«Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti, quando sei qui vicino a me…». La canzone di Gino Paoli, «quello che ha la pallottola incastrata nel cuore», è qualcosa in più del leitmotiv di Porco mondo, testo scritto a quattro mani, dieci anni fa, da Francesca Macrì e Andrea Trapani, in scena al Teatro Basilica di Roma fino al 27 novembre. Paoli nel 1963 fu vittima di un incidente da arma da fuoco – si ipotizzò anche un tentativo di suicidio – per cui da allora il cantante convive con un proiettile nel miocardio perché i medici giudicarono troppo rischioso intervenire chirurgicamente. Quella pallottola – che nello spettacolo viene soltanto ricordata – in effetti, diventa il simbolo incandescente e pericoloso del tentativo di dialogo estremo che la coppia protagonista cerca al contempo di instaurare e di evitare nella loro stanza dal cielo fin troppo cupo.
Aida Talliente e Andrea Trapani sono il Lui e la Lei (senza figli) pronti a festeggiare la Vigilia di Natale, vista non tanto come un’occasione per stare insieme ma una festività che li obbliga a stare insieme. Non si sa se i due siano sposati o soltanto conviventi, ma certamente sono i relitti di un rapporto ormai naufragato da tempo, logorato dai loro rispettivi mondi già separati: lui ha lasciato l’anima nel computer dove sono nascoste le sue segrete relazioni virtuali; lei è alla ricerca di qualche soddisfazione nei meandri del fallimento. È la triste e squallida realtà delle metropoli, dove il sole batte poco e i suoi raggi luminosi non fanno mai breccia nelle abitazioni dei palazzi di periferia, nemmeno tra quelle «senza pareti», dove qualcuno ascolta le canzoni romantiche dell’infanzia.
In quegli ambienti il Natale diventa un insopportabile momento in cui trionfa menzogna e falsità, esattamente come l’atteggiamento di Lei, vestita e truccata da un’improbabile Marilyn con parrucca bionda, per tentare di riconquistare, almeno per una sera, l’interesse del suo uomo. Ma Lui ha la testa altrove e fatica finanche a guardarla; si sforza di condividere con la compagna il rito del panettone ma l’eccessiva vicinanza provoca un corto circuito e Lei scappa, rifugiandosi nel suo angolo a bere da sola lo champagne. Ed ecco che quella stanza che dovrebbe ospitare il cielo infinito dell’amore, diventa un vero e proprio ring, dove i due contendenti si sfidano a colpi di proiettili che si conficcano tutti al cuore dell’altro.
Il mondo descritto da Macrì e Trapani è un quadro astratto che raffigura un luogo squallido (un porco mondo!) dove l’effusione amorosa più persuasiva è «adesso ti piscio addosso»: un inno, dapprima gorgogliato e poi detto con parola integra, che suona come un requiem alla miserevole condizione umana dei nostri tempi.
Applausi convinti e grida entusiastiche da parte di una platea molto giovanile all’indirizzo dei due attori che hanno riproposto le intime tragedie dei due personaggi dipingendoli alla maniera del théâtre de l’absurde: ma un po’ più côté Ionesco anziché côté Beckett. Fuori al teatro, poi, i ragazzi e le ragazze si radunano in gruppi attardandosi per commentare la pièce: bisogna convenire che questa inaspettata partecipazione post-teatrale così attiva e fresca riempie di buon umore e di ottima speranza.
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Porco mondo, di Francesca Macrì e Andrea Trapani, con Aida Talliente e Andrea Trapani. Regia di Francesca Macrì. Teatro Basilica, fino al 27 novembre.