“Wild Nights, Tamed Beasts” di Wang Tong destabilizza la Festa del Cinema di Roma toccando una tematica morale particolarmente delicata: la dignità in assenza di libertà.
Un esordio alla regia che lascia perplessi. Il film di Wang Tong è ascrivibile al filone del neo-noir cinese e sprofonda in un tema molto delicato, quello della vecchiaia e di come viene vissuta e percepita, senza però essere capace di altrettanta delicatezza. Un voyerismo del morboso e del violento abbonda, tra ferite, esperienze umilianti per i personaggi e dettagli fin troppo ravvicinati. La storia si focalizza sull’intesa che nasce tra un singolare guardiano di uno zoo, amico di un leone in gabbia, e una badante riluttante a vedere soffrire gli anziani per cui lavora, che serialmente li libera dal dolore.
Molti movimenti di macchina interessanti e uno stile visivo che ha un suo spessore, tra split screen e inquadrature elaborate. Tuttavia il primo problema è l’ambiguità morale del contenuto: la sofferenza degli anziani viene talmente estremizzata o comunque mostrata solo e soltanto nei suoi aspetti grotteschi e sgradevoli da giustificare quasi totalmente le azioni violente della badante. La canzone finale dei titoli di coda è un inno alla libertà volto a enfatizzare la bellezza del restituire il cielo al cielo, l’anima all’anima, ma la descrizione dell’anzianità manca totalmente di empatia e delicatezza e il cattivo gusto viene sbattuto in faccia allo spettatore più volte.
Il concetto del film è che senza libertà, e si intende con libertà giustamente anche l’autonomia fisica, la vita non ha dignità e dunque non merita di essere vissuta. Non è una mera forma di moralismo dire che il film manca di complessità nell’analizzare la tematica che si è proposto di portare avanti. Gli anziani sono più ridicolizzati che rispettati, la brutalità della loro età quasi offesa e spettacolarizzata da un linguaggio cinematografico orrorifico ma fuori luogo in un film che non adopera abbastanza gli stilemi dell’horror quanto quelli del dramma.
Anche le stesse scelte puramente stilistiche sono a tratti forzate, come quello split screen che, pur essendo originale e funzionale a trasmettere la sintonia di pensieri che intercorre tra i due protagonisti, non elargisce naturalezza e coesione. L’intento è di sperimentare con il linguaggio cinematografico nuove immagini e idee, ma di fatto tutto sa di troppo, di poco autentico. Il film, disturbante e freddo, non ha purtroppo la giusta profondità per trattare con sensibilità e autorevolezza le tematiche della malattia e della solitudine degli anziani.
Il fascino torbido di Wild Nights, Tamed Beasts si esaurisce nei suoi eccessi e nonostante un’ecletticità stilistica che ha dei meriti il film non risulta convincente nei propri stessi intenti di sensibilizzare a tematiche delicate a cui riconsegnare la propria importanza. Il merito è certamente quello di essersi posto il problema della dignità, umana animale, e aver adottato una prospettiva nuova. Certamente con una capacità maggiore di sfumare caratterizzazioni e approfondire i personaggi avremmo avuto un film più maturo e di grande interesse, portando a dialogare etica e psicologia. Tuttavia questa complessità non c’è e quel che rimane è un film che aspira a grandi propositi ma senza arrivare al cuore del problema e dello spettatore.
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Wild Nights, Tamed Beasts – Regia: Wang Tong – Sceneggiatura: Wang Tong, Yifan Shi, Rui Yao – Con: Wan Qian, Rao Xiaozhi, Qu Chuxiao, Huang Xiaolei, Zhao Zichong – Musiche: Ding Ke – Montaggio: Ye Xiang – Fotografia: Liao Ni – Produzione: Emei Film Group, Free Whale Pictures e Huawen Pictures, Shenzhen Yi Yi Yi Yi Culture Media – Paese: Cina – Durata: 120 min – Anno: 2025 – Festa del Cinema di Roma 24 ottobre 2025





