L’elaborazione del lutto, trattata da chi “ha sempre fatto commedia”. Così chiosano il giovane cineasta Ettore Fiore ed il protagonista Alessandro Campaiola . Parlano del loro cortometraggio Rivivere, presentato in anteprima il 13 maggio scorso presso la sala cinema del Institut Français Centre Saint Louis a Roma.
Rivivere in due accezioni. Michele, interpretato da Alessandro Campaiola,è un aspirante cineasta sulla trentina. Rivive ogni notte, incessantemente, ossessivamente, il lutto che gli ha tolto la voglia di vivere: la morte del padre, interpretato dall’abile Franco Mannella. Ma per Michele, apprenderemo via via, rivivere significa anche rinascere, con la consapevolezza, finalmente, che “suo padre vive in lui”.
Questo grazie al viaggio in auto, che fa da confine e lasciapassare tra il mondo dei vivi e dei morti, grazie al medium onirico. Un astuto escamotage per parlare di riti di passaggio all’età adulta e gap generazionali .
Sono tematiche universali, da tragedia greca, qui rivisitate in chiave moderna, “piana” ed accessibile . Come dimostra l’affluenza di un pubblico giovanissimo. Uno short movie intenso. Molto vero.
Solo l’idea , e chi ci è passato lo sa bene, fa orrore. L’idea di rivivere ad libitum lo stesso sogno, i minuti subito antecedenti alla morte di un padre … esiste forse incubo più atroce? Parlare con lui, che ti motiva, ti dice che ” il cinema è una strada difficile perciò tu devi crederci“; che “se anche non sceglierai la sua, di strada“, ti amerà lo stesso. E poi che vivrà in te . Lo scorrere dei giorni è descritto con esattezza: i pomeriggi persi al parco coi nuovi amici, teppisti di periferia (Federico Campaiola e Flavio Marini). Il pestaggio da parte fei bulli. L’incontro con Letizia, l’amica d’infanzia (Noemi Medini )che tenta di condurti sulla retta via, senza successo. E poi le liti, il parlarsi addosso con una madre disperata( Monica Ward) che soffre per te e tu meschinamente la accusi, sbagliando. Ottusamente la ferisci, nel profondo. Vuoi punirla per la morte di tuo padre. Perché ti senti impotente. Perché lei sa reagire al dolore . Tu invece sei del tutto impreparato.E poi, per non pensarci, ti fai scudo di quel dolore praticando ogni giorno l’odio per il mondo fuori. Per la gente che vive ignara e beata e felice. E lotti contro tutto e tutti ; specie contro te stesso. Chè stai buttando la tua vita e tutti ti dicono di andare avanti. Ma che ne sanno, loro, pensi? Chi non lo prova, non lo sa.
Ettore Fiore e un’intenso Alessandro Campaiola lo sanno bene. In due parole. Un film sulla incapacità di vivere senza qualcuno – un genitore- ed accorgersene quando lo hai perduto. Queste le tematiche centrali.
Ci siamo passati in molti, è facile empatizzare. Rivedersi. Lo è meritoriamente, grazie al materiale emotivo e umano e alla perizia tecnica profusi da questi giovani, Ettore Fiore ed Alessandro Campaiola, il cast e i collaboratori.
Un viaggio dolorosissimo, senza fine, nelle agitate acque dell’ elaborazione del lutto.
Ci tocca e ci avvince il dialogo che incalza tra i due, come una tempesta che monta finché il fiume esonda. Fiore esordisce , si noti, con un campo stretto iniziale, il dettaglio dello sguardo del padre dallo specchietto retrovisore, mentre il figlio è stravaccato sul sedile posteriore e questi guida. Ad indicare segnatamente la distanza iniziale tra i due, il forte distacco emotivo del figlio quando questi era in vita . Solo poco a poco si gioca a carte scoperte. I sentimenti non detti si rivelano; proprio le parole non dette finiscono per contare di più. E finalmente avviene il faccia a faccia tra i due, nella sequenza finale. Quando si svolge il vero incontro : il figlio Michele si troverà nel sedile anteriore, di fianco al padre. Una prossemica , una scelta registica ed estetica volta a chiarirne la posizione anche fisica . Tanto che il ragazzo indossa per la prima volta gli abiti del tempo presente ed ha l’aspetto del Michele attuale . Col dettaglio che in questa sequenza egli non rivive soltanto l’antefatto dell’incidente, ma un vis à vis, un confronto “reale” con il padre.
Il padre pronuncia parole nuove, che generano finalmente la trasformazione del figlio, il passaggio alla età adulta . Il viaggio dell’eroe, come da miglior tradizione vogleriana, può dirsi compiuto. Ma è avvenuto da fermi. In sogno, in un’auto che è tutta nella psiche del protagonista. È reale. O sembra esserlo soltanto?
La domanda è: cosa è reale e cosa immaginario? Nel momento più buio della esistenza di Michele, chi sogna chi? Il padre è davvero lì? Non è dato sapere, libera l’interpretazione di chi guarda, sembra suggerire Fiore.
Quanta verità, in queste scene: lo scontro tra un padre che non vuole andarsene ed un figlio in crisi. Finché il conflitto si tramuta in una seduta di analisi; l’eroe, il superstite, muta profondamente . E la vita torna ad imporsi . Il ragazzo e la ragazza si prendono per mano , nell’ultima sequenza : la storia può (ri)cominciare . Michele trova la forza di prendere in mano la propria esistenza e lo fa prendendo per mano Letizia.
Si dona una chance di essere felice, o anche, magari, di sbagliare. Tutto, ma non l’inerzia: non più .
Una regia matura, quella del giovane videomaker e montatore Fiore. Un tema trattato con sensibilità, grazie anche alla struggente interpretazione di Campaiola – più noto al pubblico con lo pseudonimo di Alessandro Ward, nonché doppiatore di Eren Jaeger nell’anime L’attacco dei gianti e di Saitama nell’anime One-Punch Man. “Rivivere” è uno short movie sentito, credibile, che si lascia guardare senza vezzi di stile , ed è stato diretto con lucido realismo .
Il regista si mette a nudo con semplicità, onestà, partecipazione .
Interessante anche la narrazione, evidentemente autobiografica, delle difficoltà di un giovane trentenne nell’ avventurarsi nel mondo del cinema, con tutte le ansie le preoccupazioni e i dilemmi sul futuro.
Ciò che affligge tipicamente i lavoratori del mondo dello spettacolo, o aspiranti tali. Le cadute e le risalite. Ben venga che voci giovani, nuove, si facciano strada e parlino anche di noi.
RIVIVERE – Un cortometraggio di Ettore Fiore e Alessandro Campaiola – Regia Ettore Fiore Soggetto Ettore Fiore – Sceneggiatura Ettore Fiore e Alessandro Campaiola – Con Alessandro Campaiola, Franco Mannella, Monica Ward, Noemi Medini, Federico Campaiola, Flavio Marini
Direttore della fotografia Antonio Di Giuseppe – Operatore Jheison Garcia, Assistente operatore Eleonora Chiodo – Aiuto operatore Alessandro Rovito – Fonico Riccardo Piazza – Trucco ed effetti speciali Claudia De Simone e Federico Koutlin – Costumi Letizia Fiore – Scenografia Team Fotociak, Segretario di edizione Cristiano Pellegrini, Montaggio video Ettore Fiore – Post produzione audio Antonio Calitro – Musiche Niccolò Tetti e Davide De Laura.
Foto di testa: Alessandro Campaiola