Quando la morte è viaggio

In scena al Teatro satiro Off di Verona, lo spettacolo “Il Dio dell’acqua” del Gruppo della Creta di Roma incanta e dona grandi emozioni.

Non siamo niente e non abbiamo bisogno di niente” e forse è proprio su questa consapevolezza, prima temuta poi raggiunta, che si basa lo spettacolo del regista Alessandro di Murro, scritto da Gianni Guardigli e ospite di Casa Shakespeare per la rassegna Unlocked 2024. Sul palco due persone, l’attrice Daniela Giovanetti, direttrice artistica del Teatro Basilica di Roma e Amedeo Monda alla musica.

Daniela Giovanetti e Amedeo Monda

L’attrice sul palco si prende tutto, dalla mimica, alla voce, al suono… persino il suo costume si fa stessa scenografia, con una gonna ampia richiamo del mare, il mare dove vive l’esperienza del naufrago e protagonista di questo racconto; un naufrago senza nome di cui l’attrice narra la storia.

Ed è proprio dalla vicenda di questo uomo che ha origine il tutto, un uomo prigioniero con altri, uomo e uomini senza nome, vittime di conflitti senza nome. L’attrice si fa storia narrante, racconta dal momento della prigionia, quando il protagonista e i suoi compagni scavavano la fossa, la fosse comune destinata a loro… poi la fuga, fino al loro arrivo su una zattera, quella zattera che altro non era che un pezzo di portone… “ma noi chiamiamola zattera” dice lei.

Un viaggio che prosegue, insieme a quei giovani compagni e amici di sventura, un viaggio dove si scherza, o almeno ci si prova, e dove  si pensa…pensieri di vita, pezzi di passato lasciati indietro. L’attrice canta e dalla sua melodia compare un eco, rimbombo leggero di un attimo di gioia e di vita.

D’improvviso, il buio. Tutto si fa scuro, la musica pesante, il corpo dell’attrice si muove e fluttua con violenza, esattamente come fluttuano le onde del mare in tempesta. Luci e suoni si fanno strada con potenza devastante … e di nuovo buio.

Con il cambio e calare dell’atmosfera cambia anche il movimento dell’interprete, che si fa via via più leggero e lento, come le onde in un mare vasto e perso. Un vapore, forse richiamo a quello acqueo, avvolge il corpo dell’attrice, effetto arricchito da luci decise color indaco… la luce cambia, come la musica, tutto si fa accompagnamento di un altro viaggio.

Il viaggio, forse questo il tema, viaggio della vita, della morte, con tutte le sue contraddizioni, la paura, l’aspettativa e poi la pace…  un percorso  di metamorfosi e al contempo guarigione che coinvolge il protagonista ed inevitabilmente ognuno di noi. L’essenza, quella del teatro, di parlare, aprirci e porci domande verso qualcosa che terrorizza, che probabilmente non vorremmo affrontare, la paura per un ignoto che potrebbe rivelarsi pace.

Non ho bisogno di niente” dice il naufrago nella sua consapevolezza raggiunta, con una pace che improvvisamente ci sembra quasi recepire. Come lui ne sentiamo le emozioni, lo stesso stato fisico e d’animo.

Daniela Giovanetti fa percepire tutto questo, portando avanti con forza questa interpretazione, dove, tramite diversi movimenti fisici, mimici e vocali, riesce a raggiungere cambi di intenzione funzionali e di grande emozione. In questo spettacolo si ride e piange nell’attimo di un istante, con l’amaro in bocca, quello autentico, per un destino e un viaggio che bene o male tocca ci tocca tutti.

La musica e i suoni di Enea Chisci e Amedeo Monda sono partecipi in questo muoversi di emozioni, come le luci di Matteo Ziglio, tutti elementi fondamentali alla messa in scena e che concorrono al sentire che questa muove…

I costumi, a cura di Giulia Barcaroli sono essi stessi elemento scenico di primaria importanza, rilevante l’ampia gonna della protagonista che con la sua imponenza si fa richiamo del mare insieme a luci, suoni e i movimenti della stessa attrice. Un mare degno accompagnatore di tutte le sequenze.

La regia è fresca, pulita, priva di eccessivo dramma, come la scrittura, intervallata da piccoli momenti di ironia e delle frizzanti battute in accento romagnolo. Un’ironia dolce-amara non eccessiva ma equilibrata e perfettamente funzionale all’insieme.

Daniela Giovanetti

Il Dio dell’acqua ci insegna a non temere ciò che avviene dopo, parla di metamorfosi e guarigione insegnandoci che tutto è un viaggio, un viaggio vivo e che da pace, la pace che alla fine auguriamo a ciascuno di noi.

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Il Dio dell’acqua – Soggetto di Gianni Guardigli, regia di Alessandro Di Murro, con Daniela Giovanetti e Amedeo Monda. Direzione musicale di Enea Chisci, musiche di Amedeo Monda. Costumi di Giulia Barcaroli; luci di Matteo Ziglio. Assistente alla regia Tommaso Emiliani; direttrice organizzativa Bruna Sdao; direttore della comunicazione Cristiano Demurtas. Prodotto dal Gruppo della Creta e dal Teatro Basilica – Satiro Off di Verona 21 novembre 2024