REVERSE di John Capece, miglior film al WorldFest di Huston

Vincere un Remi Film Award, fra migliaia di film in competizione, era uno dei miei sogni da ragazzo. Basta leggere i nomi dei registi che hanno vinto un Remi per capire cosa significa per me come artista e come uomo.”

Il regista Mauro John Capece descrive così la vittoria del prestigioso Silver Remi Award come Miglior Film Low Budget grazie al suo legal thriller REVERSE, in occasione della 55ma edizione del WorldFest di Houston, uno dei più importanti festival del cinema indipendente.
Un film che gioca con il fiato dello spettatore, talvolta sospeso, poi sollevato ed altre volte ancora mozzato. REVERSE è girato grossomodo in un solo ambiente, secondo la logica della tradizione thriller che fa capo ad Hitchcock – vedi Nodo alla gola (1948) e La finestra sul cortile (1954) e soprattutto a La parola ai giurati (1957) e Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) di Sidney Lumet, al quale Capece fa riferimento esplicito nella dedica per i 10 anni dalla morte.
Il film si articola con la detective investigativa con un passato burrascoso Giulia Montelli (Corinna Coroneo) inviata dalla polizia come cavallo di Troia per ricavare una confessione dal serial killer Matteo Muzzi (Adrien Liss), fintosi uno schizofrenico per eludere la detenzione in carcere.

La Montelli, fintasi una ispettice del ministero della Salute fissa un incontro all’ospedale psichiatrico, seguito in diretta dal capo della polizia, da un tecnico informatico e da uno psicologo del crimine, i quali suggeriscono tutte le mosse alla detective tramite microspie. L’obiettivo della Montelli è ottenere una confessione in stato lucido, un reverse per l’appunto, in grado di incastrare il killer dal coltello blu, personale firma trovata sui corpi delle giovani influencer, vittime predilette della furia omicida del Muzzi.
Seguono imperituri colpi di scena.
I modelli ispiratori del regista Capece si evincono chiaramente alla visione del film, passando dal gioco psicologico nel dualismo detective-killer de Il silenzio degli innocenti (1991) al complesso di Edipo (Freud viene più volte citato nel film), motore dello Psyco (1960) di Hitchcock. Il clima di perenne tensione per cui si percepisce la possibilità che da un momento all’altro possa accadere l’irreparabile, è garantito dal crescendo emotivo che si snoda sulle note della colonna sonora firmata dal producer Marco Korben Del Bene.

Dopo i thriller ad alto budget nel grandi spazi aperti, la ripresa della soffocante stanza pinteriana come elemento claustrofobico di sospensione dalla realtà esterna, deve le sue fortune a chi, forse più di tutti, sta influenzando il panorama filmico del nuovo millennio, ossia Quentin Tarantino, prima con Le Iene (1992) e poi con The Hateful Eight (2015). Il fatto che Reverse vinca un premio importante e si annoveri tra i film girati in un solo ambiente, non solo testimonia l’ondata di successo del mezzo anche in Italia (e quindi si producono pellicole sublimi come Perfetti Sconosciuti (2016) di Genovese), ma che il cinema low budget può competere a livello internazionale, dando una nuova speranza ai giovani cineasti.

REVERSE, regia di Mauro John Capece, prodotto da Giuseppe Lepore, su soggetto e sceneggiatura di Guillaume Pichon con Corinna Coroneo, Adrien Liss, Iago Garcia, Klaudia Pepa, Simonetta Ingrosso, Lorenzo Tarocchi e Gabriele Silvestrini