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Quando la via della seta si è fatta ponte

Il MACRO di Roma ha aperto le porte ad viaggio affascinante tra una tradizione millenaria e l’arte contemporanea occidentale, celebrando mezzo secolo di dialogo culturale tra Italia e Cina.

Dal 15 marzo al 21 aprile 2025, presso il MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma, si è tenuta la mostra Accademia Nazionale di Pittura Cinese. 55 artisti in mostra a Roma, curata da Xu Lian e Franco Wang. L’esposizione ha celebrato il 55° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese. I 55 artisti selezionati per commemorare mezzo secolo di collaborazione tra Italia e la Repubblica Popolare Cinese provengono dall’Accademia Nazionale di Pittura Cinese con sede a Pechino. Le opere esposte esprimono la voce di diverse generazioni di artisti che condividono una ricerca artistica contemporanea basata su una tradizione millenaria. I nuovi linguaggi ed espressioni artistiche si fondono con la volontà di onorare la tradizione attraverso l’uso di materiali e strumenti come carta di riso, acquerelli opachi, pennelli cinesi e inchiostro.

A partire dalla fine degli anni ’70 in Cina, diversi gruppi di artisti iniziarono a rivendicare il diritto di espressione e di esposizione di un’arte “non ufficiale”, ovvero slegata dalle tendenze artistiche di regime. Gli artisti di allora iniziarono a farsi portavoce di un’azione artistica e politica che intendeva rinunciare all’ideologia maoista e rendersi il manifesto di un’arte libera, che poteva e doveva essere mostrata al pubblico. Oltre alle varie forme che la libertà di espressione poteva assumere, come la scelta libera dei soggetti artistici, il focus degli artisti contemporanei cinesi si concentrò sul recupero della dignità e dell’enfasi del ruolo dell’artista, della sua specificità autoriale. L’artista contemporaneo cinese aspirava a essere riconosciuto come tale, distinto per la sua individualità e non più parte di un processo di omologazione. L’allontanamento da una concezione di arte al servizio della rivoluzione portò gli artisti ad avvicinarsi alle tecniche contemporanee occidentali, traendo ispirazione da queste per creare un’espressione adatta ai bisogni e ai sentimenti della società cinese contemporanea. Quest’apertura verso occidente portò a un’entusiastica sperimentazione che toccò tutte le più grandi correnti artistiche dell’occidente contemporaneo. La generazione degli anni ’80 in Cina sperimentò il crollo dei valori della rivoluzione maoista, e gli artisti si trovarono a colmare un vuoto ideologico attraverso una smania di sperimentazione. Le diverse correnti artistiche che si sono sviluppate dagli anni ’80 ad oggi hanno cercato il loro luogo e la loro espressione in grado di rispecchiare i fenomeni culturali e sociali.

Gli artisti esposti hanno trovato il luogo della loro libertà di espressione e affermazione individuale attraverso il recupero della tradizione. L’unione di questi due confini, il passato e il presente, ha costituito per loro la via per fondare la propria identità artistica attraverso un’eredità millenaria. Forme tipiche della tradizione artistica cinese, come la pittura di paesaggio, vengono riprese dagli artisti per raccontare una storia personale, la tradizione si fa in questo modo portatrice di un sentimento contemporaneo che studia i maestri del passato e usa come veicolo i loro insegnamenti per comporre nuove idee e nuovi metodi espressivi. Gli artisti esposti, nati tra gli anni ’50 e ’90, sono testimoni di un grande cambiamento culturale e del panorama artistico cinese che ha riguardato gli ultimi decenni del Novecento. Attraverso il simbolismo dei soggetti presenti sulle tele e all’uso dell’arte calligrafica, il loro mondo espressivo è composto da un intreccio di significati che utilizza tecniche tradizionali per raccontare, oltre a una narrativa personale, la storia dell’apertura dell’arte cinese verso l’Occidente.

Già a partire dal 1800, in diversi paesi europei si ebbe l’organizzazione di numerose mostre presso musei e istituzioni culturali di arte proveniente dalla Cina. L’Italia, che all’epoca non figurava tra i paesi con maggiore presenza di queste esposizioni, cambiò la sua posizione a partire dagli anni ’50, proponendo diversi allestimenti con al centro collezioni di arte proveniente dall’Asia orientale. Già dal secondo dopoguerra vi sono state occasioni in cui i due paesi, si sono trovati a collaborare per la causa artistica, facendo conoscere al pubblico i capolavori degli artisti cinesi del passato e del presente. Dal 1970, quando i due paesi stabilirono ufficialmente le relazioni diplomatiche, gli scambi interculturali si fecero più frequenti.

Immaginata come fondamento di questa esposizione, la ragione diplomatica crea lo spazio per una riflessione più ampia sul concetto di confine; in un mondo sempre più globalizzato, le influenze occidentali in Asia orientale hanno avuto una rapida diffusione negli ultimi anni. L’arte cinese, che vanta una forte tradizione, si è trovata a dover decidere come confrontarsi con modelli così distanti dal proprio vissuto culturale. La risposta di questi artisti è stata di accettare le diversità espressive che stavano imparando a conoscere, assorbendo elementi artistici occidentali e utilizzandoli per comporre un linguaggio non discriminatorio in grado di superare i confini.

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Accademia Nazionale di Pittura Cinese. 55 artisti in mostra a Roma – La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo – organizzata da Azienda Speciale Palaexpo, in collaborazione con l’ufficio culturale Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Accademia Nazionale di Pittura della Cina e CHINA-EU ART FONDAZIONE, realizzata con il supporto di Fondazione Nazionale Arte Cinese – Macro di Roma dal 15 marzo al 21 aprile

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