Richard Gere a Venezia 2024: Quando la classe non è acqua.

Applausi scroscianti per l’ultimo film di Almodovar con due regine del grande schermo come Tilda Swinton e Julianne Moore e poi omaggio a Volontè

Giro di boa alla Mostra del cinema di Venezia con pioggia di star sul red carpet e grande spettacolo ieri sera con un’icona del cinema mondiale  come Richard Gere in gran forma che lo scorso 31 agosto ha compiuto 75 anni e che ha incantato pubblico e fotografi con una carrellata dei personaggi resi celebri dei suoi film, accompagnata dalla sua proverbiale verve da gentiluomo d’altri tempi e da una non meno esplosiva carica di simpatia; al pari dell’intramontabile coppia George Clooney e Brad Pitt, applauditi interpreti  del commercialissimo Wolfs, destinato a record d’incassi in tutto il mondo. E bisogna dare merito al direttore artistico Alberto Barbera che con questo “pantheon artistico vivente” che ha scandito la prima settimana della Mostra da Nicole Kidman a Kevin Kline, da  Monica Bellucci  a Willem Defoe si aggiungeranno  questa sera Tilda Swinton  e Julienne Moore, Barbera è riuscito a tirar fuori dal suo cilindro tante sorprese. L’ultima arriva dal premio Oscar Pedro Almodovar con il suo primo bellissimo film (e c’è già chi parla di Leone d’oro), girato in inglese dal titolo The room next door interpretato dalla coppia Swinton – Moore e con loro John Turturro. 

Richard Gere con il figlio Homer James Jigme

Alcuni critici in passato lo hanno considerato l’erede del connazionale Luis Buñuel, altri un pioniere, altri un genio, di certo uno dei più grandi registi contemporanei.  Due volte premio Oscar nel 1999 per Tutto su mia madre e nel 2003 per la sceneggiatura del film Parla con lei. Questo The room next door (La stanza accanto) è una bellissima storia tutta al femminile ambientata nel new England con due attrici davvero straordinarie. «Sono così brave – ha detto Almodovar, che hanno fatto tutto da sole applaudite da tutto il set ogni volta che terminavamo di girare una scena“. Nel film la Swinton è Martha, una reporter di guerra del prestigioso New York Times, madre complicata e distante, mentre Ingrid interpretata da Julienne Moore è una scrittrice di successo, non solo amiche ma anche unite da un lavoro che descrive i dolori e i contrasti del mondo che viviamo, dove Martha lotta contro il cancro che gli concede ancora poco tempo e con Ingrid che si offre di assisterla nella stanza accanto. Un grande film che ci sentiamo di consigliare.

La Swinton aveva già lavorato con Almodovar ne La voce umana, ispirato alla pièce di Jean Cocteau che con questo film supera tutte le aspettative.  Al termine della proiezione per la stampa, standing ovation per tutto il cast.

Oggi la mostra presenta anche il secondo film italiano in concorso Vermiglia di Maura Delpero, un piccolo gioiello interpretato da Tommaso RagnoRoberta Rovelli e Giuseppe De Domenico, una delicata e coinvolgente storia di bambini e di adulti ma anche di delusioni e nascite tenendosi attaccati alla vita come l’odore del latte caldo nelle mattine gelate ha detto la regista. Ma il film è anche una storia di guerre come quello di Amelio senza bombe dove come le 4 stagioni una ragazza si fa donna, un ventre si gonfia, per diventare conclude l’autrice creatura. Un bel film fra i più belli visti in concorso.

In concorso anche The brutalist di Brady Corbet, ambientato nell’America del 1947 e interpretato dal premio Oscar Adrien Brody nel ruolo di un architetto ebreo ungherese imprigionato ad Auschwitz. Il film si ispira a un classico del cinema americano La fonte meravigliosa di King Vidor e quell’architetto riuscirà a scampare miracolosamente allo sterminio trovando lavoro a New York, proprio grazie a un ricco industriale tedesco. Un film tutto da scoprire.

Nel ricco panorama che la Mostra dedica ai grandi classici, spicca il bel documentario a firma di Francesco Zippel  che rende omaggio a Gian Maria Volontè dal titolo Volontè, l’uomo dai mille volti, dove vengono riproposte le immagini dei tanti film che hanno caratterizzato la sua immensa carriera: da Uomini contro (1970) a Il caso Mattei(1972) entrambi di Francesco Rosi a  Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri a Sacco e Vanzetti (1971di Giuliano Montaldo.

George Clooney, Austin Abrams, Amy Ryan e Brad Pitt (Wolfs)

Venezia rimane  una vetrina prestigiosa  per tanti autori per proporre non solo i propri progetti ma anche le proteste come ha fatto l’attrice e regista napoletana Antonietta De Lillo con il film L’occhio della gallina, un avvincente “true crime” dove la vittima è un film e i colpevoli tutti da definire.  Un’amara denuncia di un’artista mai doma nonostante due decenni di difficoltà, contro la  violenza e l’isolamento degli apparati cinematografici, un autoritratto coraggioso sceneggiato dalla stessa regista con Laura Sabatino e Alice Mariani, dove ripercorre la vita e la carriera della brava protagonista, diventata improvvisamente (e un po’ misteriosamente) avversa alle istituzioni, nonostante i cambiamenti dei Governi.