Un albero secco si staglia sullo sfondo rosso intenso prima che tutto cali a buio; risuonano le note malinconiche del fado, prima cantato da una voce di donna e poi dalla voce di una chitarra. A queste, si uniscono i versi del poeta brasiliano Carlos Drummond De Andrade:
Che altro può una creatura se non, tra creature, amare?
Così si apre Amore di Pippo Delbono. Nato a pochi chilometri da Savona, il regista e autore varazzino ritornato al Teatro Chiabrera dal 7 al 9 marzo, dopo anni di assenza con il suo ultimo allestimento, un percorso che è prima di tutto una ricerca intima, personale e anche spirituale dell’autore.
Come è lo stesso regista a svelarci, si parte da questo canto popolare e dal lascito culturale del Portogallo, luogo che diventa il fulcro da cui si dipanano innumerevoli direzioni narrative che si intrecciano, si sciolgono e si distendono in altrettanto innumerevoli direzioni. I resti della storia coloniale portoghese in Angola e Capo Verde, le voci dei poeti e dei loro versi che sono inseriti in questa pièce, l’esistenza di uomini e donne, le corde della musica, delle voci e delle chitarre che risuonano quasi senza sosta, le vibrazioni dell’anima e dei sentimenti più segreti. Nostalgia si unisce a passione, presenza ad assenza, ricerca a solitudine, vita a morte.
La scenografia creata per questa performance è in continua trasformazione sotto le luci dei riflettori: si illumina e risplende per poi, lentamente, creare contrasti di colore, mutare verso tonalità azzurre e ritornare ad un rosso sfolgorante. Si è assorbiti in un vero e proprio quadro vivente che respira insieme con gli attori e con il pubblico, segna il ritmo della narrazione, scandisce il battito della vita stessa.
La vita che esplode come un’eruzione vulcanica, terribile e magnifica insieme, e che ritorna miracolosamente a fiorire nell’albero secco quando, nel finale, dopo un caotico girotondo nelle varie forme delle relazioni e della disperazione, i vivi incontrano i morti vestiti di bianco e danzano con loro, in un’unione spirituale e materiale totale. Delbono ci confida che il suo intento era di fare uno spettacolo sull’amore, nato dopo aver provato un grande dolore che ancora oggi non riesce a superare; uno spettacolo che è diventato altro rispetto a quanto si era prefissato. Il regista, allora, sale sul palco e si stende alle radici dell’albero, mentre la musica e le luci vanno a sfumare.
Lo spettatore, trascinato dalla forza delicata della messinscena, rimane ad ammirare il miracolo artistico che sboccia dentro i suoi occhi regalatogli dal lavoro di questa storica compagnia. Un ritorno, quello di Delbono, nella sua terra natale che non poteva essere migliore di così. Più significante di così.
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Amore
uno spettacolo di Pippo Delbono
Con: Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Aline Frazão, Mario Intruglio, Pedro Joia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella
Musiche originali: Pedro Joia e di avri autori
Collaboratori artistici: Joana Villaverde (scene), Elena Giampaoli (costumi), Orlando Bolognesi (luci), Tiago Bartolumeo Costa (consulenza letteraria)
Suono: Pietro Tirella
Capo macchinista: Enrico Zucchelli
Responsabile di progetto in Portogallo: Renzo Barsotti
Responsabile di produzione: Alessandra Vinanti
Organizzazione: Silvia Cassanelli
Amministratore di compagnia: Davide Martini
Produzione: Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Co-produttori associati: São Luiz Teatro Municipal – Lisbona, Pirilampo Artes Lda, Câmara Municipal de Setúbal, Rota Clandestina, República Portuguesa – Cultura / Direção-Geral das Artes (Portogallo), Fondazione Teatro Metastasio di Prato (Italia).
Co-produttori: Teatro Coliseo, Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e ItaliaXXI – Buenos Aires (Argentina), Comédie de Genève (Svizzera), Théâtre de Liège (Belgio), Les 2 Scènes – Scène Nationale de Besançon (Francia), KVS Bruxelles (Belgio), Sibiu International Theatre Festival/Radu Stanca National Theater (Romania)
con il sostegno del Ministero della Cultura (Italia)