Quell’ultima parata, il sacrificio di un sognatore

Lo Spazio Diamante di Roma, dal 13 al 16 febbraio 2025, rivive la vicenda di Mario Seghesio, detto Gheghe, un campione scomparso troppo presto

Ci sono sogni che diventano quasi ossessioni e richiedono dedizione totale: tempo, costanza, impegno, sacrificio e, ahimè, talvolta persino la vita stessa. È ciò che accadde negli anni ’20 a un giovanissimo portiere della squadra di calcio Andrea Doria di Genova, Mario Seghesio, detto Gheghe. Lo spettacolo si apre con una scenografia essenziale ma evocativa, che richiama quell’epoca lontana. Un pavimento a scacchi grigi e neri, quinte semplici, un baule marrone da cui vengono tratti gli oggetti di scena quando necessario, dei giornali e un podio sul fondo, su cui sale la madre di Mario Seghesio, interpretata da Gaia Riposati, mentre accompagna la narrazione storica. Dietro il podio, un velo nero funge da schermo per la proiezione di immagini d’epoca che, nel corso del racconto, attraversano il corpo dell’attrice. Un effetto visivo forte che simboleggia il modo in cui la storia sociale si imprime sulla pelle, sul volto, nell’identità di ciascuno di noi. 

Gaia Riposati e Giuseppe Franchina

Un bambino di circa dieci anni, interpretato da Giuseppe Franchina, incarna la passione smisurata e totalizzante per il calcio. Il piccolo Mario passa le sue giornate rincorrendo un pallone, saltando a volte la scuola pur di assistere alle partite o agli allenamenti del suo idolo, Francesco Calì, il giocatore più importante dell’Andrea Doria. Per lui il sogno è chiaro: diventerà un campione. Nulla può distoglierlo da quell’idea, nemmeno lo scoppio della guerra che ferma le partite, trasformando i calciatori in soldati. Nemmeno l’ascesa del fascismo, che stravolge il contesto sociale e interferisce con il mondo del calcio. Mario cresce e scopre l’amore, un’emozione nuova e travolgente. Ma neanche questo lo allontana dal suo obiettivo. La giovane di cui si innamora è consapevole dei cambiamenti politici e sociali, ne comprende l’oppressione e combatte per la libertà con coraggio, fino a essere arrestata. Mario tenta di convincerla a lasciar perdere la sua battaglia, ma senza successo. Due passioni inconciliabili segnano il loro destino: lui rincorre il sogno del calcio, lei quello della giustizia e della libertà. Nonostante tutto, Mario continua a giocare.

Indossa la maglia dell’Andrea Doria per 80 partite, mentre attorno a lui il mondo cambia: gli amici si allontanano, l’amore sfugge, il calcio viene manipolato dalla politica e dalle grandi aziende che iniziano a far girare il denaro in quello che un tempo era solo un gioco genuino. Ma lui non si arrende, vuole diventare un campione. E lo diventa, nell’ultimo istante della sua vita. Durante un’ultima, violenta parata: un tiro micidiale lo colpisce. Si accascia sul pallone parato, mentre lo stadio esplode in un boato di esultanza. Gheghe asciuga il pallone ricoperto del sangue che ha vomitato e poi lo rilancia. Nessuno si accorge subito della gravità del colpo: quel tiro gli ha perforato i polmoni. Morirà qualche settimana dopo. Muore da campione, come aveva sempre sognato. 

La messa in scena è semplice ma curata, con una narrazione che si alterna tra le voci di Urbano Lione, che interpreta sia la figura paterna che lo stesso Francesco Calì, e Gaia Riposati, nel ruolo della madre e dell’innamorata. Giuseppe Franchina, interpreta Mario sia da bambino che da ragazzo e offre una prova attoriale di grande qualità, restituendo un personaggio credibile, attraverso una straordinaria veridicità gestuale e linguistica. La sua capacità di usare il corpo come strumento espressivo amplifica la potenza della parola, dando vita a un’interpretazione intensa e commovente. Quando un attore utilizza il proprio corpo come strumento espressivo a supporto della parola, il risultato scenico si carica di una bellezza artistica e interpretativa tangibile. Il giovane Franchina, al suo debutto su un palcoscenico,  dimostra la stessa passione, impegno e dedizione del personaggio che porta in scena.

Urbano Lione e Giuseppe Franchina

Lo spettacolo colpisce anche per la cura dei dettagli: i costumi riproducono fedelmente quelli dell’epoca, mentre la scenografia gioca su tonalità di grigio e marrone che richiamano gli anni ’20. Le luci accompagnano con efficacia i momenti più emotivi, come per esempio la luce rossa che avvolge il piccolo Mario allo scoppio della guerra: un simbolo di dolore, di tragedia sociale, del sangue versato e, infine, del sacrificio stesso di Mario, che ha dato tutto per il suo sogno. Un racconto ben interpretato e ben costruito, seppur a tratti appesantito dalla densità della narrazione storica e dalla drammaticità del contenuto. Tuttavia, questa intensità viene bilanciata dalla qualità scenica e attoriale, che rendono lo spettacolo un’esperienza coinvolgente e di valore artistico. 

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Quell’ultima parata, scritta e diretta da Fabrizio Bancale – con Urbano Lione, Gaia Riposati. Giuseppe Franchina – Scene di Massimiliano Persico – Costumi Antonietta Rendina – Disegno luci Alessandro Iannattone – Musiche Pericle Odierna – Creazione video Giovanni Marolla – produzione Emotions in Music e Stellarfim – Spazio Diamante 13-16 febbraio 2025

Foto di ©Ludovica Delli Colli

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