Quella sera, era il 1999 nel nuovissimo allora Kodak Theatre in Hollywood boulevard. Durante il gala degli Oscar, un’emozionata Sophia Loren aprì la busta urlando quel «Robertoooo», rimasto negli annali del cinema, il nome del vincitore come miglior regista per La vita è bella, che di statuette ne conquistò ben tre. Io ero con gli inviati dei telegiornali della Rai e naturalmente feci la mia parte per l’intervista di rito con Roberto Benigni la sera stessa e poi il giorno dopo, felice per un successo straripante. Gli chiesi se dopo quegli Oscar e i successi ottenuti a livello internazionale con registi e film come Daunbailò e Coffee and cigarettes di Jim Jarmusch, se ipotizzasse di trasferirsi a Hollywood. Mi rispose che era impossibile per uno che amava Dante, citando proprio l’italianità della sua amica Sophia e quella di Federico Fellini che lo diresse nel 1990 in La Voce della luna e che non si sognarono mai di lasciare l’Italia, malgrado le offerte. Sophia è stata la prima a fargli gli auguri per il suo compleanno e festeggiare con tutto il mondo del cinema i suoi 70 anni.
Un grande attore, un grande regista del cinema Italiano che nel corso di una lunga carriera ci ha regalato successi come quando sbancò i botteghini nel 1984 assieme all’amico Troisi in Non ci resta che piangere e poi successi come La pantera rosa di Blake Edwards o Rome with love di Woody Allen, fino al Leone D’oro alla carriera alla Mostra di Venezia nel 2021. Sei anni fa alla Festa del cinema di Roma svelò in un affollatissimo face to face con l’allora direttore Antonio Monda che Michelangelo Antonioni voleva affidargli il ruolo di San Francesco mentre il grande Terrence Malick gli propose forse dopo aver visto Jonny Stecchinodi fare un film sul diavolo.
Benigni ha scritto la critica di tutto il mondo: “É un poderoso mix di creatività, talento, umorismo libertà e leggerezza”, un patrimonio ci permettiamo di aggiungere, non solo del cinema ma dell’universo culturale del nostro Paese. Da Quarta Parete, auguri Maestro!