roma Fringe Festival volge al termine. Tre, i finalisti che si sono succeduti sul palco del Teatro India. Tre, le storie di riscatto; libertà; coraggio; affermazione identitaria; amore per la vita. Ad aprire la serata conclusiva del Festival, un pregnante testo d’impronta socio-politica, “La distrazione della formica”, scritto da Niccolò Felici e diretto da Kabir Tavani.
Entriamo in sala e lì sul palco, uno degli interpreti (lo chiameremo Individuo A), evocando una gestualità primordiale si muove tra gli elementi scenici introducendo spettatore dopo spettatore alla rappresentazione che si appresta ad iniziare. Come in un prologo performativo, l’esperienza sensoriale è quella di un angusto e alienante spazio scenico: esperienza, questa, che allo spegnersi delle luci si fa sempre più immersiva.
Siamo in una fabbrica e qui, Individuo A (Daniele Trombetti) e Individuo B (Niccolò Felici), trascorrono pressoché la loro intera esistenza scandita dall’unico e martellante ritmo PAUSA-LAVORO-LAVORO-PAUSA, sperimentando giorno dopo giorno la propria condizione alienante e alienata alla quale vorrebbero sfuggire ma non possono (o meglio, così credono). Così, da un’iniziale e solo “superficiale” lotta di classe; l’intero dialogo (e la sua prossemica) si tramuta in un’estenuante lotta alla sopravvivenza, il cui unico plausibile atto di ribellione sembra rivelarsi il sacrificio: d’altronde, esiste altro destino in una società volta unicamente alla produttività dell’individuo? Ma, per quanto ci si possa sentire prigionieri di un destino inevitabile (proprio come quello di un’“inutile” formica), la speranza e il desiderio di riscatto rappresentano il motore trainante del più potente e dirompente atto di ribellione: il coraggio di scrivere il proprio destino a costo della vita.
Lo stesso coraggio e la stessa speranza che ritroviamo nel toccante, quanto esilarante, monologo di Massimiliano Frateschi dove il tempo dell’attesa (chi di noi, d’altro canto, recandosi in un consuetudinario ufficio pubblico non si è ritrovato con quel numeretto alla mano ad attendere un tempo indefinito) si fa flusso di coscienza. Così, tra sacro e faceto, il nostro ISMAEL rivive la sua storia (ispiratasi alla storia vera di Adnan); le sue origini siriane; il suo viaggio, attraversando con sagace ironia e sarcasmo luoghi comuni – che poi così tanto comuni non sono – e ricordando che in fin dei conti l’unico connotato a definirci non è altro che la condizione di essere umani; diversi, sì, ma tutti mossi dalla stessa speranza e desiderio: la voglia di vivere.
Quella stessa voglia di vivere che arde in ciascuno di noi soprattutto in tenera età, come per Martina (Iulia Bonagura) e Valentino (Emanuele Baroni), protagonisti de Le nostre folli capriole nel sole. Loro, due giovani amici che ogni estate fin dalla tenera età di dieci anni vivono con proverbiale leggerezza quell’ordinaria sospensione spazio-temporale sulle spiagge di Cincinnato, una piccola frazione del litorale laziale. Questo, luogo ameno in cui poter fuggire dalle vite ostacolanti a cui sembrano destinati; in cui poter interrogarsi e sognare un futuro a cui gli adulti sembrano invece aver rinunciato o a cui si sono arresi. Ma, il tempo delle scelte arriva anche per loro: prossimi ormai alla vita adulta, Martina e Valentino, per poter spiccare il volo o tuffarsi a capofitto in un sogno tanto agognato dovranno rinunciare ad una parte di sé; a quella tenera fanciullezza che aveva donato loro sempre una confortevole carezza e avere il coraggio di rompere le catene di un destino non scelto, non desiderato, non voluto. Il coraggio di essere vivi. Un monito, il loro, che con fanciullesca tenerezza viene portato sul palcoscenico conquistando cuore e consenso del pubblico e della giuria tutta. Così, Le nostre folli capriole nel sole si aggiudica la vittoria come miglior spettacolo di questa edizione 2024. I nostri comunque più sinceri complimenti a tutti i finalisti.
Roma Fringe Festival 2024
I finalisti – 28 luglio 2024:
La distrazione della formica, di Niccolò Felici. Regia di Kabir Tavani. Aiuto regia, Elena Fiorenza. Con, Niccolò Felici e Daniele Trombetti
Ismael, di e con Massimiliano Frateschi
Le nostre folli capriole nel sole, di Iulia Bonagura. Regia di Emanuele Baroni. Aiuto regia e tecnico, Valerio Castriziani. Con, Emanuele Baroni e Iulia Bonagura. Voice off, Filippo Gili.
Immagine di copertina: ©Simona Albani