Puccini secondo Muti (secondo me)

Le celebrazioni pucciniane a Lucca culminano con il concerto in mondovisione diretto da Riccardo Muti, ma non è tutto oro ciò che luccica.

Quello che doveva rappresentare l’apice delle celebrazioni per il centenario della morte di Giacomo Puccini, organizzato dal Comitato Promotore delle Celebrazioni Pucciniane in partecipazione col Comune di Lucca e il Teatro del Giglio, si rivela un piccolo disastro annunciato che, come già rilevato dai dati di vendita dei biglietti, non gode di particolare affluenza di pubblico e soprattutto del supporto dei cittadini lucchesi. Ne risulta un evento trasmesso da Rai in mondovisione che non riesce nemmeno a riempire la platea, in una struttura che meno di un mese prima aveva fatto il tutto esaurito per due sere consecutive grazie ai concerti del cantante inglese Ed Sheeran.

Foto di Francesco Prandoni

Certamente parte del problema è imputabile alla differente natura dei due spettacoli e al divario sempre più ampio tra i livelli di interesse suscitati nei confronti del pubblico (soprattutto quello più giovane) dalla musica leggera e quella classica, fortemente sbilanciato in favore della prima.

Di sicuro però non aiuta, ma anzi diviene una deprecabile aggravante, la mancanza di organizzazione e il trattamento riservato agli utenti che si interfacciano con le istituzioni organizzatrici con il desiderio e il compito di prendere parte all’evento e rinfoltire quel pubblico arrancante.

In primis la presentazione dell’evento appena due settimane prima del suo svolgimento non rappresenta una scaltra strategia di promozione a livello nazionale, quando l’esempio concittadino del LuccaSummerFestival (peraltro organizzatore in collaborazione del concerto), capace di annunciare spettacoli con quasi un anno di anticipo, dovrebbe essere facilmente recepibile.

Più importante, quando una figura (più o meno professionale che sia) si rivolge alla biglietteria del teatro incaricato di distribuire i pass per l’accesso all’evento, per la seconda volta nella stessa giornata e a poche ore dal concerto (!), ottenendo solamente la consapevolezza che ancora non è dato sapere quando il suo biglietto sarà disponibile, buon senso vuole che gli operatori si adoperino tempestivamente con cortesia per tentare di risolvere il problema.

Non sarebbe realistico né umano pretendere un’immediata risoluzione, né tantomeno prendersela con gli operatori. Difficoltà, contrattempi, incomprensioni possono capitare, soprattutto quando si tratta di eventi di considerevoli dimensioni che richiedono una complessa organizzazione, come è questo il caso. Ciò che ci si aspetta, però, e lo riteniamo il minimo sindacale, è che il cliente venga trattato con rispetto e con l’attenzione che merita in quanto usufruttuario dei beni e servizi offerti dall’ente cui si rivolge. Non risulta piacevole né pratico, in qualunque circostanza, avere a che fare con personale che preferisce gozzovigliare dietro al bancone in maniera poco professionale e appare quasi infastidito dalle questioni poste dal cliente, piuttosto che aiutarlo con pazienza e disponibilità.

Fortunatamente, sotto il profilo musicale il concerto funziona. Il maestro Muti dirige l’Orchestra “Cherubini” che in occasione del ventennale della sua fondazione, ad opera di Muti stesso, sfoggia un organico di 123 musicisti, frutto della straordinaria collaborazione tra l’attuale formazione e membri delle generazioni passate. I cantanti selezionati per eseguire arie dalle più famose opere di Giacomo Puccini (chiudendo in grande stile col quarto atto di Manon Lescaut) si susseguono e affiancano sul palcoscenico senza deludere le aspettative nelle performance, dove spiccano soprattutto le capacità interpretative e di storytelling del tenore Luciano Ganci e del soprano Eleonora Buratto.

Il contesto del concerto, svoltosi presso l’ex-Campo Balilla sotto le mura di Lucca, è senza dubbio il punto di forza dell’evento. Fin dalle prime note l’atmosfera risulta affascinante, in particolar modo durante l’esecuzione iniziale del Preludio sinfonico all’imbrunire, quando una luce bronzea illumina il cielo avvolgendo il campo in un’ambientazione calda e suggestiva che regala un’esperienza multisensoriale appagante. Il pubblico purtroppo pare già ipnotizzato dai maxi-schermi posti ai lati del palcoscenico per rendersi conto e apprezzare un tale momento, rapido ad esaurirsi per lasciare spazio al sopraggiungere della notte. Non manca neppure l’apporto dei gabbiani, ormai residenti dentro le mura cittadine, desiderosi di dare il proprio contributo alla serata con l’esibizione della loro estensione vocale.

La regia delle immagini trasmesse sui maxi-schermi, che ci auguriamo non abbia coinciso esattamente con quella andata in diretta televisiva, compie purtroppo dei vistosi passi falsi staccando in un paio di occasioni a Muti mentre i cantanti eseguono un acuto; e per ben due volte appare sugli schermi una gigantesca emoji del pollice alzato che si sovrappone alle immagini del concerto.

Viene da interrogarsi sulla natura di queste “apparizioni”. Se errare è umano e perseverare diabolico, incorrere due volte nella medesima svista rappresenterebbe un’imbarazzante mancanza di attenzione da parte dei registi. Se si tratta invece di un effetto voluto in nome di un qualche moderno approccio alla regia e alla comunicazione che cerca di intersecarsi coi linguaggi dei nuovi media, non risulta all’atto pratico una scelta felice. Le immagini di repertorio di Piazza S. Martino e Piazza Anfiteatro in notturna trasmesse in alcuni momenti riescono per fortuna a farci dimenticare queste mancanze.

La presentazione della serata è affidata all’attrice Serena Autieri, che intervista immancabilmente il maestro per scopi televisivi. Muti ci sa fare con le parole, ormai lo sappiamo. Sa come accattivarsi il pubblico italiano con i giusti discorsi puntando sulla vena nazionalistica che celebri sempre e comunque i “prodotti” del nostro Paese. Per lo meno, in mezzo a questo trionfo di elogi ed ossequi, ricorda anche due compositori italiani (e per giunta lucchesi) spesso trascurati, come Alfredo Catalani e Luigi Boccherini.

Dunque come fare un bilancio della serata e dello spettacolo? L’esecuzione è senza dubbio riuscita. Il maestro Muti, la sua orchestra e i cantanti non deludono. Il luogo prescelto per l’esibizione è perfetto, suggestivo e affascinante, e lo spettatore sarà senz’altro soddisfatto dell’esperienza goduta in sé e per sé.

Vi sono però elementi collaterali alla riuscita prettamente musicale del concerto che è difficile ignorare. Certo, svolgendo una rapida ricerca in rete troveremo una lunga lista di articoli di giornali e riviste accreditate, anche di grande portata nazionale, unanimemente concordi nel celebrare il successo dello spettacolo andato in onda in mondovisione. Le monotone scelte linguistico-espressive dei titoli e le considerazioni generiche e oggettive da comunicato stampa tradiscono (supportate dalla rilevata scarsa presenza di stampa in loco) una statistica che riscontra un alto numero di giornalisti, critici (come li vogliamo chiamare?) che hanno seguito il concerto dal divano di casa.

Ebbene contrariamente a quello che si evince da questi titoli, baciati dal dono di una clamorosa originalità, l’essere trasmesso in mondovisione non rappresenta assolutamente garanzia di successo di un evento, dal momento che trattasi di privilegio sancito precedentemente la sua esecuzione, né in ogni caso condizione sufficiente a stabilirne la buona riuscita.

Esiste piuttosto tutta una dimensione legata all’esperienza dal vivo di cui non è possibile rendersi conto assistendo a un concerto da casa, e che rischia di pregiudicare, se manchevole in qualche aspetto, l’esperienza dello spettatore o il successo complessivo dello spettacolo.

Foto di Francesco Prandoni

Il mancato raggiungimento del trionfo sperato (benché si cerchi di dire il contrario), con posti vacanti in platea ma soprattutto una gradinata mezza vuota, delle scelte di regia poco oculate, e l’aggravante di un trattamento poco rispettoso degli utenti, ci parla di un evento caratterizzato da una gestione che lascia a desiderare in diversi aspetti.

Puccini secondo Muti – Direttore: Riccardo Muti – Orchestra giovanile “Luigi Cherubini” – Con i soprani Eleonora Buratto, Lidia Fridman, Mariangela Sicilia e i tenori Luciano Ganci, Dmitry Korchak e Francesco Meli – Realizzato dal Comitato Promotore delle Celebrazioni Pucciniane, istituito dalla Presidenza del Consiglio nel 2022, in partecipazione con il Comune di Lucca e il Teatro del Giglio e in collaborazione con Rai Cultura, SIAE, LuccaSummerFestival e “D’Alessandro e Galli” – 28 giugno 2024