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Quando leggere è riscrivere, un pessimismo che non riesce a passare di moda

“Viaggio al termine della notte” di Céline al Teatro di Ostia Antica

E’ più di una dozzina di anni che Elio Germano e l’amico compositore Teho Teardo, portano in tournée acclamate per tutta Italia questo spettacolo che si propone come lettura scenica di alcuni passaggi del capolavoro di Louis-Ferdinand Céline.

Elio Germano e Theo Teardo – Foto ©Web

L’evento convoca puntualmente una platea sempre numerosa, come quella che ieri sera ha affollato il Teatro di Ostia Antica, sotto lo scampolo estivo di una notte di stelle, non solo per il richiamo del talentuoso attore Germano, ma anche per l’aspettativa di poter assistere a una riduzione di uno dei più controversi e complessi romanzi del Novecento.

Ma non di riduzione si tratta: niente di agìto, perlomeno nel senso classico del termine: piuttosto di una straordinaria espressione artistica che si colloca, a nostro avviso, sulla scia degli studi sulla phonè di Carmelo Bene, che fa a meno della dimensione mimetica, ma non manca di veicolare per intero tutta la struggente e disperata riflessione sulla natura umana compiuta dall’Autore.

Chi vorrà dovrà affrontare le oltre cinquecento pagine del romanzo originale con le sue cinque declinazioni corrispondenti ai transiti esistenziali del protagonista-narratore Bardamu (laddove si nasconde, e neanche troppo, l’Autore).

Ma la cifra acida e corrosiva dell’opera viene restituita per intero in un’ora di esibizione dalla brillante intuizione sorgiva di mettere in scena non tanto la struttura narrativa dell’opera, con tutte le sue ellissi, le sue iperboli maledette, le sue diserzioni a-causali e le sue gergalità prese di sana pianta dall’argot parigino degli anni Trenta (il romanzo vide la luce nel 1932), ma esclusivamente l’umore pessimistico e misantropico del romanzo.

In scena, seduto, dietro un banchetto illuminato da una luce accesa al bisogno, Elio Germano, microfono e distorsore vocale a disposizione per i suoi interventi, a rappresentare il protagonista Bardamu e il suo doppio Léon, voce abrasiva della sua coscienza. Ma la performance è preceduta e continuamente scandita dalle esecuzioni dissonanti del terzetto di musiciste agli archi, al governo di Theo Teardo, che presiede la scena con la sua chitarra elettrica e al comando dei suoni elettronici a infiltrare anche gli interventi recitati, a formare un assetto ipertestuale, dove la dimensione musicale e quella diegetica sono perfettamente fuse e coerentemente, al servizio dello spirito della messa in scena: la cupa constatazione del male di vivere.  

L’ordito originale è ridotto all’essenziale: a confrontarsi sui temi irrisolti della condizione umana, tra guerre e ingiustizie sociali sono due personaggi scolpiti dalla voce recitante: quella del protagonista Bardamu e quella del suo alter ego Léon.

Lo spettatore per solito è abituato al processo di identificazione nell’uno o nell’altro dei personaggi, ma in questa performance -lo abbiamo detto- non c’è dualismo interpretativo a servire quella consuetudine: tutto è amministrato dalla conturbante recitazione di Elio Germano, voce contraffatta e cupa, a rappresentare la coscienza nera che intesta la responsabilità del male di vivere alla percussione indicativa di quel pronome personale “loro” a suggerire i responsabili di tutte le derive che il povero Bardamu (la voce “altra”) è costretto a scontare, tra guerre sanguinose e insensate, miserie esistenziali negli intervalli di pace, e le cagionevoli illusorietà dell’amore.

E a scanso di equivoci, la partitura (nella selezione dei frammenti narrativi proposti) non tarda a proporre l’irrisolta dialettica storica tra ricchi e poveri: sono i primi a possedere il bello e a governare la gestione dello strazio, lasciata al miserabile e cinico compito esecutivo dei secondi. 

Tutto sembra scritto in questi tempi, e si fatica invece a dover constatare che Céline aveva impugnato la sua penna alla fine del primo conflitto mondiale, un pugno di anni prima che una rinnovata strage di dimensioni mondiali insanguinasse i continenti.

Scena tratta dallo spettacolo “Viaggio al termine della notte” – Foto © Fabio Salvati

Ma la risonanza assorta constatata tra il pubblico di ieri sera durante lo spettacolo lascia supporre che certi temi sono sfortunatamente ancora di perfetta attualità. 

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Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline – di e con Elio Germano e Theo Teardo – Musiche Theo Teardo – al violoncello Martina Bertoni – Fondazione Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Musica90 26 settembre 2025 al Teatro di Ostia Antica.

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