Qualcuno volò sul nido del cuculo inaugura la stagione ’22-’23 del Teatro Biondo di Palermo.

Al via la nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo, diretto da Pamela Villoresi, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Alessandro Gassman. Da Venerdì 21 ottobre 2022 alle ore 21.00 e fino a Domenica 30 ottobre 2022, alle ore 17.00, lo spettacolo vede protagonisti Daniele Russo, Viviana Lombardo, Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Emanuele Maria Basso, Alfredo Angelici, Daniele Marino, Gilberto Gliozzi, Gaia Benassi, Sergio Del Prete e Antimo Casertano, le scene sono di Gianluca Amodio, i costumi di Chiara Aversano, le luci di Marco Palmieri, gli autori delle musiche originali sono di Pivio & Aldo De Scalzi. Lo spettacolo è una coproduzione Teatro Biondo , Fondazione Teatro di NapoliTeatro Bellini.

Qualcuno volò sul nido del cuculo – foto di Francesco Squeglia

Dal romanzo di Ken Kesey pubblicato nel 1962, One Flew Over the Cuckoo’s Nest, racconta la vita dei pazienti di un manicomio statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato. L’autore del romanzo, attinge dalla sua esperienza di vita, volontario in un ospedale psichiatrico californiano, per denunciare e smascherare il carattere repressivo e carcerario dell’istituzione. Randle McMurphy, il protagonista della storia, è uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera, nell’allestimento presentato al Biondo di Palermo sarà Dario Danise, interpretato da Daniele Russo.

Il cuculo rappresenta la società, e come il cuculo che non costruisce nidi ma li distrugge per poter covare le proprie uova e per isolarsi dal mondo, così i pazienti al suo interno sono ne sono le uova. Il nido è il manicomio, prendendo spunto anche da un espressione tipicamente americana, cuckoo’s nest. Del romanzo vi è l’ adattamento scenico del 1971 di Dale Wasserman, che lo realizzò per Broadway, adattamento che sarà la base della sceneggiatura per l’omonimo film diretto da Milos Forman. Al Teatro Biondo la storia è rielaborata dallo scrittore Maurizio De Giovanni che, senza tradirla, l’avvicina ai giorni nostri, cronologicamente e geograficamente. La storia si trasferisce ad Aversa nel 1982, nel manicomio giudiziario noto anche come Reali Case de’ Matti, la prima struttura in Italia di tipo psichiatrico.

“La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Tutti temi straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena.” sostiene Gassmann; “con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica italiana del 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.”.

Senza Caos non c’è conoscenza, Senza una frequente rinuncia alla ragione non c’è progresso, caos determina ordine. (Paul Karl Feyrabend, filosofo contemporaneo – 1924, 1994)

Il mio McMurphy è un ribelle” continua Gassmann “anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni in ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. Attraverso di lui i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad essere loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.”

L’ adattamento di Gassmann, sempre contemporaneo, sembra ricalcare alcune scelte portate avanti in “Fronte del Porto“, spettacolo proposto durante la stagione precedente. Gli allestimenti di Gassmann, emozionanti e di denuncia sociale, lasciano gli spettatori siciliani in parte disorientati; forse per la scelta stilistica, di linguaggio, di ambientazione, o forse per la scelta del tema trattato. Lo spettacolo proposto per inaugurare questa nuova stagione del Teatro Stabile, tratta comunque di un tema difficile e spinoso, di denuncia sociale, contro ogni forma di potere e di controllo, che vuole isolare e reprimere i “diversi”, “un grido di denuncia che scuote le coscienze e fa riflettere”.

Alessandro Gassmann e la compagnia, di attori e tecnici, hanno lavorato sui complessi rapporti psicologici tra i personaggi, immergendoli nello spazio scenico, realistico e asettico, anche attraverso l’uso delle videografie, tanto care a Gassmann, che riescono a tradurre in immagini sul palcoscenico, con un taglio in parte cinematografico, sogni e allucinazioni dei cosiddetti “diversi”.

Qualcuno volò sul nido del cuculo – foto di Francesco Squeglia
Qualcuno volò sul nido del cuculo – foto di Francesco Squeglia

Qualcuno volò sul nido del cuculo – foto di Francesco Squeglia