Rita levi Montalcini, un dialogo tra passato e presente, tra umanità e genialità

Alla Sala Toni Ucci di Castel Gandolfo, il 25 gennaio 2025 è andata in scena: Rita, un genio con lo zucchero filato in testa

La suggestiva cornice della Sala Toni Ucci di Castel Gandolfo, presenta uno spettacolo dedicato alla straordinaria figura di Rita Levi Montalcini. Un evento che, con una sala gremita di spettatori, ha saputo coniugare emozione, ironia e riflessione attraverso un racconto intenso e curato nei dettagli. Il teatro, con le sue dimensioni raccolte, amplifica l’intimità dello spettacolo, creando un legame immediato tra il pubblico e la scena. Ogni elemento presente sul piccolo palco racconta qualcosa, contribuendo a un’atmosfera familiare e al tempo stesso carica di significato.

La scrivania, il portabiti e il ritratto di Rita Levi Montalcini non sono semplici oggetti: diventano compagni silenziosi di Valentina Olla, che attraversa il palcoscenico con una vivacità capace di catturare ogni sguardo. Lo schermo, rappresentato come un portafoto digitale, funge da finestra su un’altra dimensione: un ponte visivo tra passato e presente, dove le immagini della vita di Rita Levi Montalcini si intrecciano alla narrazione. Questo elemento digitale, si armonizza con il resto della scena, regalando momenti di pura suggestione. 

Valentina Olla con il suo racconto che attraversa l’epoca della grande scienziata, rievoca le tappe più significative della sua esistenza. L’attrice si muove sulla scena con grande sensibilità, trasformando pochi oggetti, come una sciarpa, un cappello, in strumenti per evocare i personaggi che hanno segnato la vita di Rita: la madre amorevole e dedita alla casa e alla famiglia; la sorella gemella, tanto diversa da lei, ma anche tanto amata e il padre autoritario e distaccato. Le luci verdi che avvolgono la scena nella sua prima tappa narrativa, sono simbolo di un’infanzia intrisa di sogni, ma anche di silenzi, timori e desideri inespressi. 

Ma con il fluire della narrazione, i toni cambiano, e il pubblico viene trasportato nell’ombra cupa della guerra. Le luci diventano rosse e avvolgono la scena richiamando il sangue versato, la perdita e il coraggio che si nasconde nelle pieghe di quei momenti. Rita è costretta a interrompere gli studi a causa delle leggi razziali, ma la determinazione che emerge in quel momento è il cuore pulsante dello spettacolo: nonostante le difficoltà, Rita non si arrende. Porta con sé il microscopio e i vetrini, simboli tangibili della sua passione per la scienza e stampa documenti falsi per proseguire i suoi esperimenti in clandestinità. Lo schermo diventa un archivio di memoria, mostrando fotografie che rivelano frammenti di un passato difficile, ma animato da una straordinaria forza di volontà. Lo spettacolo ci fa vivere il tormento, il coraggio e la solitudine di una giovane donna che, contro ogni previsione, sceglie di combattere per ciò che ama. 

La storia continua in un dialogo con il ritratto di Rita, che rappresenta un legame tra l’eccezionalità della scienziata e la fragilità della condizione umana. L’attrice si interroga, si misura, si paragona alla grande studiosa, evidenziando un divario che forse è universale: la dedizione assoluta di Rita al suo lavoro, privo di dispersioni e distrazioni, diventa uno specchio implacabile della nostra incapacità di perseguire con costanza un’unica strada. In lei, riconosciamo il riflesso delle nostre insicurezze, della nostra energia frammentata, della difficoltà di scegliere e restare fedeli a una missione. La mente geniale di una ricercatrice, appartiene a una dimensione diversa, fatta di una forza e una determinazione fuori dal comune. 

Il momento clou arriva nel dialogo finale, intenso e carico di poesia. Dietro lo schermo, appare l’ombra di Rita Levi Montalcini e l’imitazione della sua voce, tutto interpretato da Marco D’Angelo che accompagna Valentina Olla in vari momenti dello spettacolo. Qui, la scienziata risponde alle domande del personaggio e si svela in tutta la sua complessità: non solo una mente brillante, ma una donna con le sue fragilità, come la depressione che l’ha colpita dopo il Nobel, dovuta alla sensazione di non essere all’altezza di tanta attenzione e riconoscimento. 

Viene anche interrogata sugli aspetti oscuri della sua ricerca, sulle sue idee e sul perché la sua acconciatura veniva spesso presa in giro e definita come uno zucchero filato sulla testa. È un momento toccante e ironico, che umanizza ancora di più una figura straordinaria, rendendola vicina e comprensibile. Lo spettacolo si chiude con un trionfo di semplicità e cura. L’ironia, i canti di repertorio dell’epoca, e le luci, verde per i sogni, rosso per il dolore, blu per la riflessione, hanno creato un’atmosfera avvolgente e intensa, capace di sostenere tutto il racconto senza sovrastarlo. Valentina Olla riesce a equilibrare emozione e leggerezza, portando in scena un omaggio vibrante e rispettoso a una delle figure più straordinarie del nostro tempo. 

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Rita un genio con lo zucchero filato in testa – di V.Olla e S.Pellegrino – con Valentina Olla e Marco D’Angelo – Regia Sabrina Pellegrino – aiuto regia Simone Fabiani – Consulenza musicale Stefano Volpes – Direzione musicale Claudio Junior Bielli – Scene e costumi Graziella Peri – Produzione UAO spettacoli – Sala Toni Ucci di Castel Gandolfo 25 gennaio 2025