Quando il ricordo di un cane cancella la prova di memoria

All’Argot la compagnia Teatrodilina offre la performance di tre attori straordinari: Bellato, Colella, Maddalena

Francesco Colella e soprattutto Leonardo Maddalena sono bravi attori. Anzi bravissimi. La loro recitazione, o forse dovrei dire, la loro non recitazione, affonda le radici in quel terreno naturalistico e fecondo che vide sbocciare e crescere gli alberi più floridi e robusti della scena italiana. Leonardo, appena più di Francesco, ma senza togliere nulla a quest’ultimo, riesce ad attirare l’attenzione su di sé muovendo appena le sopracciglia, spostando le pupille degli occhi. Ha un’espressione comica e al contempo malinconica, una smorfia curiosa, una voce calda e assai ironica. Leonardo è un attore che ha un dono raro: riesce a intrigare lo spettatore anche soltanto con le dita delle mani, come quando ricorda il tiptap di Lina; ed esprime una simpatia talmente accattivante che pure all’inizio, mentre era impegnato ad allacciarsi le scarpe, ancor prima di mormorare una sillaba, già pareva che da un momento all’altro da lui dovesse nascere il lazzo. Un commediante tanto comunicativo non dovrebbe mai cedere alla tentazione atletica di gesti inusuali (come quando ha eseguito, per ben due volte, l’onda con le braccia), sono movimenti che non fanno parte della sua mimica istintiva. E, infatti, salta subito all’occhio lo sforzo esacerbato di braccia diversamente laboriose, mentre attraverso lo sguardo irridente, rievoca il più rilassante tiptap eseguito appena con le dita. Leonardo in scena millesima la fatica, e fa bene.

Francesco, invece, riesce a sfoderare il meglio di sé dopo un silenzio. In palcoscenico talvolta accade, per sciaguratissimi casi, che una pausa si trasformi – anche fuori dalla portata della comprensione del pubblico – in un silenzio e poi in un vuoto; magari un vuoto di memoria di un collega. Ebbene Francesco Colella possiede quella mirabile qualità di trovare sempre il tono adeguato alla lunghezza del silenzio verificatosi, per rientrare in parte e riportare serenità in scena. L’ho visto fare ad attori d’infinito talento: e stasera, per un gioco volontario di silenzi ripetuti, Colella ha soffiato il suo antidoto magico per riprendere con estrema semplicità il percorso interrotto. Ricominciare la recita dopo una sospensione è una delle difficoltà maggiori per un attore. Occorre valutare la tensione del pubblico, la lunghezza del silenzio, i colori di quel silenzio, per riacciuffare il filo della parola e riproporla con quel tempo e quel tono che soltanto l’abilità di un raffinato dicitore riesce a indovinare.

Per Anna Bellato, il discorso è diverso. Lei ha bisogno di recitare per sentirsi a proprio agio. Forse, tra i tre, lei è l’unica attrice, nel senso che è la meno istintiva, ma pur sempre brava e all’altezza dei colleghi. Avendo grande scioltezza nell’impostare la voce, possiede – credo – una gamma più vasta di possibilità recitative. Sono certo che la Bellato sia in grado di poter affrontare ruoli molto differenti tra loro e riproporli con gran soddisfazione.

Questa è la compagnia Teatrodilina: tra le più affiatate compagini viste in questi ultimi tempi. Un trittico attoriale di primissimo ordine che si è esibito nel Diario di Lina al teatro Argot (repliche fino a domenica 26). Gruppo di preziosa sensibilità nel riproporre la semplice quotidianità, mostrando (ed esaltando) con ironia e determinazione il lato ridicolo delle nostre ossessioni, quelle che a volte diventano timori che ci imbrigliano, ostacoli insormontabili, muri tra i quali restiamo imprigionati. In scena vediamo tre personaggi attori che si sono riuniti per ripassare la memoria di una commedia in prova, ma non vediamo nulla del dramma teatrale, perché prevale il dramma casalingo. I tre sono bloccati dall’assenza Lina: la cagnetta che da poco hanno dovuto far sopprimere per una grave malattia. Le prove di memoria di un copione da recitare diventano ricordi che si rincorrono dalla cuccia ormai vuota all’ipotetico paradiso per cani. Pensieri vaghi e rarefatti, forse troppo rarefatti, che tentano disperatamente di consistere intorno all’ipotesi di sciagurati robot pronti a prendere il nostro posto perfino in paradiso. Ma la fortuna è che i tre mattatori sono talmente in simbiosi tra loro – certamente il risultato di un profondo e reciproco studio dei caratteri attoriali – che qualunque cosa dicano suscita fascino e copre apparentemente le evidenti lacune di un testo che in realtà non esiste.

Mentre, infatti, cercavo di trovare un filo logico nel nostalgico e confuso pagliaio ordito da Francesco Lagi (autore e regista dello spettacolo), m’è tornato alla mente Mario Ferrero, quando una sera seduto in un palchetto del Valle, intento a concentrarsi su una vicenda che non aveva né un inizio né una fine, lanciò un rabbioso acuto: «Adesso mi butto di sotto, almeno succede qualcosa!» Ieri sera, il pubblico era seduto nella parte più bassa della platea, mentre gli attori recitavano sulle gradinate: prevenire è meglio che curare!

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Diario di Lina, scritto e diretto da Francesco Lagi, con Francesco Colella, Anna Bellato e Leonardo Maddalena. Al Teatro Argot, fino al 26 novembre

Foto di copertina: da sin, Leonardo Maddalena, Francesco Colella e Anna Bellato. Purtroppo non è disponibile alcuna foto di scena; i ricordi, bisogna convenire, non si possono fotografare!