Rabarama: artista poliedrica e camaleontica

 di Maria Ester Campese

 

Tra gli artisti e scultori contemporanei, un posto di spicco lo ha sicuramente conquistato Rabarama. Questo il nome d’arte scelto da Paola Epifani, nata a Roma nel 1969. La scelta dello pseudonimo già è affascinante per il suo melodico suono, ma la decisione di adottarlo proviene da qualcosa di più personale e intimo.

Coincide, forse non a caso, anche con il messaggio che l’artista vuole trasmettere attraverso le sue opere, ovvero quello di lasciare un “segno”. La prima parte del nome “Raba” infatti nell’antica lingua indoeuropea del Sanscrito significa proprio segno”, la seconda parte, “Rama”, rappresenta nell’Induismo l’incarnazione divina.

Eccoci dunque immediatamente catapultati dal mondo frenetico e quasi distratto dell’Occidente in una sfera più contemplativa e “lenta” che maggiormente connota l’Oriente.

La passione dell’arte l’eredita dai genitori, avendo modo di crescere in un alveo familiare in cui è spontaneo seguire il corso artistico del vissuto quotidiano. Il papà di Paola è infatti un pittore e scultore mentre la mamma è dedita alla ceramica. Il connubio tra queste arti sfocia nel personale stile di Rabarama.

La sua formazione avviene in Veneto tra il Liceo Artistico di Treviso e l’Accademia di belle Arti di Venezia, presso cui si laurea nel 1991.

Le sue opere, fin dalle prime mostre, sono immediatamente accolte favorevolmente dal pubblico e amate dalla critica. Immediatamente, in modo del tutto naturale, si impone in importanti scenari nazionali e internazionali.

Le sue creazioni sono incentrate sulla figura umana, dove la pelle dei giganteschi corpi di uomini e donne, è ricoperta da particolari reticolati a tessera.

A soli 17 anni, il suo primo importante viaggio in Messico. È la rappresentante italiana per il concorso di Toluca. In tale occasione realizza una scultura in legno di due metri, poi acquisita nella collezione permanente del museo di Arte Moderna.

Il materiale su cui lavora spazia dalla terracotta, al bronzo e l’alluminio, ma anche marmi bianchi e travertino. Non manca nemmeno l’utilizzo della ceramica, del vetro, delle pietre preziose, della gomma e di inclusioni di resina.

Maggiormente Paola è conosciuta come scultore, ma è anche una fine pittrice. Le sue tele spesso riproducono i soggetti che poi andrà a realizzare tridimensionalmente. Su di esse testa anche il colore che poi userà sulle opere scultoree.

Per la copertura del derma parte dai nidi d’ape, forma per lei congeniale per rappresentare l’eredità biologica e genetica insita nell’uomo, come ineluttabile destino predeterminato.

Per le decorazioni della pelle si sposta, dalla primordiale visione a nido d’ape, verso forme che acquisiscono man mano valenze più profonde. Ecco dunque esprimersi attraverso simbolismi che includo anche geroglifici, lettere antiche e moderne,e nuove svariate forme.

La nuova prospettiva e l’indirizzo della sua ricerca artistica vengono influenzati da numerosi viaggi in oriente e in particolare in Cina. A Pechino e Shangai, ma non solo, l’artista diventa quasi di casa. Una sua scultura monumentale viene acquistata come arredo urbano dal governo Cinese e posta a Shanghai, in piazza, di fronte al palazzo del Governo.

Resta affascinata da questo mondo che modifica anche la sua visione di vita. È da qui in poi che il suo lirismo espressivo diventa potente, lasciando efficacemente il suo segno.

Tocca tematiche quali la natura, con opere ispirate al mare alla terra, ma anche legate a valori umanistici. Le sue opere si ispirano alla memoria, ripercorrendo il passato per trarne insegnamenti, alla fiducia quanto mai indispensabile in questo momento, o alla consapevolezza. Non rinuncia mai in ogni caso alla metafora delle cellule che ci rendono ciò che siamo.

Sono molti i progetti e le collaborazioni con altri artisti e performer, uno su tutti, nel 2013, è con il Cirque du Soleil a Las Vegas. È suo anche il disegno dell’involucro realizzato per l’edizione speciale della Range Rover “Evoque Rabarama“.

Un’artista poliedrica e camaleontica che nella sua continua ricerca artistica ed esistenziale, con richiami al body-painting, non cessa di sorprendere e coinvolgere il pubblico.

 

*La foto pubblicata è di Hikari Kesho