E’ in cartellone fino al 30 ottobre Pupo di zucchero, spettacolo che apre ufficialmente la nuova stagione del Teatro Argentina di Roma. Emma Dante colpisce e stupisce ancora, con un lavoro che convince sotto ogni aspetto, per adattamento, direzione e messa in scena. Il risultato sono sessanta minuti di una favola barocca, attraversata da solitudini, vita e morte. Lo spunto nasce da “Lo cunto de li cunti” – raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana – di Giambattista Basile e approfondisce il rituale popolare della commemorazione dei morti così come veniva e viene ancora vissuto nella tradizione dell’Italia Meridionale. Il Sud, infinito fuoco ispiratore per Emma Dante, questa volta si racconta attraverso le gesta e l’immaginazione di un signore anziano che vive solo e, il 2 novembre, ricorda i suoi cari defunti.
Seguendo l’usanza di preparare banchetti in cambio dei regali che proprio quel giorno i parenti defunti portavano ai bambini dal regno dei morti, il vecchio impasta un dolce, gli dà le sembianze di un bambino, e lo guarnisce di zuccheri colorati. E’ il pupo di zucchero, che raffigura idealmente le anime dei defunti, e che a essi viene offerto. Loro, i defunti, rispondono e quella notte si materializzano in casa. Sul palco sono tanti, allegri e rumorosi, leggiadri e a volte violenti. Le loro gesta aiutano a conoscere la vita del signore, i passaggi salienti, le gioie, le delusioni, i rimorsi. I costumi di un Meridione uguale a sè stesso ma che guarda anche fuori, a nuovi mondi.
Sono fantasmi che animano una celebrazione della morte che però è anche festa della vita e ricordo affettuoso di esperienze e situazioni che hanno generato emozioni.
Il passaggio dei defunti è chiassoso ma fugace e l’anziano sa anche che il suo turno sta per venire.
A festa finita, i morti tornano al loro posto nell’oltretomba e di loro non rimangono che fantocci scarnificati, ciascuno posizionato all’interno di una scultura, opera dell’artista Cesare Inzerillo e ispirata alle catacombe dei Cappuccini di Palermo. Davanti alla scultura, e ai cari esanimi, si siede il vecchio, che, ormai stanco e sfinito, può lasciarsi andare. E raggiungere lassù tutti gli altri.
Profondo, onirico, a tratti divertente. E carico di pathos. Lo spettacolo eccelle anche per l’abilità performativa e interpretativa degli attori: Carmine Maringola (il Vecchio), Nancy Trabona (Rosa), Maria Sgrò (Viola), Federica Greco (Primula), Sandro Maria Campagna (Pedro), Giuseppe Lino (Papà)
Stephanie Taillandier (Mammina), Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout (Pasqualino)
Martina Caracappa (zia Rita), Valter Sarzi Sartori (zio Antonio).
Un progetto realizzato dalla compagnia Sud Costa Occidentale, in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Scène National Châteauvallon-Liberté, ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur, Teatro Biondo di Palermo, La Criée Théâtre National de Marseille, Festival d’Avignon, Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes, Carnezzeria.
Ancora per pochi giorni al Teatro Argentina. Altamente consigliato.