Un viaggio tra le pieghe fumose della verità e delle sue apparenze
Permeato dall’oscurità, lo spazio è ora turbato da un fascio di luce; tanto sottile quanto compatto ne rivela le componenti, una sedia, il muro che occupa il fondale, la linea ferma delle finestre: illuminata nei suoi diversi frammenti la scena si rivela dapprima nei suoi scorci parziali, solo alla fine il bagliore che si allarga consente allo sguardo di osservarne la totalità.
In scena al Teatro Argentina di Roma dal 3 al 14 aprile, Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello si afferma come sesto incontro tra la regia di Luca de Fusco e una scrittura – quella pirandelliana – che in questa sede indaga su di un piano ancor più esteso, la condizione di una verità precaria, tanto più labile quando esternata nella sua pretesa di oggettività.
Cosa possiamo sapere noi degli altri?
L’arrivo inatteso di un nuovo impiegato, il signor Ponza, o come questo, un dettaglio o un avvenimento bizzarro che in qualsiasi misura accenni a discostarsi dalla routine abituale, dalla norma: accade che ciò sia motore di uno scalpore tanto più grande se il luogo in cui si verifica è un piccolo paesino dove la curiosità si fa mistero e il mistero si fa voce.
Che tale signore sia sempre in compagnia della Signora Frola, sua suocera, che- chi sa il perché – sia sempre vestito di nero, che sua moglie viva in città ma nessuno l’abbia davvero mai vista; appaiono per il piccolo gruppo di conoscenti, evidenti frammenti di un mistero che ad ogni costo è necessario scoprire.
L’uno incita l’altro, l’uno dall’altro è influenzato in un crescendo senza rimedio, finché tutto finisce per tramutarsi in una voce all’unisono, pronta a nutrirsi di ogni apparente irrilevanza.
Ma c’è un’altra voce, quella di chi sa che se la verità è ciò che vediamo, allora è certo che ne esistono miriadi, e tutte- strano a dirsi- ugualmente degne, una voce – quella di Laudisi (Eros Pagni) che avverte il contrario e non può che lasciarsi andare al riso, che discostandosi dall’esasperato coinvolgimento dei suoi vicini, gentilmente si fa beffa di quel microcosmo, dove tutto è presunto e ogni realtà ha la sua controprova.
Le fasi del processo
Due verità, sottoposte a processo, dove nessuna per chiarezza o rilevanza sembra porsi al di sopra dell’altra. Scrutati, interrogati con una foga al limite della ferocia, i due protagonisti vengono chiamati a testimoniare, costretti a dare voce al reale e al fantasma che abita le loro menti.
Li osserviamo collocarsi sul fondale, la folla ormai esasperata che sembra ascoltarli rivolge i suoi occhi in un punto vuoto, e i testimoni a loro volta si difendono e gridano guardando altri occhi, rivolgendosi al mondo che trascende la scena, oltre il velo della quarta parete.
Nel progressivo spostamento dei curiosi da un punto di osservazione all’altro notiamo il tentativo- sebbene chiassoso di guardare alla verità nelle sue diverse facce, ridotto però- e per forza di cose- alla continua conferma di una verità imprendibile, la cui stessa esistenza si presta ad esser messa in discussione.
Climax della beffa di Laudisi, già conscio nel suo scetticismo della natura fumosa del vero, è l’atto di suggerire lui stesso l’apparentemente ovvia soluzione all’enigma.
Chiamare in causa la verità, oggetto dell’enigma, oscura sobillatrice, è forse un’approdo vano: spettro o donna celata, ella tutto vede senza poter essere vista.
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Così è (se vi pare) – di Luigi Pirandello – regia Luca De Fusco – con Eros Pagni e con Anita Bartolucci, Domenico Bravo, Roberto Burgio, Valeria Contadino, Giovanna Mangiù, Plinio Milazzo, Giacinto Palmarini, Lucia Rocco, Paolo Serra, Irene Tetto – Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta – Luci di Gigi Saccomandi – Scelte musicali Gianni Garrera – Produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Biondo di Palermo Tradizione e Turismo srl Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro / Compagnia La Pirandelliana – Teatro Argentina dal 3 al 14 aprile 2024
foto di @Antonio Parrinello