Al Torino Fringe Festival la Tecnica della Mummia con Marcello Spinetta e Christian Di Filippo.
Ogni mente è solita fantasticare su momenti ancora da verificarsi e, spinta da molteplici fantasticherie, inizia a nutrire un’attesa trepidante. Puntualmente, però, ogni volta che questi momenti giungono a compimento, le capacità personali di ognuno di gestirli non rispondono mai alle proiezioni che si erano fatte nell’attimo in cui si fantasticava. Si fallisce in preda a un caso che, indossata la sua casacca atta a donargli un’aria beffarda, irrompe inficiando l’esperienza tanto attesa. Ogni prospettiva svanita lascia spazio soltanto alle fatidiche frasi: “Se solo avessi detto… Avrei potuto rispondere diversamente. Se solo mi fossi mostrato…”
Ebbene, ciò essenzialmente è quello che accade al povero avvocato Morgenhall, interpretato da Marcello Spinetta ne La tecnica della Mummia. Spettacolo di cui l’attore sopracitato e Christian Di Filippo, che interpreta l’assistito Fowle, hanno curato l’adattamento dall’originale Difensore d’Ufficio dell’inglese John Mortimer, e anche la regia. Il lavoro, ospitato all’interno dello Spazio Lombroso 16, dal 28 maggio al 2 giugno 2024, con il suo linguaggio scenico esilarante e dai tratti positivamente intraprendenti, ha aperto la seconda settimana del Torino Fringe Festival, ottenendo un lauto riconoscimento da parte del pubblico festivaliero.
L’avvocato Morgenhall, che attende da fin troppo tempo il suo primo vero incarico, un giorno l’ottiene: un detenuto di nome Fowle, accusato di aver ucciso la moglie, sceglie a caso uno dei tanti nomi di avvocati d’ufficio presenti sulla lista che gli è stata sottoposta. Il loro primo incontro e tutti quelli successivi avvengono all’interno di una cella spoglia e fredda, un ambiente descritto non solo dai pochi elementi in scena ma anche da un’illuminazione altrettanto fredda, data da due fari led che irrorano la scena con un’invadente luce blu, dal fondo del palco. Tra i due vige una prossemica mediata sempre dalla presenza di un tavolo posto in mezzo, ai cui lati inizialmente Morgenhall e Fowle siedono rivolti verso il pubblico. Pian piano, spingendosi oltre, iniziano a gravitare verso ulteriori spazi pur rimanendo sempre in prossimità delle loro postazioni originarie. Lo sguardo indagatorio e insicuro del giovane avvocato si fa largo tra il pubblico. Un Morgenhall dagli occhi sgranati e sognanti che immagina il suo primo vero processo, momento ideale per riscattarsi dai faticosi anni di studio e sacrificio spesi dietro al diritto penale, fatto di articoli, commi, postille e continue citazioni latine presso cui Spinetta-Morgenhall approda dispiegandole come scioglilingua, ove la sua mimica facciale si perde sapientemente per produrre un crescendo dai tratti comici e musicali. Di Filippo costruisce in scena invece il suo personaggio attraverso una stanchezza dalle sfumature folli che, se all’inizio appare prorompente, via via si trasforma in una maggiore vitalità, la stessa che prima apparteneva a Morgenhall e che, dopo il processo mal riuscito, sembra aver perduto. Le pause a cui Di Filippo fa ricorso con la sua recitazione tracciano una partitura ritmica capace di catturare l’attenzione dello spettatore senza che questa venga meno per tutta la durata dello spettacolo. In scena sono presenti anche due aste corredate di microfoni, che vengono usate in alcuni momenti per richiamare l’aula del tribunale. I microfoni, però, non alterano in alcun modo la voce; l’intento per cui sono stati inseriti non è quello, né tantomeno creano un modo di relazionarsi alla scena diverso da quello intrapreso fino a quel momento.
La strana coppia, Morgenhall e Fowle, intesse una fantasiosa difesa, un altrettanto strampalato contraddittorio e ancora impossibili domande da porgere al processo, immaginano il profilo del presidente della corte, individuando i punti deboli e quelli invece inaffondabili di questo, immaginano un evolversi ai loro occhi possibile e per nulla sgangherato che mai si avvererà. I due per tutto lo spettacolo non si incontrano mai fisicamente; al primo incontro l’avvocato tenta di dare la mano al suo assistito per presentarsi, ma questo, distratto, non ricambia il gesto costringendo Morgenhall a ritrarla . In seguito tutto cambia, sul finale è l’avvocato ad avere bisogno che il suo assistito gli tenda la mano.
Spinetta e Di Filippo sono riusciti, attraverso l’adattamento del testo originale e la sua conseguente messa in scena, a creare una struttura coerente capace di divertire e coinvolgere lo spettatore, mediante una recitazione mai alienata.
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La tecnica della Mummia – adattamento Marcello Spinetta, Christian di Filippo – con Marcello Spinetta e Christian di Filippo – regia Marcello Spinetta, Christian di Filippo – assistente alla regia Marta Cortellazzo Wiel, Celeste Tartaglia – luci Adriano Antonucci – costumi Marcello Spinetta – produzione AMAranta Indoors, A.M.A. Factory. Lombroso 16 San Salvario dal 28 Maggio al 2 Giugno – Spettacolo vincitore del Premio nazionale Scintille 2023