Dal 4 aprile l’attesa serie remake del romanzo “Il talento di Mr. Ripley” targata Netflix ci conduce in un’atmosfera italiana noir anni Sessanta
Luci ed ombre, ingenuità e malizia, sono questi gli elementi fondanti del romanzo Il talento di Mr. Ripley di Patricia Highsmith, opera qui riadattata in Ripley, la serie Netflix di otto episodi diretti e scritti da Steven Zaillian. Complice e sicuramente gradita la fotografia essenziale in bianco e nero di Robert Elswit, aperto richiamo al contrasto di luci ed ombre dei suoi personaggi.
Anni Sessanta, New York, il giovane e misterioso Tom Ripley, qui interpretato da un magistrale Andrew Scott, viene incaricato dal Signor Greenleaf di recarsi in Italia per riportare suo figlio Dickie (Johnny Flynn) a casa. L’incontro e lo svago nell’atmosfera estiva italiana con il giovane e la sua fidanzata Marge Sherwood ( Dakota Fanning ) non farà altro che istigare un meticoloso e diabolico piano da parte di Tom.
Di certo il precedente riadattamento e cult cinematografico Il talento di Mr. Ripley ( 1999 ) di Anthony Minghella non lasciava terreno fertile al nuovo remake che invece dimostra di non aver nulla da invidiare al precedente e ne offre sicuramente una valida alternativa.
A cominciare dalla caratterizzazione dei personaggi con un Ripley interpretato da Scott decisamente ben diverso dall’inizialmente candido e più ingenuo Ripley di Matt Demon. Lo stesso Dickie Greenleaf, figura narcisistica ed egoista, precedentemente interpretata da Jude Law, qui lascia spazio al Dickie più pacato di Flynn che dona al rampollo di casa Greenleaf una psicologia più vulnerabile ed insicura. Riguardo il personaggio di Marge Sherwood, qui interpretato dalla Fanning assistiamo ad un ruolo sicuramente meno partecipe rispetto alla passata interpretazione di Gwyneth Paltrow.
La stessa immagine dell’ambientazione cambia, tutto inizia ad Atrani, piccolo paese marittimo della costa campana, con l’uso della fotografia in bianco e nero che ben si allontana dai colori vivaci e da cartolina dell’Italia dagli anni Sessanta del precedente adattamento cinematografico. Un Italia più macabra e minacciosa quindi, cruda e pronta ad incastrarti.
Le stesse inquadrature degli spazi, spesso con la scelta di richiami a figure geometriche, lontane e chiuse, sembrano porre accento all’ unione tra bellezza, tentazione e pericolo del bel Paese. Dalle immagini di Atrani, Roma, Palermo ed infine Venezia, tutti sfondi maestosi che il bianco e nero sembra accentuare in totale eleganza e grandezza. Il tutto curato minuziosamente, dalle stanze lussuose d’albergo dove risiede Ripley alla piccola edicola ad angolo dove è possibile leggere nel dettaglio tutti i nomi di riviste e quotidiani dell’epoca .
Sulle note di Il cielo in una stanza, Tom Ripley fugge con questo sfondo di raffinata e maestosa bellezza, un pò come faceva Caravaggio, esempio di talento e vita con cui si immedesima il protagonista, seguendolo nell’ammirazione delle sue opere. Il connubio artistico di luce ed ombra che meglio sa rappresentare il suo stesso essere; una fuga non solo dalle circostanze ma in primo luogo da se stesso.
Per quanto il film sappia essere alquanto didascalico in alcuni frangenti l’eleganza delle riprese, della fotografia e dei suoni non può che prevaricare regalando un prodotto raffinato e allo stesso tempo spietato. Un contesto che funge da stessa narrazione, a cui la bravura di Andrew Scott ( reduce dall’acclamato Estranei, Fleabag e Sherlock) non può che sancirne l’ottima riuscita.
Interessanti anche le interpretazioni di John Malkovich come Reeves Minot e dell’attrice non binaria Eliot Sumner nel ruolo di Freddie Miles, interpretazione non perfettamente riuscita ma neanche facile. Notevole anche la presenza di un cast italiano di spessore, con Margherita Buy nei panni della signorina Buffi e Maurizio Lombardi in quelli dell’ ispettore Ravini.
Ripley è una serie elegante, che per narrazione e fotografia ci riporta alle atmosfere noir degli anni Sessanta. Un’ambientazione dentro cui risiedono tutte le luci ed ombre di ogni suo singolo personaggio, le parti nascoste di ognuno di noi, da cui tutti vogliamo fuggire, esattamente come Tom Ripley.
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Ripley – Soggetto Il talento di Mister Ripley di Patricia Highsmith; regia e sceneggiatura di Steven Zaillian ; con Andrew Scott, Johnny Flynn, Dakota Fanning, Eliot Sumner, Maurizio Lombardi, Margherita Buy, John Malkovich. Fotografia di Robert Elswit; Casa di produzione Netflix. Stati Uniti, Italia, 2024.