Quando ci perdevamo a sognare dentro un cinema…

Mentre le sale cinematografiche si riducono a vista d’occhio anche gli studios di Cinecittà sono costretti ad affrontare una crisi senza precedenti

«Non esistono più » – scrive Silvano Curcio in un bel libro dal titolo Fantasmi urbani – la memoria dei cinema di Roma edito da Palombi, riferendosi alla mappa dedicata alle sale cinematografiche romane che sono da tempo scomparse e che forse rivivono solo nei ricordi di chi li ha frequentati e amati.

Un po’ come i 96 cinema piccoli e grandi “paradisi” che erano la vita in celluloide dal dopoguerra fino agli anni novanta a cominciare dalla provincia di Lecce che frequentavo in qualità di rappresentante della Warner Bros prima e della Rko poi, per “piazzare” i film in listino di queste importanti major americane. Ricordo ancora i nomi: Splendor, Vittoria, Fiamma, Moderno, Superminimo, Astra e Impero, mentre a Roma, la capitale del cinema ribattezzata negli anni ’60 la Hollywood sul Tevere, rischia anche la crisi finanziaria dei famosi studi di Cinecittà fra infinite polemiche politiche a causa dei macroscopici errori delle gestioni passate che andranno a riverberarsi sul  futuro di quegli studi cari a Fellini, Antonioni, Rosi, De Sica e la lista potrebbe davvero essere infinita, custodi di una grande storia.

Oggi, all’alba di una crisi che vede ferme tutte le produzioni e conseguente crollo verticale del fatturato a causa delle incertezze (sembra) sulla riforma del cosidetta tax credit che ha causato la fuga dei grandi clienti (l’ultima è stata Angelina Jolie con Without Blood, girato negli studi sulla Tuscolana), tutto questo mentre scattano le verifiche sulle passate gestioni di un complesso che affonda nei debiti.

La desertificazione delle sale romane (ma il fenomeno è italiano) illustrato dal libro di Silvano Curcio docente di “Economia e gestione dell’impresa e manutenzione e gestione del patrimonio immobiliare” alla Sapienza è sconcertante a causa della progressiva sparizione in soli 15 anni di decine e decine di sale cinematografiche romane. Negli anni ‘50 e ‘60 quelle sale ammontavano a ben 250. Poi la concorrenza della televisione tra gli anni ‘70 e ’80, il frazionamento a causa dell’avvento delle multisale e la novità dei multiplex negli anni ‘90, hanno fatto scendere le sale funzionanti a 44!

Sono spariti punti di riferimento come l’Etoile a piazza San Lorenzo in Lucina, uno dei più eleganti della capitale, il delizioso Rivoli dei fratelli Valerio a ridosso di via Veneto, il Metropolitan di via del Corso, il Fiamma e Fiammetta” di via Bissolati, l’Airone a piazza Zama, l’Apollo di via Cairoli proprio alle spalle del celebre teatro Ambra Jovinelli,  splendido esempio di un lussuoso liberty romano inaugurato dal grande Ettore Petrolini nel 1918 e tutt’ora perfettamente funzionante.

La scomparsa dei cinema storici rappresenta un fenomeno emblematico della trasformazione culturale e urbana delle grandi città, Roma inclusa. I piccoli cinema, con la loro atmosfera unica fatta di sedili rossi e di un legame quasi intimo con il pubblico, sono stati a lungo luoghi di aggregazione, rifugio per cinefili e palcoscenico per film che spesso non trovano spazio nelle grandi multisale.

La progressiva sostituzione di queste sale con strutture moderne, come i multisala nei centri commerciali, è spesso vista come il prezzo da pagare per la modernità. Tuttavia, la perdita di questi spazi implica un impoverimento culturale, un distacco dal patrimonio storico che ha contribuito a plasmare l’identità cinematografica delle città.

Chiudono i cinema, rischiano gli studi storici di Cinecittà, ma nella nostra bella Italia “festivaliera” crescono solo i festival (troppi!). L’ultimo annunciato con una conferenza stampa alla Casa del Cinema a Villa Borghese si terrà il prossimo giugno con il Festival internazionale del cinema di Pompei (con tanto di giura, premi, red carpet, etc.) che precederà in Campania di pochi giorni quelli già collaudati in luglio diIschia (sull’isola ben tre!), di Giffoni Valle Piana, il Cilento Film Festival a Paestum a settembre, senza dimenticare il Capri Hollywood prodotto da Pascal Vicedomini a fine anno.

L’ultima nota (il biasimo mettetecelo voi), la dedico alla scheda di presentazione del futuro Festival di Pompei che recita così: “Con lo scopo di esplorare e celebrare le diverse identità culturali del nostro pianeta”. Quando la fantasia supera la realtà…

Evviva il cinema!!!!